11 novembre 2013

L' AMORE SECONDO I FILOSOFI

Dal sito http://www.lankelot.eu/ riprendo questa interessante recensione:

 

Solov'ëv Vladimir Sergeevič

Il significato dell'amore


 


Il significato dell'amore è una lunga meditazione sul posto che l'amore occupa nell'ordine della creazione. Irriducibile all'istinto o alla passione, esso è per il filosofo russo lo strumento privilegiato con il quale l'uomo può rivelare e realizzare la propria individualità autentica e riscoprire l'essenza del cosmo come luogo della manifestazione della bellezza divina.

C’è, afferma Solov’ëv, un solo tipo di rapporto che permette all’uomo di superare la solitudine esistenziale: il rapporto di amore, ossia di unione, con gli altri. C’è però anche, in ogni uomo, una forza che si oppone frontalmente a questa apertura: l’egoismo. Forse in nessuna concezione religiosa come in quella cristiana si è tanto consapevoli di quanto l’egoismo sia "una forza non solo reale ma fondamentale, radicata nel centro del nostro essere donde permea ed abbraccia tutta la nostra realtà; una forza costantemente attiva in tutti i particolari e in tutti i dettagli della nostra esistenza".
Per "sradicare realmente l’egoismo è necessario contrapporgli un amore che sia altrettanto concreto e indiscutibile, un amore che sia altrettanto capace di permeare e di dominare tutto il nostro essere".
L'amore ci permette di trasportare il centro della nostra vita al di là dei confini della nostra particolarità empirica; solo allora noi attuiamo la nostra propria verità, la dignità umana, la quale consiste, appunto, nella capacità di superare i limiti della nostra esistenza fenomenica, per vivere non solo in noi stessi ma anche negli altri.

Alla luce di tali principi, si chiarisce il significato dell'amore. Esso è vittoria su quell'egoismo che sottrae l'uomo alla sua funzione universale e alla verità. L'amore libera l'uomo e lo svincola dalla sua finitezza, fa dell'individuo la Persona. L'uomo infatti, in confronto alle altre creature, ha la capacità di riconoscere e di attuare la verità perché la sua vita è nella coscienza. "Ma perché un essere individuale trovi nella verità la propria giustificazione e il proprio fondamento, non è sufficiente da parte sua la sola coscienza della verità, egli deve essere nella verità; ma originariamente e immediatamente l'individuo umano, al pari dell'animale, non è nella verità: egli si scopre come particella separata dalla totalità universale e, nel suo egoismo, pone questa esistenza particolare come totalità per sé, vuole essere tutto nella separazione dal tutto, fuori dalla verità. Finché la viva forza dell'egoismo non incontra nell'uomo un'altra forza altrettanto viva e a essa contraria, la coscienza della verità non resta nient'altro che un'illuminazione esteriore, il riflesso di una luce estranea".
Il significato dell'amore è dunque la giustificazione e la salvezza dell'individualità mediante l'immolazione dell'egoismo, l'errore del quale non è nell'attribuire a noi stessi una dignità infinita, ma nel non volerla riconoscere agli altri, finendo per confinare questi ultimi alla periferia del proprio essere e riconoscendo loro un valore esclusivamente esteriore e relativo. Nell'affermarsi fuori del tutto, l'uomo toglie ogni senso alla propria esistenza, si priva del vero contenuto della vita, tramuta la sua individualità in una forma vuota. L'individualismo in tal senso, non è affatto autocoscienza e autoaffermazione dell'individuo, ma diviene autonegazione e morte. Solo la verità dell'amore, come effettiva eliminazione dell'egoismo, è la reale giustificazione e l'effettiva salvezza dell'individualità, in quanto libera l'uomo dalla falsa autoaffermazione, aprendo le porte alla reale conoscenza degli altri e, quindi, di se stessi.


