"Vado a trovare Federico Fellini, al teatro di Cinecittà dove sta girando il suo Casanova. Mi fa incontrare Donald Sutherland. tutto vestito di seta verde scura e nera. con il volto addirittura modificato nel senso della lunghezza e verticalità. elegantissimo e vampiresco; mi mostra una grande tavola imbandita per un banchetto veneziano, con trofei di frutta di plastica e affreschi popolati di gobbi femmine e maschi, quindi mi fa vedere una sequenza con una gigantessa alta due metri e cinquanta: si apparta finalmente con me e facciamo una lunga chiacchierata su Casanova. Secondo Fellini dunque, Casanova è una "mazzancolla". cioè un crostaceo corazzato di scaglie sociali, fuori, e molliccio come un cencio, dentro; è un "mostruoso neonato mai stato bambino nè adulto": è il "vuoto fatto di persona"; è "un archivista della propria vita"; è "un figlio della controriforma che crede di essere un ribelle e non lo è"; è "un insetto degno di essere studiato da Fabre". Sempre secondo Fellini, lui fa il Casanova soltanto perchè ha firmato il contratto prim'ancora di leggere le Memorie e avendole poi lette con noia infinita, si è trovato nella triste necessità di dover fare onore alla propria firma. A questo punto ci domandiamo: la firma del contratto è il solo motivo per cui Fellini affronta il personaggio di Casanova o ce ne sono altri che lui stesso, magari, ignora ? In altri termini, quali sono i motivi per cui Fellini, come un artista del nostro più "tecnico" Rinascimento, ha deciso di risolvere il problema, appunto, tecnico di un personaggio che non ama e, dunque, non c'è'? Noi crediamo che Fellini sia sincero; ma pensiamo che ci sono almeno quattro validi motivi, per lui, di fare il Casanova. Eccoli. In primo luogo, Casanova è un personaggio eminentemente sociale, per giunta appartenuto alla società più numerosa. più articolata, più estesa che ci sia mai stata al mondo. Ora Fellini è il nostro registra che ha maggiore sensibilità per il fatto sociale, come è dimostrato dal film La doce vita e Amarcord nei quali sono rappresentati coralmente due momenti storici del nostro paese, come Satyricon nel quale è tentata la sintesi figurativa di un'intera civiltà, come Roma in cui è affrontato il tema di una grande città e della suo ideologia. Sì, Casanova, come dice Fellini, forse non esiste ma non esiste proprio perchè è un personaggio così rappresentativo: non è un vitellone di provincia, è "il" vitellone di provincia; non è un uomo del Settecento, è "il" Settecento: non è un seduttore, è "il" seduttore ... Il secondo motivo è che Casanova, per Fellini è un mostro, anzi è perfino un mostro tra i mostri, in quanto non soltanto è mostruoso ma si dimostra capace di vivere da mostro, con successo, tutta la sua lung,, vita, come non avviene mai a nessun mostro. Per Fellini, uomo d'ordine curioso dì ogni disordine, Casanova. mostro tra i mostri, è, insomma un'affascinante eccezioni a tutte le regole. E' un mostro di fisicità totale, privo non soltanto di coscienza ma anche di una qualsiasi intimità esistenziale; l, cui mostruosità, peraltro consiste soprattutto nell'essersela cavata lo stesso benissimo Terzo motivo: Casanova, per Fellini, è que rebus che per gli intellettuali italiani è l'italiano tipico o che tale è reputato. L'Italia È la sola nazione al mondo nella quale sia ca. povolta la solita proporzione tra spettatori e attori. Di solito, in tutti i paesi, poche centi naia di intellettuali recitano sul palcoscenico nazionale per un pubblico di milioni d loro concittadini non intellettuali. In Italia invece, poche centinaia di intellettuali assistono alla recita continua e imperterrita di milioni di loro concittadini non intellettuali. Casanova per Fellini, è un tipico esemplare di questo popolo di attori.
Cosa recitano, da sempre. i milioni di Casanova per la platea dei pochi intellettuali? Essi fingono con se stessi, via via. di essere liberali, fascisti, democristiani. di essere religiosi, patriottici, ideologici, di essere sportivi, colti, bellicosi, di essere bambini, giovani, vecchi, e così via. Mentre, in realtà non sono nulla di tutto questo: lo sa soltanto il diavolo quello che sono. E il diavolo, maliziosamente se interrogato, confermerebbe: "Lo vedete cosa sono, sono attori". Fellini è dunque l'intellettuale italiano insieme affascinato e spaventato della perpetua recita dei suoi compatrioti. Quarto motivo: Casanova affascina Fellini perché è sessualmente privo di problemi. Si sa o almeno si sente che Fellini, tra i due grandi sistemi conoscitivi che ci ha regalato l'Ottocento, il marxismo e la psicanalisi, preferisce di gran lunga quest'ultima. Si sa infatti, o meglio si sente che Fellini, individualista e personalistico, ritiene che la psicanalisi, in qualche modo. ha ricuperato l'individuo attraverso la vita interiore. Casanova così vitale nonostante la sua mancanza completa di vita interiore (come dire qualcuno che sia privo dello stomaco e dell'intestino) smentisce la psicanalisi. E non serve dire che, come la lotta di classe comincia ad esistere soltanto quando le classi prendono coscienza di lottare così l' inconscio, comincia ad esistere soltanto quando si prende coscienza della sua esistenza. Non serve dire insomma, che Casanova non ha colpa di essere nato tanto prima di Freud. Egualmente Fellini sente che nella sessualità di Casanova c'è qualche cosa "che non va". "
Alberto Moravia, L'Espresso, 7 dicembre 1975
𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐬𝐚𝐧𝐨𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐅𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐢, 1976, diretto da #FedericoFellini con Donald Sutherland, vincitore dell'Oscar ai migliori costumi.
Soggetto Federico Fellini, tratto da Histoire de ma vie di Giacomo Casanova
Sceneggiatura Federico Fellini, Bernardino Zapponi
Produttore Alberto Grimaldi
Casa di produzione PEA
Distribuzione in italiano Titanus
Fotografia Giuseppe Rotunno
Montaggio Ruggero Mastroianni
Effetti speciali Adriano Pischiutta
Musiche Nino Rota
Scenografia Danilo Donati, Giorgio Giovannini, Rinaldo Geleng, Giuliano Geleng, Mario Fallani, Roland Topor, Federico Fellini, Giovanni Gianese
Costumi Danilo Donati
Trucco Rino Carboni
Interpreti e personaggi
Donald Sutherland: Giacomo Casanova
Tina Aumont: Henriette
Cicely Browne: marchesa Durfé
Carmen Scarpitta: signora Charpillon
Clara Algranti: Marcolina
Daniela Gatti: Giselda
Margareth Clémenti: suor Maddalena
Olimpia Carlisi: Isabella
Silvana Fusacchia: sorella di Isabella
Chesty Morgan: Barberina
Leda Lojodice: bambola meccanica
Sandy Allen: Angelina, la gigantessa
Clarissa Mary Roll: Annamaria
Daniel Emilfork-Berenstein: marchese Du Bois
Luigi Zerbinati: papa
Hans van de Hoek: principe Del Brando
Dudley Sutton: duca di Wuertemberg
John Karlsen: lord Talou
Reggie Nalder: Faulkircher
Mario Cencelli: dottor Moebius
Mary Marquet: madre di Casanova
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