Quel racconto distorto di quanto accade nel Mediterraneo
Mem.Med -
Memoria Mediterranea
20 Agosto 2024
Dell’imbarcazione colpita da una tromba d’aria e colata a
picco al largo di Porticello risultano disperse ancora sei persone.
L’attenzione mediatica attorno alla vicenda è enorme. Del resto la pornografia
del dolore è in crescita. Ma le medesime ricerche e attenzioni non vengono
rivolte a chi non attraversa quel mare in vacanza ma muore per le politiche
che, nel Mediterraneo, contrastano la libertà di muoversi
Dal naufragio che ha interessato l’inabissamento di un
veliero presso le coste palermitane la notte del 19 agosto scorso, a seguito
del quale ancora sei persone risultano disperse, l’attenzione è fortemente
puntata sulla guerra mediatica sviluppatasi attorno alla vicenda. Le
ricerche continuano ininterrotte, come è giusto che sia, nel tentativo di
recuperare i corpi dispersi e ricostruire le dinamiche dell’incidente provocato
da una forte tempesta che ha colto l’imbarcazione impreparata.
Ciò che, però, non emerge da quelle acque, e che
anzi, aiuta a manipolare e silenziare il discorso pubblico, già distorto e
tacito di quanto accade nel Mediterraneo, è che le medesime ricerche,
notizie e attenzioni non vengono rivolte a chi non attraversa quel mare in
vacanza e che non ci annega per maltempo, a chi muore per le
politiche che, in quel Mediterraneo, contrastano deliberatamente la libertà di
muoversi di chi lo attraversa con un gommone o un mezzo di fortuna.
La pornografia del dolore, la società dello
spettacolo… Una società che offre in pasto la miseria del mondo che non risiede
solo nella strage in sé ma nella breve e anestetica forma di riportare
attenzione solo a quanto tocca per un istante le nostre superficiali coscienze.
Nessuna notizia, pratica di reale giustizia su quanto accade nel silenzio al di
là e dentro quel mare sporco, lurido, nero.
Nella Sicilia che conta naufragi periodici, alziamo
l’attenzione sui naufragi fantasma di cui nessuno parla se non per
alimentare razzismo e odio nei confronti di chi tenta la traversata per la
sopravvivenza e in nome della libertà. Parlate di Cutro, Roccella, Selinunte,
Zarzis, Sfax, Pylos, Canarie… Parlate di Anas, annegato presso le coste
calabresi con suo papà, ancora disperso. Parlate del suo corpicino restituito
alla famiglia solo grazie alla sua lotta incessante. Parlate di Youssef,
diciassettenne egiziano il cui corpo ritrovato a inizio luglio a Lampedusa è
stato dimenticato da tutti. Di Ishtiaq e dagli altri otto ragazzi partiti dal
Bangladesh e morti a inizio giugno, ora sepolti nei cimiteri siciliani. Di
tutti quelli che non hanno un nome perché non appartengono alla parte ricca del
mondo. Parlate di chi ogni giorno parte senza mai arrivare. Raccontate
di nomi, volti, storie di persone in viaggio per la libertà.
Costruite memoria, perché memoria è lotta.
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