L'INFINITO, GLI INTERMINATI SPAZI E I SOVRUMANI SILENZI
Anna Spissu
Come può essere la poesia. Interminabili catene di dissertazioni logiche e
matematiche superate dal balzo visionario di poche parole.
Tempo fa ascoltavo mia figlia studiare "L'infinito" di Leopardi e
pensavo che dentro questa poesia perfetta il nocciolo dell'infinito stava
dentro "gli interminati spazi e i sovrumani silenzi".
Leopardi è seduto e sta guardando davanti a sè. Cosa vede?
Con un balzo visionario vede "gli spazi" perchè è consapevole che
ciò che sta sotto gli occhi non è singolo e definito, non può essere semplicemente
"lo spazio". Aggiunge l'aggettivo "interminati" che suscita
l'idea di mondi ancora da creare, da terminare. E poi c'è questa meraviglia dei
"sovrumani silenzi". Anche qui la scelta del plurale è un miliardo di
volte più evocativa del singolare. Siamo così abituati a pensare al silenzio
come un'entità vasta ma unica. Leopardi invece penetra nel mistero e parla di
silenzi, neppure numerabili. Mondi e universi e galassie il cui mistero è così
fitto che nessuna divinità può essere nominata eppure nel termine
"sovrumani" ci stanno tutte le divinità, qualunque esse siano.
L'unica certezza è l'esistenza della "profondissima quiete".
Anni fa mi capitò di vedere la copia della stesura a mano de
"L'infinito". Era tutto così chiaro, con una sola cancellatura.
Quelle volte che uno pensa che c'è una ragione se la Poesia come genere
letterario è stata associata alla sacralità.
Di seguito, con emozione e gratitudine, "L'infinito"
Sempre caro mi
fu quest'ermo colle,
E questa
siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo
orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e
mirando, interminati
Spazi di là da
quella, e sovrumani
Silenzi, e
profondissima quiete
Io nel pensier
mi fingo; ove per poco
Il cor non si
spaura. E come il vento
Odo stormir
tra queste piante, io quello
Infinito
silenzio a questa voce
Vo comparando:
e mi sovvien l'eterno,
E le morte
stagioni, e la presente
E viva, e il
suon di lei. Così tra questa
Immensità
s'annega il pensier mio:
E il naufragar
m'è dolce in questo mare.
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