01 giugno 2014

IL TEATRO DI VINCENZO PIRROTTA



     In questa intervista Vincenzo Pirrotta racconta il suo teatro evidenziandone le radici antiche. Ma ieri sera, nella ex Chiesa San Mattia di Palermo, Vincenzo ci ha regalato uno spettacolo straordinario che andava visto dal vivo per apprezzarlo fino in fondo.

1 commento:

  1. Quasi bella l’intervista a Vincenzo Pirrotta. Ora è lontano dai tempi della fame (è un passaggio obbligato per gli artisti) e lo si vede nel fisico abbondante con quella super pancetta che lo predispone solo a testi siciliani ora anche impegnati sulla mafia. Ci conoscemmo senza incontrarci a Epidauro (nel mitico teatro greco) quando da comparsa recitò in presenza del nostro presidente della repubblica. Poi lo portai con me in una tournè in Germania a Dusseldorf e mentre tutti si chiedevano cosa fargli fare fra gli oltre 20 fu l’unico a stupirci con ritornelli, scioglilingua, cantilene, rumori, versi, oscurando gli altri venti venuti solo per soldi. Ancora oggi (come è uso a Palermo) parla di maestri , che poi sono padrini, altrimenti non lavori. Credo che il suo vero maestro sia stato Salvo Licata e la strada. Ricordo i suoi genitori sempre presenti, che credevano a tutti i palcoscenici che lui gli elencava vuoi al telefono vuoi quando li portava. Non è mai stato attore , ma artista oggi troppo vincolato a cercare sfumature sulla lingua , sui cori e quindi sulla musica. Usa magistralmente la metrica estratta dalla tragedia greca e la applica alla sicilianità là fermandosi. Ci frequentammo a Roma quando stavo per aprire il mio teatro dei pupi proprio a Roma, ma lui , magrissimo al tempo, non gli interessavano i pupi (che non sapeva muovere) , ma il teatro. Abbandonò presto il cunto perché statico , monotono e monopolizzato vergognosamente dal suo presunto maestro. Il Pirrotta non ha mai avuto maestri è una forza della natura tenuto alla catena in cerca di una libertà artistica che fa fatica a trovare. Onofrio Sanicola

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