Il significato, la dignità dei legami affettivi fra soggetti umani, consiste dunque nel riconoscere l’altro in quanto persona, vale a dire con quello stesso valore centrale e assoluto che, in forza dell’egoismo, noi ammettiamo soltanto a noi stessi. L’amore "è importante non come uno qualsiasi dei nostri sentimenti, ma in quanto è il trasferimento di tutto il nostro interesse vitale da noi stessi nell’altro, lo spostamento del centro stesso della nostra vita personale".
Questo spostamento "è proprio di ogni amore [affettivo], ma — precisa Solov’ëv — essenzialmente lo è dell’amore [affetto] sessuale; esso si distingue da tutti gli altri generi di amore [affetto] per la maggiore intensità, per il carattere più onnicomprensivo, per la possibilità di una reciprocità più piena e completa". L’affettività sessuale infatti, ha come “oggetto” un essere che, in quanto appartenente all’altro sesso, è "dotato della stessa realtà e concretezza che abbiamo noi ed è altrettanto pienamente oggettivato, e nello stesso tempo si distingue in tutto e per tutto da noi così da essere realmente altro; in altre parole, avendo tutto lo stesso contenuto essenziale che abbiamo anche noi, lo possiede però in una maniera o secondo un aspetto diverso, in un’altra forma, così che ogni manifestazione del nostro essere e ogni nostro atto vitale possono trovare in questo altro una manifestazione corrispondente ma non identica, così che la loro relazione sia uno scambio pieno e costante, una affermazione piena e costante di sé nell’altro, un’interazione e una comunione perfette che conducono a una fusione reale e indissolubile di due vite in una". La corporeità e la differenza sessuale, lungi dall’essere abbandonate all’insensatezza di un puro biologismo animale o dall’essere ridotte ad un mero passaggio obbligato in attesa di una pura spiritualità incorporea, rappresentano una via privilegiata in quella vocazione all’unità che costituisce la vera essenza dell’umanità.

Ma il vero ufficio dell'amore, conclude Solov’ëv, non sta nella semplice esperienza del sentimento, ma nella sua opera: da fatto di natura esso deve diventare illuminante, forza che ci spinge ad intuire il dovere ed il potere che abbiamo di ripristinare l'integrità dell'essere umano. Il vero amore è quello  che non solo afferma nel sentimento soggettivo il valore assoluto dell'individualità umana altrui e propria, ma è anche quello che giustifica questo valore assoluto nella realtà, quello che ci libera realmente dalla nostra finitezza empirica e riversa nella nostra vita un contenuto assoluto. L'uomo può salvarsi realmente, può cioè rigenerare e perpetuare la propria vita individuale nell'amore autentico, solo se vive in comunione e insieme con tutti. Egli ha il diritto ed il dovere di difendere la propria individualità, ma non di separare il proprio bene dal vero bene di tutti gli esseri viventi.


Edizione esaminata e brevi note
Vladimir Sergeevič Solov'ëv (Mosca, 16 gennaio 1853 – Uzkoe, 31 luglio 1900) è stato un filosofo, teologo, poeta e critico letterario russo. Giocò un ruolo assai significativo nello sviluppo della filosofia (influenzando il pensiero religioso di Berdjaev, Florenskij, Bulgakov), della poesia russa della fine del XIX secolo (Belyj, Blok) e nel rinascimento spirituale dell'inizio del Novecento. Il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar lo definì, equiparandolo a Tommaso d’Aquino, “il più grande artefice di ordine e di organizzazione nella storia del pensiero”. Anche Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et Ratio, lo ha collocato tra i pensatori che hanno condotto una "coraggiosa ricerca" sul rapporto tra filosofia e parola di Dio. Uno dei motivi della sua grandezza è proprio l’aver realizzato una sintesi armonica tra fede e ragione, tra teologia e filosofia.

Vladimir Sergeevič Solov'ëv, “Il significato dell'amore”, Edilibri, Milano, 2003. Introduzione e traduzione di Adriano Dell'Asta.
Prima edizione: “Smysl lyubvi”, (1892-1894).

Manolo Pietrantoni, novembre 2013 

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