Natale Musarra sulla
rivista SCORCI nel giugno 2022 ha
pubblicato un articolo intitolato Incontri
sciupati. Carlo Doglio a Partinico che ben documenta lo scontro avvenuto fra
il 1961 e il 1962, all’interno del Centro Studi e Iniziative di Partinico, tra
Danilo Dolci e alcuni suoi collaboratori. Musarra si sofferma particolarmente
ad analizzare il conflitto che Danilo ebbe in quegli anni con l’urbanista Carlo
Doglio. Ma le testimonianze di Lorenzo Barbera e Goffredo Fofi confermano
quanto aveva già evidenziato lo storico Marco Grifo - in un bel libro (Le
reti di Danilo Dolci) di cui abbiamo già parlato in questo blog * - circa i
pessimi rapporti che Danilo ha avuto con quasi tutti i suoi collaboratori. (fv)
*DANILO DOLCI E I SUOI COLLABORATORI
Marco
Grifo, nel suo eccellente saggio su "Le reti di Danilo”, nella parte
centrale del libro mette in evidenza le divergenze, anche radicali, che ci sono
sempre state tra i suoi più stretti collaboratori, fin dai primi anni sessanta,
e sulla scarsa capacità di mediazione mostrata in diverse occasioni dal Dolci.
Particolarmente
indicativo lo scontro che ci fu al vertice del Centro tra l'economista inglese
Michael Faber e l'urbanista Carlo Doglio. Quest'ultimo contestava a Faber la
"supina accettazione dell'esistente [...]. La tua economia, e tutta la
scienza economica che si dirama da Smith in poi, si limita a descrivere come
lavora una certa struttura struttura sociale e basta. Ora, io, questa struttura
sociale ed economica la voglio cambiare."
Analoghe
critiche a Faber (e a tutto il gruppo degli "esperti" che sostenevano
la necessità della loro neutralità rispetto alle Autorità e al potere politico
esistente) vennero mosse da Lorenzo Barbera, Giuseppe Ganduscio e
Vera Pegna. (1)
Un
resoconto dettagliato di questo vivace dibattito si trova in due NUMERI della
rivista COMUNITÀ di Adriano Olivetti del 1961, dove si nota il pessimo
intervento di Danilo che tronca in modo autoritario la discussione.
Francesco
Virga
(1)
Marco Grifo, Le reti di Danilo
Dolci. Sviluppo di comunità e nonviolenza in Sicilia occidentale, Franco
Angeli Milano 2021, pp. 218-231)
LA ROTTURA TRA DANILO DOLCI E
LORENZO BARBERA
Le divergenze di vedute tra Lorenzo Barbera e Danilo
Dolci si manifestano fin dai primi anni 60. Ma le distanze tra i due crescono
dopo il terremoto che colpisce la valle del Belice nel gennaio del 1968. Marco
Grifo, nel suo documentatissimo saggio sul Dolci, mostra come la rottura tra i
due diventa inevitabile a seguito del Processo in piazza organizzato a
Roccamena da Lorenzo nell'ottobre 1968 contro i responsabili dei ritardi nella
ricostruzione dei paesi terremotati. Dolci, oltre a contestare il metodo seguito
da Barbera, considera scorretto mettere sullo stesso piano le responsabilità di
Salvo Lima e quelle di due politici socialisti (Filippo Fiorino e Angelo
Ganazzoli).
Riemergono poi antichi conflitti sul ruolo dei
tecnici. Così, mentre Danilo, nel Centro di Formazione di Trappeto,
organizza Seminari per la messa a punto di un progetto organico di
ricostruzione, denominato CITTÀ-TERRITORIO, al quale partecipano sociologi,
urbanisti, economisti e architetti famosi in tutto il mondo; Lorenzo non crede
alla fattibilità del progetto dolciano sintetizzato in un plastico. Così,
nel libro I MINISTRI DAL CIELO (1980), Barbera descrive con sarcasmo l'incontro
degli esperti inviati da Danilo nei paesi terremotati per illustrare il suo
progetto: "A Montevago c'erano anche esperti e uomini di cultura che si
godevano il plastico di sughero come se fosse un quadro di Michelangelo. [...].
Un giovane architetto, con l'aiuto di una bacchetta, addito', descrisse,
illustro' colori, assi, bretelle". Ma non riuscendo i giovani
esperti a farsi capire dai destinatari del Piano, Danilo si affida alla
più autorevole e consumata parola del prof. Zevi.
Ma "quando la Cultura s'interruppe per sentire il
punto di vista dei veri protagonisti della Città-Territorio, prese la parola
Crifasi Melchiorre, contadino tarchiato, abbronzato che si calco' con forza la
coppola in testa e puntando gli occhi sulla cultura urbanistica ed economica
presente e sottolineando ogni parola con gesti puntuali delle mani e del corpo,
disse: "Vi siete sfogati a parlare dei cazzi vostri in lingua araba. Io
adesso vorrei parlare dei cazzi nostri in lingua siciliana". La
faccia di tutti gli uomini colti ebbe un improvviso crollo e la mascella di
Dolci si mise a tremare di doloroso disappunto." (Lorenzo Barbera, I
ministri dal cielo, Feltrinelli 1980).
Ancor più radicale appare la critica a Danilo Dolci in
una lettera del febbraio 1975 che Lorenzo invia ad alcuni suoi sostenitori
finanziari (Archivio CRESM Dolci-Barbera, fasc. VII). In questa, infatti,
Barbera contesta al Dolci la visione culturalista del sottosviluppo meridionale
che ignora le radici economiche e politiche del fenomeno. (fv)
Anche Giacinto Spagnoletti, nel bel resoconto dell' intervista che fa a Danilo proprio nel periodo della mia collaborazione con il Centro di Formazione di Trappeto, non manca di notare il gran numero di collaboratori, italiani e stranieri, che Danilo Dolci ha avuto. E Spagnoletti si domanda: "Perché sono andati via? Nessuno di loro (con l'eccezione, aggiungo io, di Goffredo Fofi) ha raccontato, sia pure brevemente, l'esperienza vissuta accanto a Dolci. Avrebbero dovuto analizzare la storia del proprio fallimento o che altro?" (fv)
CONTINUA
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