Dal sito http://www.lankelot.eu riprendo una bella recensione del libro di Pino Roveredo, Mio padre votava Berlinguer, Bompiani, Milano 2012, scritta da Nicola Vacca:
Pino Roveredo è uno scrittore irregolare ed estremo.
Nei suoi libri ha sempre messo tutto il suo vissuto e soprattutto ha raccontato
le cadute e le debolezza di un’esistenza che per molto tempo è stata
complicata, dolorosa e pericolosa. Da molti anni lo scrittore triestino si
occupa concretamente degli ultimi e dei disagiati. Lavora fianco a fianco con
il problema della tossicodipendenza e attraverso la sua scrittura contribuisce
generosamente a lenire le sofferenze degli esclusi.
Anche in "Mio padre votava Berlinguer", il nuovo romanzo appena uscito, Roveredo ci regala un altro frammento prezioso del suo vissuto. Questa volta prende carta e penna per scrivere una bellissima pagina di narrativa dedicata a suo padre. Un genitore sordomuto, morto di cancro, che votava Berlinguer perché era una “brava persona”.
Una lunga confessione in cui il figlio va rivivere con la parola la figura del padre. Roveredo è convinto che fino a quando riuscirà a scrivere al padre, questi sarà vivo e sarà eternato nel tempo di quella memoria alla quale nessuno dovrebbe mai rinunciare per non perdersi mai.
Anche in "Mio padre votava Berlinguer", il nuovo romanzo appena uscito, Roveredo ci regala un altro frammento prezioso del suo vissuto. Questa volta prende carta e penna per scrivere una bellissima pagina di narrativa dedicata a suo padre. Un genitore sordomuto, morto di cancro, che votava Berlinguer perché era una “brava persona”.
Una lunga confessione in cui il figlio va rivivere con la parola la figura del padre. Roveredo è convinto che fino a quando riuscirà a scrivere al padre, questi sarà vivo e sarà eternato nel tempo di quella memoria alla quale nessuno dovrebbe mai rinunciare per non perdersi mai.
“Respirare con la mia scrittura con il fiato del tuo
ricordo mi concede la libertà di spostare ogni giorno la sentenza del tuo
addio. Così quando sento la mano stanca e gli occhi che combattono col sonno,
posso concedermi di chiudere la conversazione e darti appuntamento a per
domani, domani, domani…”. Così il figlio costruisce l’altare di parole per il
padre che non c’è più. Con una scrittura che trascina il passato nel presente,
Roveredo, come sempre nelle sue storie, si mette completamente a nudo e con un
racconto ispirato da una lucida poesia di sentimenti e affetti racconta suo
padre. Gli scrive a cuore aperto, sa che lui è in ascolto e mostra
un’attenzione particolare alle parole del figlio che lo fa rivivere sulla
pagina e non solo.
Lo scrittore racconta tutto di suo padre: la debolezza
dell’alcol, le cadute e le risalite, ma anche il rapporto d’amore che egli
aveva con sua madre. Una donna, scrive suo figlio, di cui il padre non aveva
mai compreso la grandezza. Una madre infinita, una moglie paziente, una donna
eroica, con l’unico difetto grave di aver avuto un carattere abituato alla
docilità.
Con il rovescio del cuore e gli occhi commossi da una grande poesia, Roveredo parla senza alcuna remora a suo padre non solo per riportarlo in vita, ma anche per raccontare tutte le occasioni perse del loro rapporto e soprattutto per non essersi reciprocamente abbandonati alla bellezza di un abbraccio.
Con il rovescio del cuore e gli occhi commossi da una grande poesia, Roveredo parla senza alcuna remora a suo padre non solo per riportarlo in vita, ma anche per raccontare tutte le occasioni perse del loro rapporto e soprattutto per non essersi reciprocamente abbandonati alla bellezza di un abbraccio.
“Papà quanto poco ci siamo incontrati, e quanto poco
ci siamo abbracciati, talmente poco che posso rammentare a uno a uno tutti gli
incroci che ci siamo concessi”. Al figlio oggi rimane l’abbraccio del foglio.
Scrive al suo padre per accorciare la distanza esagerata di un recupero. Alla
fine, quando il foglio si accorcia, Roveredo parla con suo padre morto e sa che
quello che gli dice scrivendo non andrà disperso. E fino a quando avrà la forza
di rivolgersi con le parole a suo padre, lui non morirà mai davvero.
In quel momento si accorge che sulla sua bocca si è incastrato tutto l’amore che ha per suo padre. Anche questo libro è finito, lo scrittore – figlio continuerà a dedicare a suo padre quella poesia ininterrotta che da oltre trent’anni sta scrivendo, e che non gli basterà una vita per concluderla.
In quel momento si accorge che sulla sua bocca si è incastrato tutto l’amore che ha per suo padre. Anche questo libro è finito, lo scrittore – figlio continuerà a dedicare a suo padre quella poesia ininterrotta che da oltre trent’anni sta scrivendo, e che non gli basterà una vita per concluderla.
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