09 gennaio 2015

L' INEDITO GRAMSCI VIGNETTISTA SATIRICO






Ripropongo con particolare piacere l'articolo di Noemi Ghetti Gramsci vignettista satirico: «Prendetelo, prendetelo, è un controrivoluzionario» -  pubblicato su “Critica liberale” dic. 2014, XXI-221.

L’intrigante e profetica cartolina postale russa di Antonio Gramsci 
di Noemi Ghetti

1.Due donne e un Professore 
Il 16 ottobre 1922 a notte fonda dalla sede del partito di Ivanovo-Vosnezensk Antonio Gramsci scrive una cartolina postale, di quelle riservate ai prigionieri di guerra con intestazioni prestampate in russo e in francese. Si tratta di un documento singolare, anche perché il retro della cartolina è completamente occupato da schizzi, caricature e versi in stile vagamente futurista, firmati con lo pseudonimo: «Gryllus pinxit et scripsit» [1]. Indirizzata alla «carissima compagna nonché sorella Eugenia Schucht», degente nel sanatoriodi Serebryany Bor alla periferia di Mosca, dove Antonio è stato ricoverato in cattive condizioni di salute pochi giorni dopo il suo arrivo a Mosca agli inizi di giugno1922, la cartolina reca sul verso principale, accanto a quella di Antonio, anchela firma autografa di Iulca Schucht, la bella violinista da lui conosciuta a inizio settembre durante una visita alla sorella. La famiglia di Apollon Schucht, aristocratico rivoluzionario di origine tedesca, già arruolato nelle file dell’esercito zarista, è legata da stretti rapporti di amicizia e frequentazione con Lenin dai tempi della residenza a Samara, all’inizio degli anni Novanta, tanto che il futuro leader bolscevico è addirittura chiamato a fare da padrino della quartogenita Asja [2]. Un sodalizio che continuerà anche durante la comune emigrazione a Ginevra. Eugenia e Iulca, che hanno vissuto e studiato a Roma con la famiglia dal 1908 fino alla vigilia della rivoluzione del 1917, diplomandosi la prima all’Accademia di Belle arti e la seconda in violino al Conservatorio di Santa Cecilia, parlano correntemente italiano.
Da poco dimesso dall’ospedale, Antonio è arrivato in treno a Ivanovo, trecento chilometri a nord di Mosca, ripetutamente invitato per lettera da Iulca che, affascinata dal «Professore» italiano, ha trovato il modo per rivederlo [3].Lo scopo ufficiale è quello di partecipare a una conferenza provinciale dei sindacati sul lavoro culturale-educativo. Insegnante di violino al Liceo musicale, Iulca lavora anche presso la sede locale del Partito, di cui è un dirigente Vladimir Diogott, il funzionario bolscevico che, di ritorno da un viaggio compiuto in Italia a fine 1919, informò Lenin sull’attività svolta da Gramsci a Torino come ideatore e animatore dei Consigli di fabbrica, e come fondatore de «L’Ordine Nuovo» [4]. Ivanovo, detta la ‘città delle spose’, è la capitale dell’industria tessile russa: i frequenti scioperi e le rivolte dei lavoratori, in gran parte appunto donne, sottoposti a durissime condizioni di vita, hanno avuto una parte importante all’origine delle rivoluzioni russe di inizio secolo.
L’intervento di Gramsci alla conferenza, tradotto da Iulca,è finito. I due innamorati si attardano nella sede del partito, presumibilmente ormai deserta, e scrivono a Eugenia. Documento poco noto, la cartolina illumina aspetti usualmente trascurati dell’originale personalità di Gramsci, e offre lo spunto a riflessioni sulla drammatica storia successiva dell’irriducibile libero pensatore sardo.
Sul ‘recto’ della cartolina, si legge:

Carissimacompagna nonché sorella,
citroviamo riuniti nella stanza n. 5 Sovietskie nomerà [‘numerazione sovietica’], è l’una del mattino, pensiamo al carretto e siamo invidiosi che lei possa giocare, mentre noi siamo costretti afare dei discorsi nei congressi dei cinovniky [‘burocrati’],  a tradurli e a farne la recensione per igiornali. Ha iniziato la costruzione dei buoi? Trova ancora qualche minuto per mangiare la carne dallo sconosciuto? Poiché è tardi e siamo stanchi la salutiamo al grido di
“Viva il carretto,
viva la ruota,
il raggio evviva,
evviva Pan!”  [5]

