13 ottobre 2014

L'AUTOCRITICA DI S. FREUD




Quanta superficialità in quei testi [...] non avrei mai dovuto pubblicarli”. Così Sigmund Freud in una lettera del 1936 a un collega. Un inedito, recentemente ritrovato, rivela perplessità e dubbi del padre della psicoanalisi.

Gabriele Pantucci

I rimpianti di Freud “Che sciocchezze i miei primi scritti”


Una lettera finora sconosciuta di Sigmund Freud, in cui il padre della psicoanalisi esprime forti dubbi sui suoi studi giovanili, andrà all’asta da Christie’s a Londra il 21 maggio.

Un documento che suscita grande interesse in John Forrester, che si dice convinto della sua importanza per gli studi freudiani. Forrester, ora direttore del Dipartimento di storia e filosofia della scienza dell’università di Cambridge e con un passato profondo di studi psicoanalitici che ne fanno un’autorità in materia, si è consultato immediatamente con la collega Katja Guenther di Princeton, e insieme hanno condiviso l’entusiasmo per queste due pagine olografe. Freud risponde a un saggio di Brun, già suo discepolo e poi autorevole rappresentante della psicoanalisi in Svizzera.

Un’opera che loda con enfasi i lavori iniziali di Freud: ma il vecchio maestro lo mette in guardia. Il valore di quei lavori è «scarso» e «in alcuni casi nullo». Forrester ci fa notare che sono termini sconosciuti in Freud, e inedito è anche il tono della lettera. A conferma ci offre un lungo brano da Selbstdarstellung (Uno studio autobiografico ) che Freud scrisse nel 1925. Non c’è umiltà: piuttosto un legittimo compiacimento nel riferire il progresso della sua carriera sin dal 1876.

Anche il professor Brett Kahr, freudiano e responsabile del Freud Museum (la casa in cui il padre della psicoanalisi visse a Londra) ha dimostrato interesse per questa lettera. E fa notare che fu scritta in un momento di grande abbattimento e depressione. Dovuti al carcinoma alla mandibola, con la necessità di ulteriori interventi chirurgici; e alla dissoluzione del movimento psicoanalitico in Germania, nel crescente infuriare del nazismo: due anni più tardi lui stesso sarebbe dovuto emigrare nella capitale britannica, dove morì nel 1939.

Fatti inoppugnabili. Ma è pure inoppugnabile che Freud mantiene un’essenza di humour quando fa un gioco di parole con l’aggettivo läppisch (sciocchino) e gli organi delle anguille sulle quali aveva trascorso quattro settimane sezionandole a Trieste nel laboratorio del suo Professore di Zoologia, Carl Claus, alla ricerca dei loro organi di riproduzione maschili. Ma molto significativo nel profilo del maestro della psicoanalisi è anche l’avvertimento a Brun - persona di cui si fida - di non divulgare questa autocondanna del suo lavoro iniziale.



A RUDOLF BRUN

18 marzo 1936

Stimatissimo collega

Lei ha la cortesia di voler curare i miei scritti di medicina, cosa di cui la ringrazio molto, anche se mi spaventa l’importanza che lei sembra attribuire a questi lavori.

So bene infatti che in buona parte il loro valore è scarso, e in alcuni casi nullo. Vorrei segnalarle espressamente questi ultimi, pregandola ovviamente di non dare eccessiva pubblicità al mio giudizio di condanna. Un esempio è quello del testo n° 2 sugli organi a lobi dell’anguilla, che posso solo definire futile. C’è da scusarmi: avevo vent’anni e il mio professore, lo zoologo Claus, è stato tanto incosciente da non controllare con sufficiente attenzione questo mio primo lavoro. Altrettanto scadente è uno scritto di alcuni anni dopo (1882) sugli elementi nervosi dei gamberi di fiume.

Nansen, divenuto poi una celebrità, lo ha contestato, e da allora - con ragione - non se ne è più parlato. Il testo n° 8 sul nuovo metodo per lo studio dello sviluppo fibroso ecc. era un buon lavoro, rivelatosi però in seguito del tutto inattendibile, tanto che ho deciso di accantonarlo. Anche alcuni studi successivi (12 e 19) non avrebbero mai dovuto essere pubblicati. I testi sull’anatomia del cervello (13, 16 e 17) non sono elaborati con la cura che si impone in questo campo. Rigoroso come sono poi diventato, mi sono spesso meravigliato della mia iniziale superficialità. Per questi peccati di gioventù ho bisogno di molta indulgenza. D’altra parte, vari testi della raccolta testimoniano di un lavoro onesto e tenace. I numeri 22 - 25 sulle poliomieliti sono stati pubblicati nei « Beiträge zur Kinderheilkunde » («Contributi di pediatria») del I° Istituto pediatrico pubblico di Vienna, a cura del dr. Max Kassowitz, Ed. M. Perles, Vienna. Le tesi di laurea allora non usavano, quanto meno, credo, non per i laureandi in medicina - e neppure oggi.

Oltre tutto, ho anche la sensazione di dover chiedere scusa.

Suo devotissimo, Freud


La Repubblica - 19 maggio 2014

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