19 gennaio 2016

La rosa di Paracelso raccontata da Jorge Luis Borges


La Rosa di Paracelso

...Prese bruscamente la rosa che Paracelso aveva posato sullo scrittoio e la gettò tra le fiamme.Il colore scomparve e rimase solo un po' di cenere.Per un istante infinito aspettò le parole e il miracolo.
Paracelso era rimasto impassibile. Poi disse in tono stranamente sincero:
"Tutti i medici e gli speziali di Basilea affermano che sono un imbroglione. Forse sono nel vero. Ecco la cenere che era la rosa e che non lo sarà più.''
Il giovane provò vergogna. Paracelso era un ciarlatano o un semplice visionario e lui, un intruso, aveva varcato la sua soglia e ora lo obbligava a confessare che le sue famose arti magiche erano vane.
Si inginocchiò e disse:
''Mi sono comportato in modo imperdonabile. Mi è mancata la fede, che il Signore esige dai credenti. Lascia che continui a vedere la cenere. Tornerò quando sarò più forte e diventerò tuo discepolo e, al termine del Cammino,vedrò la rosa.''
Parlava con autentica passione, ma quella passione nasceva solo dalla pietà che gli ispirava il vecchio maestro, così venerato, così attaccato, così illustre e quindi così vuoto. Chi era lui, Johannes Grisebach, per scoprire con mano sacrilega che dietro la maschera non c'era nessuno?
Lasciargli le monete d'oro sarebbe stata un'elemosina. Mentre usciva,le riprese. Paracelso lo accompagnò ai piedi della scala e gli disse che in quella casa sarebbe sempre stato il benvenuto. Sapevano entrambi che non si sarebbero rivisti mai più.
Paracelso rimase solo. Prima di spegnere la lampada e di sedersi nella logora poltrona, raccolse il lieve pugno di cenere nel cavo della mano e sussurrò piano una parola. La rosa risorse.

J. L. Borges
Il libro di sabbia

Foto: Mapplethorpe

Nessun commento:

Posta un commento