Il ditirambo dionisiaco finale, che dopo l’originale scambio di notizie inneggia a Pan, è seguito dalle firme di Antonio e di Iulca (in caratteri cirillici) e completato dalla nota in diagonale in basso a sinistra: «Scritta il giorno 16 ottobre 1922 con la stilografica che macchia le dita». Ma l’attenzione è attratta ancora di più dal ‘verso’ della cartolina, il lato tutto libero, vergato in orizzontale.                                                Sotto il titolo umoristico La croce diIulca una figurina femminile stilizzata esclama in un fumetto:
 «Prendetelo, prendetelo, è un controrivoluzionario». E con braccia lunghissime sembra voler trattenere un surreale letto di ospedale, che provvisto di occhi, naso, bocca e numerose gambe fugge ridendo, mentre – ancora in un fumetto – esclama: «Tutti portan la croce quaggiù». È una citazione dell’irridente parodia fatta dallo stesso Gramscide La Croce, componimento religioso dell’ottocentesco «poeta dei poveri» irpino P.P. Panzanese, molto popolare nel Mezzogiorno, che la madre Peppina Marcias amava recitare [6].
Al centro campeggia un cane rampante, una sorta di stilizzato levriero con la coda arricciata, che apre la sezione ‘egizia’ della cartolina del campo inferiore. Sotto il titolo Una scena straziante nelle strade di Ivanovo Vonissiniensk, lo schizzo di tre piramidi e una sfinge con volto femminile è commentato con due epigrammi che echeggiano il gusto futurista del nonsense:
  (1) La piramide è una cosa
  che non è il piramidone
  sidisegna sul cartone verso l’una del mattino.
   (2) È la sfinge quella cosa
  che la trovi nell’Egitto
 ma la trovi, se sei fritto
 a Ivanovo Vosnissiensk. 
Chiude, in basso a sinistra e in obliquo, la firma: Gryllus pinxit et scripsit [7].
Nel museo di Ivanovo, come Gramsci stesso ricorderà nella lettera a Tatiana del 24 agosto 1931 [8], «tra molto altro bric-à-brac» erano esposte alcune mummie, portate dall’Egitto nel1913 da Dimitry Burylin, industriale tessile appassionato d’arte e fondatore del museo. Il tono spregiudicato del tutto rende l’idea dell’atmosfera tra idue giovani innamorati. E certo sorprende in un contesto tanto austero, e sollecita a cimentarci in un tentativo di interpretazione dei contenuti allusivi del tutto. Che, non dimentichiamo, è affidato a una cartolina postale che viaggia ‘scoperta’e che quindi, quantunque scritta in italiano, può essere letta da chiunque.
La prima ipotesi è che la donna che cerca di fermare la fuga del letto d’ospedale, invitando ripetutamente a prendere il «controrivoluzionario», possa essere Eugenia, destinataria della cartolina, che sappiamo essere stata sempre una rigida militante comunista, con delicati compiti di responsabilità nell’organizzazione del partito. Invaghita e inizialmente anche ricambiata nelle sue simpatie da Gramsci, era poi stata spiazzata dall’arrivo della bella sorella, che aveva fatto precipitare a proprio favore una situazione già controversa. La cartolina a due mani, da questo punto di vista, appare quasi come una ratifica ufficiale del rapporto che ormai lega Antonio e Iulca. A lei va l’attenzione predominante di Antonio: lei è, come dichiara il titolo della cartolina, la sua «croce», e forse anche la «sfinge» d’Egitto che, se «la trovi» per le vie di Ivanovo, «sei fritto».  Dalla padella alla brace, insomma: dalle possessive attenzioni di Eugenia, agli enigmi del rapporto uomo-donna con l’introversa Iulca.

