02 maggio 2014

MEZZOJUSO RICORDA ANCORA LA MARCIA PER LA PACE A COMISO DEL 1982

Foto di Pino Di Miceli








        Pubblico con particolare  piacere le bellissime foto e il testo del caro amico Pino di Mezzojuso che ricorda  una delle manifestazioni più partecipate e belle di tutti i tempi, preparata con tanta cura a forza da Pio La Torre.
        Come ben sai, caro Pino, a quella marcia c'ero anch'io, con mia moglie e la mia primogenita a cui, non a caso, avevamo dato il nome di IRENE! Partecipò infatti anche lei, la piccola Irene con il suo passeggino, alla marcia. E qualche giorno, se riesco a trovare la foto, la pubblicherò...
       Franco Virga



NOI C’ERAVAMO

di Pino Di Miceli

Noi c’eravamo a Comiso il 4 aprile 1982. Domenica delle Palme. Eravamo più di 50 mezzojusari sul pullman inviato dai sindacati confederali, ma pagato al 50% da noi in una colletta che voleva essere anche una scelta d’impegno. Oltre a noi, partiti in pullman, altri amici e compagni erano arrivati in auto. In tutto eravamo più di settanta.

Ci si era preparati a puntino. Avevamo scelto come centro logistico l’oratorio della Anime Sante. Lì, usando come base per non sporcare il pavimento un telone di cerata colore arancio, messo a disposizione dal parco Giochi Robinson, avevamo allestito il grande striscione bianco - donatoci dal negozio Russotto - con la scritta “Mezzojuso per la pace”, dipinta da Nicola Figlia che aveva abbellito il tutto con la stilizzazione di alcune colombe di picassiana memoria. Nicola Figlia aveva anche ingrandito per l’occasione alcune vignette da impiegare a mo’ di tazebao per la sfilata.

C’erano state altre iniziative già dall’autunno, ma quella di aprile fu la più grande. E così ci ritrovammo in tanti, al di là della militanza partitica: c’erano iscritti al Pci e al Psi, la sinistra democristiana, le Acli, molti giovani dei gruppi parrocchiali e tanti amici con cui avevamo condiviso diverse iniziative. Dalla mobilitazione in occasione del varo della legge 285 sull’occupazione giovanile (con un capillare lavoro di informazione e un radicale azzeramento delle rappresentanze sindacali all’interno dell’ufficio di collocamento locale), alla mobilitazione in occasione del terremoto in Irpinia del 1980, al grande happening del Mastro di Campo del 1981. Una “società civile” di fatto, senza etichette: amicizie nate sul campo di battaglie di civiltà.

E così la mattina del 4 aprile si partì. L’arrivo a Comiso ci sorprese per una sorta di diversità di umori tra noi e la popolazione locale: una base americana, in fin dei conti, poteva dire per i comisani un bel gruzzolo di introiti. Ci guardavano con indifferenza, se non diffidenza. Mentre sui tetti di alcuni palazzi e sulle colline lontane facevano mostra scritte anti-missili.

Ci accampammo in un’area alberata per uno spuntino al sacco. Diciamo al sacco, ma le teglie di pasta al forno erano impressionanti. Poi ci incamminammo.

Il corteo si ingrossava sempre di più. Incontrammo gli altri mezzojusari arrivati in auto. Ci organizzammo. Il nostro gruppo era aperto dai tre tazebao di Nicola Figlia, seguiva lo striscione e poi noi tutti. Accompagnati da due chitarre, sciorinavamo tutte le possibile canzoni antimilitaristiche che conoscevamo, alcune anche in un delirante inglese. Ai nostri fianchi avevamo alcuni amici più anziani che spesso invitavamo a non farsi distrarre dalla qualità del “lavuri”. Dietro avevamo un gruppo che aveva iniziato a scandire slogan farciti da qualche bestemmia. Poi capirono… e cambiarono registro.

Durante la sfilata fummo sorpassati da un’auto della Rai con telecamera accesa. Gridammo a gran voce: “Ditelo che siamo in tanti! Ditelo che siamo 100.000!

Arrivammo alla fine nel grande spiazzo per i discorsi finali. Sul palco, tra gli altri, spiccavano  Domenico Rosati delle Acli e Pio La Torre. Al tramonto ammainammo tutto e raggiungemmo il pullman: la strada del ritorno era lunga.

L’indomani all’opera. In un incontro fu deciso all’unanimità di aderire alla raccolta delle firme contro l’installazione dei missili a Comiso. C’era una scadenza: fine aprile. Ci demmo un obiettivo: 1.000 firme a Mezzojuso.

La sera del 29 aprile ne avevamo più di 1.050. L’indomani in pochi scendemmo a Palermo per consegnare le firme. Il centro raccolta era presso la redazione de L’Ora, in via Mariano Stabile. Salendo le scale notammo troppa confusione: gente che si rincorreva, agitazione, grida. Chiedemmo spiegazioni e Guido Valdini quasi in lacrime ci informò: avevano sparato a Pio La Torre e al suo autista.




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