10 gennaio 2015

ANCHE BOBBIO HA RICONOSCIUTO LA GRANDEZZA DI MARX



Marx visto da un liberaldemocratico (ma di quelli veri, non un ateo devoto alla Ferrara) capace di rispettare (e capire) i testi con cui si confronta. Una lettura di Marx che in larga parte non condividiamo, ma sempre molto stimolante.

Sebastiano Maffettone

Bobbio e Marx


Per Norberto Bobbio, Karl Marx era un grande classico, nel senso che appartiene al passato ma serve anche oggi a pensare. Ma non era nel Pantheon degli autori prediletti della modernità con Hobbes, Locke, Rousseau, Kant e Hegel. La ragione di questa solo apparente contraddizione sta nel fatto che Bobbio considerava assai importante parte dell'analisi di Marx, a cominciare dall'interpretazione materialistica della storia, ma non era per nulla convinto dall'afflato "religioso" del Marx rivoluzionario. Bene hanno fatto così Cesare Pianciola e Franco Sbarberi a rendere diffusa la consapevolezza di questo atteggiamento bobbiano, pubblicando e commentando gli inediti di Bobbio su Marx.

Il volume che li raccoglie, intitolato con sobrietà che Bobbio avrebbe apprezzato Scritti su Marx, pubblica manoscritti e appunti bobbiani – che vanno dall'inizio degli anni 1940 alla fine del secolo scorso – conservati presso il Centro Studi Pietro Gobetti di Torino e riordinati con acribia filologica. Il volume è diviso in cinque aree tematiche e storiche: marxismo teorico in Italia, Manoscritti e giovane Marx, Studi sulla dialettica, Marxismo e Stato, Marxismo e scienze sociali (cui si aggiungono le lettere a Macchioro e Sylos Labini).

Nella prima parte, emerge una lettura critica della recezione italiana di Marx, con la proposta di Labriola, la sostanziale bocciatura – diversamente motivata – di Croce e Gentile, la ripresa dellavolpiana del tema. A questa si aggiunge la discussione sempre viva che Bobbio ebbe con il marxismo di Gramsci e con la sua teoria dell'egemonia, con Mondolfo, e con il liberal-socialismo. Si può solo aggiungere, da questo punto di vista, che gli autori del marxismo italiano non sono, neppure da noi, letti e studiati abbastanza nonostante il loro livello teorico per nulla trascurabile. Le parti del volume su dialettica e ruolo dello stato in Marx, confermano quel quadro di luci e ombre che, come si diceva, caratterizza la lettura tutta di Marx da parte di Bobbio.

La rilevanza del momento economico è un elemento essenziale della lezione di Marx così come invece la carenza di quello istituzionale la rende meno utile. La discussione sui Manoscritti del 1844 getta luce anche sul complesso rapporto tra Bobbio e il 1968 (non gli piaceva troppo pur amandone lo spirito libertario e la voglia di cambiamento). Nel complesso si può solo dire che, al di là delle disparità di tono e livello che necessariamente caratterizzano un volume di scritti inediti come questo, la tesi centrale di Bobbio su Marx – sarebbe a dire un classico ma da prendere con le molle – è nella sostanza condivisibile.

Se andiamo a consultare le opere di Marx ci accorgiamo poi che Marx scrisse tantissimo sul capitalismo e assai poco sul comunismo, e che in sostanza la pars destruens e l'analisi critica del capitale sono quello che conta nella sua opera, mentre la pars cosntruens e il rimedio (il comunismo) lasciano il tempo che trovano. Buona ragione quest'ultima per studiare Marx, ripetendo con lui stesso e con Bobbio: «io non sono marxista!».

Il sole 24 ore – 4 gennaio 2015

Norberto Bobbio
Scritti su Marx: Dialettica, stato, società civile
Donzelli, 2014
19,50

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