2.I burocrati e un ‘controrivoluzionario’
Ma l’etichetta di «controrivoluzionario» che Gramsci sembra mettere in bocca a Eugenia attribuendola a se stesso richiede, onde evitare equivoci,una contestualizzazione storica e ulteriori approfondimenti.
Il 1921, anno in cui in Italia dalla scissione di Livorno nacque il PCdI, fu un anno critico per la Russia, devastata dalla crisi conomica seguita al «comunismo di guerra», dal tifo e dalla carestia, che causò più di un milione di morti. Così critico da indurre gli storici a considerarlo «l’anno in cui la rivoluzione fu perduta», nel quale si verificò appunto «una delle più confuse controrivoluzioni della storia» [9].                   Il10 maggio 1922, al III Congresso dell’Internazionale, per la prima volta lo slogan «rivoluzione mondiale» non comparve tra quelli emessi dal PCUS. Intanto il partito bolscevico, che nel 1917 era stato massima espressione della classe operaia, si andava sempre più burocratizzando e, identificandosi con lo Stato, opprimeva il proletariato. Già nell’autunno 1921 Lenin aveva presentato la necessità delle misure della Nuova Politica Economica (NEP), che mentre reintroduceva il libero mercato, cancellava le rivoluzionarie conquiste delle donne, ricacciate comenel capitalismo borghese al tradizionale ruolo di casalinghe. Lo scontro sulla questione femminile tra Lenin e Aleksandra Kollontaj, compagna di tante battaglie e paladina del libero amore, è emblematico [10].
A fine maggio 1922, poco dopo l’arrivo di Gramsci a Mosca, Lenin fu colpito dal primo ictus, dal quale si riprese solo parzialmente. Il 22 novembre ebbe un lungo incontro con il leader bolscevico, e la sua posizione centrista ne uscì rafforzata: nel 1923 Gramsci sostituì di fatto Bordiga alla guida del PCdI e, colpito da mandato di cattura, fu  inviato da Mosca a Vienna per seguire da vicino le drammatiche vicende dell’instaurazione del fascismo in Italia.
Così, mentre il massimalista Bordiga denunciava apertamente «il pericolo di assistere alla degenerazione del fronte unico in revisionismo comunista», Gramsci continuava a coltivare con coerenza la linea che lo aveva indotto nel 1921 a essere contrario alla scissione. Una linea di alleanza conle altre forze laiche, ma fieramente avversa a qualsiasi forma di compromessocon i cattolici. Erano gli anni del sodalizio con Gobetti e della sua collaborazionecon L’Ordine Nuovo, la rivista comunista che il 17 agosto 1922 ebbe la sede devastata dai fascisti. Il giovane intellettuale torinese, dopo avere pubblicato nell’aprile 1924 La rivoluzione liberale. Saggio sulla lottapolitica in Italia, il 9 giugno – giorno prima della scomparsa di Matteotti – subì una brutale aggressione squadrista. Sarebbe morto a Parigi per gli esiti funesti delle percosse il 15 febbraio 1926, pochi mesi prima dell’arresto di Gramsci. Si realizzava in tal modo il senso dell’ingiunzione di Mussolini, trasmessa al prefetto, di «rendere difficile la vita» a quell’«insulso oppositore di governo e fascismo», reo di avere evidenziato ben prima dei Patti Lateranensi lo stretto legame che intercorreva tra il cattolicesimo della vecchia classe dirigente liberale e il fascismo in ascesa.
Mentre dalla fine del 1922 la repressione fascista si andava facendo sempre più feroce, in un crescendo di incendi e distruzioni di sedi di giornali e sindacati, di agguati, di assassini e di migliaia di arresti, il 12 febbraio 1924 usciva ilprimo numero de «l’Unità».
L’atto fondativo del «l’Unità» è strettamente legato alla nuova direzione che Gramsci impresse al partito comunista avviando, come scrive Francesco Giasi, la più radicale critica agli esiti della scissione di Livorno, da lui giudicata come «il più grande trionfo della reazione». Severe erano le critiche che egli muoveva alla concezione deterministica e il meccanicistica di Bordiga, che non era riuscito a coinvolgere gli operai e a rappresentare le masse contadine. Nato per ovviareall’inadeguatezza del Psi, ma affetto da settarismo e massimalismo, il Partitocomunista italiano – scrive Francesco Giasi –  non aveva saputo opporre nulla di significativo alla travolgente forza del fascismo [11].                                                                      
Nell’aprile del 1924 Antonio Gramsci, eletto deputato e dunque coperto dall’immunità parlamentare, rientrò in Italia. Il 10 giugno fu sequestrato e assassinato Giacomo Matteotti. In agosto, mentre a Mosca da Giulia Schucht nasceva il primogentito Delio, il leader sardo succedeva ufficialmente a Palmiro Togliatti e a Angelo Tasca alla guida del Partito,continuando a seguire il quotidiano come direttore. Il discorso di Gramsci alla Camera del 16 maggio 1925, più volte interrotto da Mussolini, il secondo viaggio tra aprile e maggio in URSS, ormai sotto il potere di Stalin, per partecipare ai lavori dell’Esecutivo allargato, l’aspra polemica interna al Partito con la sinistra bordighiana e l’affermazione della sua linea al Congresso di Lione del gennaio 1926, la lettera di ottobre al Comitato centrale, in cui criticava imetodi usati da Stalin per reprimere il dissenso interno con Zinov'ev, Trotskij e Kamenev, sequestrata da Togliatti, non sono che i drammatici prodromi che annunciano l’arresto, l’8 novembre 1926, e poi il processone del 1928, nel quale anche in forza della «famigerata lettera» di Grieco, speditagli nel carcere di San Vittore da Mosca, fu condannato. Bisognava, questa fu la richiesta del PM, «impedire a quel cervello di funzionare per almeno 20 anni».
  
