05 giugno 2018

SICILITALIA ALL'ORTO BOTANICO



      Riprendo un passo dell' Introduzione di Vito Lo Scrudato al libro che verrà presentato venerdì, alle ore 18, all'Orto Botanico di Palermo, nell'ambito dell'iniziativa denominata  unamarinadilibri:

 SICILITALIA

I tre autori di questo volume entrano nel merito di un confronto e di uno scontro: il confronto analizzato e descritto riguarda la relazione tra la lingua siciliana e la lingua italiana, mentre lo scontro viene ripreso, attraverso l’opera di illustri intellettuali, da De Roberto a Sciascia passando per Pirandello, nel momento dell’assegnazione del ruolo di pesante subalternità al Meridione del Paese, in particolare alla Sicilia, già dai primi momenti della realizzata Unità Nazionale.
Scontro sostanzialmente assente nelle epoche precedenti a partire dai primissimi momenti di vita della letteratura siciliana ed italiana sorta attorno alla Corte Imperiale di Federico II di Svevia e poi attraverso la lunga dominazione dell’Impero Spagnolo che con i suoi Vicerè si espresse neanche troppo negativamente nei confronti dell’Isola, fino ai Borbone duosiciliani in nome dei quali un esercito di popolo praticò una lunga resistenza armata contro i reparti occupanti dei Savoia.
Prima del 1860 le produzioni artistiche e di pensiero si espressero in Italia in una modalità che potremmo anche dire unitaria, come dentro una cornice di compiuto federalismo culturale, dove i temi e le scelte linguistiche degli intellettuali pure comunicavano e si integravano.
Non erano casi isolati quelli nei quali personalità di spessore si dislocavano da uno Stato italiano ad un altro per significativi periodi di studio e formazione, e non solo da sud al nord, come nel caso del nobile veneto Pietro Bembo che dal 1492 al 1494 venne a completare i suoi studi all’Università di Messina, come ricorda Bernardo Puleio all’interno del presente lavoro.
Gli scritti proposti nelle pagine seguenti ritraggono da diversi punti di vista e con diversi stati d’animo i processi di cambiamento linguistici e culturali (ma anche economici e sociali) intervenuti da quando terroni e polentoni sono piombati in una condizione di forzosa convivenza dentro lo stesso Stato (spiccatamente centralista per di più!) fatta di diffidenza, reciproche accuse di parassitismo, di lombrosiane eredità di connaturata tendenza al crimine (nord vs sud), di furba attitudine al furto attraverso leve fiscali (sud vs nord), di antipatie a pelle, di suoni linguistici regionali marcati, amati o detestati, e tanto altro.


Vito Lo Scrudato

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