07 gennaio 2014

MEDICINA DEL RINASCIMENTO



Un saggio a più voci discute le pratiche mediche del Rinascimento. Noi avremmo preferito "Medicina, magia e salute", considerato la visione magica (la cosiddetta magia naturalis) che pervade l'intera cultura rinascimentale e che rappresenta un primo tentativo di interpretazione organica e razionale della realtà. Da lì, piaccia o no, nasce la scienza moderna, ben rappresentata da Isaac Newton, alchimista ed astrologo illustre.

Carlo Carena

Medicina del Rinascimento
Per curarsi bisogna capire


Il Rinascimento di molte lettere e arti lo fu anche dell'arte medica. Essa si libera a poco a poco delle spurie e fantastiche incrostazioni recenti, attingendo ancora all'immenso e pur farraginoso deposito dell'antichità con spirito nuovo. E così si merita encomia di Erasmo, di Cardano, di Melantone, anche se, scrive uno di loro, «non ne ha bisogno affatto, raccomandandosi abbondantemente da sé agli uomini mortali per la sua utilità, anzi necessità».

Le tappe di questo processo sono analizzate nelle ricerche del volume a più voci Interpretare e curare allestito da Maria Conforti, Andrea Carlino e Antonio Clericuzio per l'editore Carocci.
Ancora qualche confusione ovviamente rimane negli stessi umanisti, ma la miscela di medicina, filosofia e astrologia, tre materie professate tutte assieme dai docenti, è più una ricchezza che un'aberrazione, sviluppa le tre discipline con maggiore spirito critico e argomentazione logica, chiede e mostra competenze bibliografiche, storiche, antiquarie e di filosofia naturale, oltreché mediche.

E invero la problematica medica, ampliandosi e approfondendosi, risultava non così semplice e isolata da non introdurne altre. Se allungo la vita di un uomo, come cerco di fare e ottengo, non mando all'aria la volontà e la prescienza divina? e tutti i miei sforzi non si scontrano con la determinazione astrale ora e al momento della nascita del paziente? Nel primo Seicento Gabriel Naudé conclude le sue dotte e critiche Questioni iatrofilogiche con una Sul fato e sulla fine prestabilita della vita, in cui ripercorre tutte le credenze nelle età antiche e moderne, concludendo sulla scia già di Pico della Mirandola che esse sono soltanto frutto e campo dell'antica idolatria, delle credenze popolari, delle menzogne dei poeti e degli errori dei filosofi.

Ma per il medico e astronomo Pietro d'Abano a inizio Trecento l'astrologia fa prevedere quei mutamenti nella qualità dell'aria che sono fondamentali per stabilire i regimi dietetici e le terapie dei pazienti, oltreché per pronosticare l'evoluzione della malattia e i suoi giorni critici – normalmente il ventesimo e ventunesimo – determinati dai "moti lunari".



Le congiunzioni astrali sono un fattore decisivo per la salute assieme alla dieta. Ippocrate e Galeno, tendenzialmente antivegetariani, predicavano l'importanza della dietetica per la conservatio sanitatis in ogni stadio della vita, già per l'uomo sano ancora prima che per l'ammalato, unitamente ad altri fattori quali lo stile di vita, le abitudini corporali e mentali e l'ambiente. Fra quelli esterni al corpo Galeno ne precisava sei: aria, alimenti, esercizio e riposo, sonno e veglia, sazietà ed evacuazione, e le passioni dell'anima. La malattia è rispetto a questo stato armonioso, una res non naturalis.

Questa tematica costituì il vero e proprio genere letterario già medievale dei Regimina sanitatis, manuali pratici di prescrizioni scientifiche e divulgative insieme, in latino o in volgare, rivolti al popolino o indirizzati a principi e prelati, addirittura a papi, con liste di cibi e di piante benefiche secondo le stagioni e i mesi dell'anno, come nel Libreto de tutte le cosse che se magnano redatto in pieno Quattrocento per Borso d'Este dall'esimio professore padovano Michele Savonarola. A volte anche specifici, come qualche Regimen iter agentium et peregrinantium, per i viaggiatori e i pellegrini; o destinati più propriamente ai vecchi o ai bambini, le due età più a rischio per la salute.

Ma il tentativo più nobile in questo campo rimane quello del Platina, che nel De honesta voluptate et valetudine (edizione nelle NUE Einaudi curata da Emilio Faccioli nell'85) cerca di risolvere l'ardua e fondamentale conciliazione di salute e piacere, connubio agognato in ogni tempo di vita elevata, sana e gradevole.

Quanto agli "operatori sanitari" nel volume in parola essi spaziano dal ciarlatano al farmacista, dal chirurgo al barbiere, anzi semplicemente il barbiere-chirurgo, che tagliava i capelli corti e le unghie, curava e tingeva le barbe o praticava salassi ed estrazioni dentarie, e frattanto attraverso i "segni" corporei, pelle, respiro, odore e stato della capigliatura emanava sentenze e interveniva richiamandosi alla tradizione ippocratica. Quanto alle farmacie, oltre ad essere un antro sacro di alambicchi e di barattoli, erano un luogo di convegni e conversazioni dotte e spaccio, oltreché di medicamenti, di confetture e di mieli, di cosmetici, di saponi e tessuti e, a partire dal Seicento, anche di tabacco e caffè.

Tutta una civiltà passa e si evolve attraverso queste pratiche e queste figure. A completare l'affresco non mancano i ciarlatani, un vero "gruppo professionale", a cui nel volume è dedicato uno studio di David Gentilcore: ossia «persone che compariscano in piazza e vendono alcune cose con trattenimenti e buffoniane», come si legge in una licenza all'esercizio della professione a Roma; ovvero «zarlatani che mettano banchi per le piazze per vendere ogli, unguenti, pomate, controveleni, acque muschiate, zibetto, istorie et altre cose stampate, et che mettano cartelli per medicare». Veri attori, dottori Dulcamara, che fanno parte del folklore e della letteratura e della musica, ma anche dello sforzo complesso per aggiornare un'arte così antica e difficile, se deve tener conto di tutto l'uomo.
Il Sole 24 Ore – 5 gennaio 2014

Interpretare e curare
Medicina e salute nel Rinascimento
a cura di M. Conforti, A. Carlino e A. Clericuzio
Carocci, 2013
34,00

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