3.Gramsci eretico, dissidente e ateo
Alla luce di questi fatti non c’è alcun dubbio che il senso del termine ‘controrivoluzionario’ utilizzato da Gramsci per designare se stesso non possa in alcun modo essere ricondotto nell’ambito tradizionale della destra, anche se era l’etichetta che durante guerra civile russa, protrattasi fino al 1921, designava i combattenti dell’Armata bianca che si erano opposti all’Armata rossa.
‘Controrivoluzionario’ nel caso di Gramsci non equivale certo a conservatore o reazionario. In un partito sempre più burocratizzato e cristallizzato nell’ortodossia, era semmai la pericolosa etichetta con cui sibollavano i dissidenti.  Già allora ‘dissidente’era colui che non solo la pensava diversamente, ma che esprimeva esplicitamente il proprio pensiero. Come Gramsci farà nella già ricordata lettera dell’ottobre1926, in cui osava manifestare il proprio dissenso sui metodi applicati da Stalin per stroncare gli avversari. Dal 1927 l’articolo 58 del “Codice sovietico sulla repressione della dissidenza” avrebbe sancito il licenziamento dal lavoro, l’allontanamento dalla scuola, l’arresto, la detenzione fino a 25 anni o l’internamento in ospedali psichiatrici dei dissidenti. Fu solo l’inizio della tragica storia dei gulag, della rieducazione attraverso il lavoro coatto, che apartire dalle purghe staliniane avrebbe accompagnato a lungo la storia dell’URSS.
Vengono i brividi se si pensa a Iulca Schucht, madre dei due piccoli figli di Antonio Gramsci, sottoposta all’occhiuta sorveglianza del partito a Mosca, e ricoverata negli anni 1929-1930 nella clinica di Soči, dove ricevette la visita di Piero Sraffa. E resta tuttora inquietante anche l’episodio della «famigerata lettera»di Grieco del 1928, che aggravò pesantemente la posizione di Gramsci nel processone innanzi al Tribunale speciale. Episodio che, come testimoniano molte lettere di Antonio a Tatiana Schucht, fu il suo tormento durante tutta la carcerazione, e l’oggetto del procedimento a carico di Togliatti da lei promossoe vinto a Mosca nel 1938 [12]. 
Se il termine ‘rivoluzione’, come accade per il moto corpi celesti, designa un movimento ciclico con il ritorno al punto di partenza, e conl’implicita idea di ripristino delle condizioni precedenti, è drammatico constatare che nella storia umana, dal tentativo dei Gracchi alla Rivoluzione russa, le rivoluzioni sono sempre fallite. La scelta non è casuale: il ‘controrivoluzionario’ Gramsci, che per inciso fu anche un raffinato linguista, avvertì in tempo reale il fallimento della rivoluzione bolscevica del 1917, a cui aveva aderito con entusiasmo.
Ad una lettura attenta, gli articoli dell’“Avanti!” e de“L’Ordine Nuovo”, l’originale saggio sulla «quistione meridionale» del 1926 [13], le Lettere e i Quaderni del carcere, mostrano una sensibilità e una profondità di analisi politica, e una lungimiranza teorica sorprendenti, tali da poter essere considerati l’opera più longeva e anche fertile del Novecento.                                                                                                     Il lento lavoro di svelamento degli scritti gramsciani, e di completamento per i tipi di Einaudi dell’edizione Gerratana del 1975 de Quaderni del carcere con l’edizione dei Quaderni di traduzione,  pubblicati solo in anni recenti [14], consente di rileggere tutta la storia della sinistra italiana alla luce di unangeniale visione laica e democratica del concetto di egemonia, che non corrisponde affatto né a quella crociana né a quella gentiliana.  