09 gennaio 2014

MUSSOLINI HA SOSTENUTO FRANCO E IL FASCISMO SPAGNOLO



Un saggio su un'autorevole rivista di storia dimostra che Franco preparò il colpo di stato con il sostegno preventivo politico-militare di Mussolini (insomma come farà Pinochet con Kissinger nel Cile del 1973)

Antonio Carioti

Le armi di Mussolini a Franco in preparazione della rivolta



Pedro Sainz Rodríguez, insigne filologo e cattedratico spagnolo, il 1° luglio del 1936 si trovava a Roma. Ma non per un simposio accademico: bolliva in pentola ben altro. Lo storico Angel Vinas ha ritrovato fra le carte di Sainz Rodríguez, depositate nell’archivio della Fondazione Universitaria Spagnola, quattro contratti da lui siglati, conclusi con l’industria aeronautica Siai (quella dei velivoli da combattimento Savoia Marchetti), per la fornitura di materiale bellico alle forze che stavano preparando il colpo di Stato militare contro la Repubblica spagnola, che scattò tra il 17 e il 18 luglio 1936, innescando la guerra civile durata fino al 1939.

Il saggio di Vinas, pubblicato sulla rivista «Nuova Storia Contemporanea», diretta da Francesco Perfetti, modifica dunque il quadro finora noto circa l’intervento dell’Italia fascista a favore del futuro dittatore Francisco Franco. Gli aiuti di Mussolini non vennero forniti, come si riteneva, dopo che l’insurrezione era riuscita solo in parte a causa della forte resistenza opposta dalle sinistre spagnole, ma erano già pronti prima che i nazionalisti entrassero in azione. Secondo Vinas, «la sommossa si predicò sulla base di una sostanziale connivenza con la potenza fascista più vicina alle destre radicali dell’epoca».

Del resto le armi acquistate da Sainz Rodríguez (un convinto monarchico che poi fu ministro di Franco e, in tarda età, ebbe un ruolo importante nell’ascesa al trono di re Juan Carlos) corrispondono a quelle inviate effettivamente dall’Italia all’inizio della guerra civile: in particolare i 12 bombardieri Sm81 previsti dal primo contratto partirono già il 30 luglio per la Spagna. L’importo totale del materiale venduto (aerei, motori, bombe, munizioni) era di 39,3 milioni di lire, equivalenti, secondo i calcoli di Vinas, a 330 milioni di euro odierni.

Da notare che diverso fu il caso del Terzo Reich. Berlino era all’oscuro della cospirazione spagnola e solo un concorso di circostanze favorevoli consentì agli insorti di attivare rapidamente un contatto con Adolf Hitler, che si mostrò subito disponibile. Invece Mussolini aveva instaurato rapporti e promesso armi alla destra spagnola già nel 1934 (questo era noto), quando il Paese iberico era stato scosso da gravi disordini, ma poi le aveva consegnate «solamente in minima parte».

Vinas collega la fornitura pattuita da Sainz Rodríguez ai discorsi filofascisti che il leader principale della destra spagnola, José Calvo Sotelo, andava facendo nell’estate del 1936, prima di essere assassinato da miliziani di sinistra alla vigilia dell’insurrezione, il 13 luglio. Inoltre lo storico si domanda se i nazionalisti avrebbero proseguito «i preparativi per una più che possibile guerra civile se non avessero potuto contare sulla sicurezza importante della protezione del materiale fascista».

Dare una risposta è difficile. Di certo i nuovi documenti accrescono l’importanza del contributo dato dall’Italia all’instaurazione del regime franchista, la cui immagine edulcorata viene man mano smentita dalle ricerche storiografiche. Eloquente, da questo punto di vista, il libro In nome di Dio e della patria , (Castelvecchi, pp. 186, e 17,50), in cui il corrispondente della Rai da Madrid, Piero Badaloni, racconta che sotto Franco moltissimi bambini spagnoli (forse addirittura 300 mila) vennero sottratti neonati ai loro genitori, ritenuti politicamente inaffidabili, per essere allevati secondo i dettami della dittatura.


Il Corriere della sera – 2 gennaio 2014

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