Una egemonia culturale dal basso, da contrapporre alla secolare egemonia cattolica, che sia elemento di collegamento con la società civile. Ma soprattutto come ricerca di un nuovo umanesimo, capace di andare oltre la scissione tra struttura e soprastruttura, ovvero tra bisogni ed esigenze, su cui il materialismo storico è fondato, matrice o concausa di infinite altre irriducibili scissioni, tra materia e spirito, tra razionale e irrazionale, tra governanti e governati, tra uomo e donna,  che da oltre due millenni dominano la cultura occidentale del logos e del cristianesimo.
Così mentre il totalitarismo staliniano si affermava in parallelo con il fascismo e con il nazismo, in carcere la ricerca di Gramsci sulle cause del fallimento della rivoluzione procedeva in senso contrario. E mentre il pensatore sardo approfondiva il rifiuto dell’idealismo di Benedetto Croce, il «papa laico» che sempre più si rivelava un efficace strumento al servizio del clerico-fascismo, con le traduzioni degli scritti del giovane Marx, i meno noti, procedeva a ritroso nel tempo, alla ricerca delprogressivo cristallizzarsi dell’economicismo nel marxismo, che in tal modo si costituivamcome Norberto Bobbio scrive in una «nuova escatologia». Il giudizio delmfilosofo torinese, che per primo nel 1949 tradusse integralmente i Manoscritti economico-filosofici del 1944sembra interpretare l’atteggiamento antidogmatico e appunto eterodosso della ricerca gramsciana quando osserva: «Rifare la filosofia di Marx è già uscire fuori daMarx. Del resto non vi può essere ortodossia che all’inizio non sia essa stessacritica. E l’ortodossia marxista è per ciò stesso, come tutte le ortodossie,una eresia, almeno all’inizio» [15].
La ricerca di una nuova antropologia, che andasse oltre quella di Platone e della Bibbia, era il compito che Feuerbach,il filosofo che aveva scoperto la dinamica dell’alienazione religiosa,  aveva assegnato alle nuove generazioni. E cheMarx ammetteva di avere fallito quando, nella Lettera al padre del novembre 1837, dichiarava di essere caduto nelle braccia di Hegel, abbandonando la ricerca della della realtà mentale umana, non spirituale ma dai contorni altrettanto certi di quella materiale. Parzialmente tradotta da Gramsci, la lettera rappresentava il punto di crisi della ricerca marxiana.
Ma Gramsci, nemico delle «filosofie definitive», si era spinto oltre, e in una nota sulla Sacra famiglia del Quaderno 10 affermava che «quel qualcosa di reale» che innegabilmente esiste al di là della realtà del corpo, da sempre creduto «un inconoscibile» (Schelling), un «noumeno» (Kant) ovvero un «dio ignoto» (Croce), era semplicemente qualcosa di ancora «sconosciuto», che sarebbe stato un giorno conosciuto [16].  Pochi decenni dopo, Massimo Fagioli con Istinto di morte e conoscenza avrebbe scoperto la «perla delle perle» sfuggita allemani di Marx: quella nascita della mente umana dalla biologia del corpo che ci rende tutti uguali, e che sola può offrire un fondamento certo alle altrimenti inconciliabili istanze di giustizia e libertà, originarie in tutti gli esseri umani [17]. Oppressi, donne e bambini compresi, che Gramsci non aveva mai escluso dalla propria prassi di vita e di ricerca. Un Gramsci eretico e coerentemente ateo, che persegue una rivoluzione senza armi, solo del pensiero e della parola. Un pensatore scomodo, più studiato nel resto del mondo che in Italia. Tutto da riscoprire per trovare, nell’attuale crisi politica, sociale e culturale, la strada di un nuovo umanesimo.


[1]  A. Gramsci, Epistolario1. Gennaio 1906- dicembre 1922, a cura di D. Bidussa, F. Giasi, M.L. Righi,Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2011, La cartolina postale èriprodotta alle pp. 272-275. Su Gryllus,il nomignolo con cui la stessa Iulca chiama Antonio nelle lettere di quelperiodo, vd. sotto la nota 7. Le lettere di Iulca a Gramsci che precedonol’incontro, con relativi riferimenti, sono alle pp. 415- 420.
[2]  A. Gramsci jr, Lastoria di una famiglia rivoluzionaria. Antonio Gramsci e gli Schucht tra laRussia e l’Italia, Editori Riuniti university press, Roma 2014, pp. 31-59.
[3]  Le lettere del 10-11 ottobre 1922 di Iulca a Gramsci, con ipressanti inviti a Ivanovo e con con riferimenti privati e politiciilluminanti, sono in A. Gramsci, Epistolario1. Gennaio 1906- dicembre 1922 cit., pp. 415- 420.
[4]  G. Fiori, Vita diAntonio Gramsci, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. 157-159. La coincidenza hafatto ipotizzare allo storico russo Iaroslav Leontiev che l’incontro traGramsci e Iulca Schucht non fosse stato casuale. Cfr.http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/24/GRAMSCI_sposa_mandata_Lenin_co_0_9902241943.shtml
[5]  Del bellissimo modello in scala di carretto sardo, costruitoda Gramsci nel 1922 durante il ricovero a Serebryany Bor, scrive Iulca nellelettere da Ivanovo citate sopra. Esposto nel Museo Gramsci allestito nell’appartamento degli Schucht a Mosca dopo la guerra, fu donato da Giuliano Gramsci alla Casa Museo Antonio Gramsci di Ghilarza, dove attualmente è esposto (cfr. A. Gramsci jr, La storia di unafamiglia rivoluzionaria cit, tavola fotografica). Inuna lettera a Giulia del I luglio 1929 (A. Gramsci, Lettere dal carcere, Sellerio, Palermo 1996, p. 271), parlando della propria infanzia Antonio ricorda: «... Ero invece un intrepido pioniere e non uscivo di casa senza avere in tasca dei chicchi di grano e dei fiammiferi avvolti in pezzettini di tela cerata, per il caso che potessi essere sbattuto in un'isola deserta e abbandonato ai miei soli mezzi. Ero poi un costruttoreardito di barche e di carretti...».
[6] Il testo completo della parodia vagamente blasfema, in cuiAntonio sostituisce Cristo nel ruolo del protagonista, scritta a Serebryani Bore ritrovata tra le carte di A. Gramsci, si legge in Id., Epistolario 1. Gennaio 1906- dicembre 1922 cit., p. 274, nota 1.
[7] Lo pseudonimo è in Plutarco parola onomatopeica che significa maiale, usato per designare la metamorfosi degli uomini in porci fatta da Circe, ed è ripreso anche da Machiavelli. ‘Grylli’ si chiamavano in epoca alessandrina ritratti caricaturali con tratti animali in voga dal IV sec. a. C., successivamente assai diffusi nella pittura pompeiana, via via fino alle figure di Bosch raffigurate nelle Tentazioni di Sant’Antonio abate. Antonio abate, come Gramsci scrive a Tatiana Schucht il 26marzo 1927, non va confuso con il santo da Padova, è quello «comunemente chiamato del porco, che è proprio il mio santo, perché sono nato il 22gennaio,  e al quale tengo moltissimo per tante ragioni di carattere magico» (Id. Letteredal carcere cit., p. 59).
[8]  A. Gramsci, Letteredal carcere cit., p. 450.
[10]  Cfr. Noemi Ghetti, Gramsci nel cieco carcere degli eretici, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2014, pp.102-104. Il libro riconsidera la vicenda umana, politica e intellettuale diGramsci a partire dalla rivelatrice «nota dantesca» dei Quaderni sul Canto degli eretici. Il libello della Kollontaj Largo all’Eros alato! era uscito da poco quando Lenin, colpito dal secondo ictus, morì il 21 gennaio 1924, lasciando un testamento nel quale proponeva la destituzione di Stalin, «troppo rozzo» per la carica di segretario del partito.
[11]  F. Giasi, Gramsci eil «giallo» della lettera, «L’Unità» 12 febbraio 2014, p. 6.
[12]  Cfr. M. Canali, Il tradimento. Gramsci, Togliatti e la verità negata, Marsilio, Bologna 2013,pp.165-181, 243-248.
[13]  Il manoscritto Alcuni temi della quistione meridionale, a cui Gramsci lavorava al momento dell’arresto, ben nascosto tra i giornali, scampò al sequestro, e fu pubblicato incompiuto a Parigi nel gennaio del 1930 su “Lo Stato Operaio”, la rivista teorica del PCd’I, come «il migliore documento di un pensiero comunista, incomparabilmente profondo, forte,originale, ricco degli sviluppi più ampi».
[14]  Escluse dall’edizione di Gerratana del 1975 come mere «esercitazioni distensive», le traduzioni sono ora pubblicate in A. Gramsci, Quaderni del carcere, ed. critica diretta da G. Francioni, vol. I, I Quaderni di traduzioni (1929-1932), 2 tomi, a cura di G. Cospito, G. Francioni, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2007.
[15] N. Bobbio, Scritti suMarx. Dialettica, stato, società civile, testi inediti a cura e con una Introduzione di C. Pianciola, F. Sbarberi, Donzelli, Roma 2014, p. 16. Cfr. il mio Leggere Marx con Bobbio, ‘Left' 3/05/2014, in http://www.donzelli.it/recensioni/2550/2684
[16]  N. Ghetti, Gramsci nel cieco carcere degli eretici cit., pp. 160-165.
[17]  M. Fagioli, Istinto di morte e conoscenza (1972), L’Asino d’oro edizioni, Roma 2010. Lo stesso Fagioli nel 1980 individua nella Lettera al padre di Marx il fallimento della ricerca della nuova antropologia  (cfr.M. Fagioli, Bambino donna e trasformazione dell’uomo (1980), L’Asino d’oro edizioni, Roma 2013, pp.118-119).

5 commenti:

  1. Gramsci vignettista satirico: «Prendetelo, prendetelo, è un controrivoluzionario»
    L’intrigante e profetica cartolina postale russa di Antonio Gramsci
    di Noemi Ghetti
    “Critica liberale” dic. 2014, XXI-221

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    1. Grazie per la condivisione! Chiedo di ripristinare la spaziatura tra le parole, saltata come accade spesso nella trasposizione. In particolare nella prima citazione (Carissima compagna...) e nelle note. Saluti gramsciani! Noemi Ghetti

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  2. grazie per la condivisione! segnalo che nel passaggio - come purtroppo accade anche a me! - alcune spaziature tra le parole sono saltate, in particolare nella prima citazione: Carissima compagna nonché sorella. Se possibile chiedo di controllare il testo... Grazie

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  3. Cara Noemi, ti ringrazio innanzitutto per avermi consentito di riproporre anche in questo blog la tua originale ricerca. Nel corso della riproduzione sono saltate diverse spaziature che non impediscono per fortuna di comprendere il testo. Non posso adesso fare le rettifiche gentilmente richieste. I lettori possono comunque risalire al testo originale, da cui l'abbiamo tratto, pubblicato su Critica Liberale.

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  4. Per chi fosse interessato, la ricerca sviluppa uno dei temi del mio libro «Gramsci nel cieco carcere degli eretici», pubblicato a fine ottobre 2014 dall'Asino d'oro edizioni. Grazie ancora. Noemi Ghetti

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