04 novembre 2014

SAGGIO SULLA MEDITAZIONE DI P. D'ORS



Biografia del silenzio (saggio sulla meditazione)

di Pablo d’Ors


9 (Todo cambia)
Uno dei primi frutti della mia pratica di meditazione è stato intuire che nulla in questo mondo permane stabile. Sapevo già prima, ovviamente, che tutto cambia, ma meditando ho preso a sperimentarlo. Anche noi cambiamo, nonostante ci incaponiamo a vederci come immutabili e durevoli. Ora vedo che questa essenziale mutevolezza dell’essere umano e delle cose è una buona notizia.
È curioso essere giunto a questa scoperta tramite la quiete. Tutto è successo come esporrò qui di seguito: meditando ho constatato che quando mi soffermavo su uno dei miei pensieri, questo svaniva (cosa che indubbiamente non succedeva quando guardavo una persona, la cui consistenza è indipendente dalla mia attenzione). A mio modo di intendere, ciò dimostra che i pensieri sono scarsamente affidabili, mentre al contrario le persone, foss’anche solo perché hanno un corpo, lo sono in grado considerevolmente maggiore. Ho deciso dunque che, da lì innanzi, non avrei più riposto la mia fiducia in qualcosa che si dilegua con tanta facilità. Ho deciso di lasciarmi guidare solo da ciò che dura ed è pertanto degno della mia fiducia. Presento che la grande domanda è: in che cosa ho fiducia?
Accettare questa costante mutevolezza del mondo e di se stessi non è un compito facile, soprattutto perché rende impraticabile ogni definizione chiusa. Noi esseri umani siamo soliti definirci per contrasto o per opposizione, il che equivale a dire per separazione e divisione. Ebbene è proprio così, dividendo, separando e opponendo, che ci allontaniamo da noi stessi. Definire una persona e non accettare la sua radicale variabilità è come rinchiudere un animale in una gabbia. Un leone in gabbia non è un leone, ma un leone in gabbia, il che è ben diverso.
Dal mio presente – e cerco di essere concreto – non posso condannare chi sono stato in passato per la semplice ragione che colui che ora giudico e disapprovo è un’altra persona. Agiamo sempre sulla base del senno e criterio di ogni momento, e se agiamo male è perché, almeno su quel punto, eravamo ignoranti. È assurdo condannare l’ignoranza passata sulla base della saggezza presente.

29 (Responsables de nuestro estar bien o mal)
Abbiamo l’abitudine di estendere e ingigantire i nostri sentimenti per sentire che siamo vivi, che ci accadono delle cose e che la nostra vita è degna di essere raccontata. Ovvio che la vita ci esorta, pungola e incalza tutti; ma quante delle nostre reazioni rispondono davvero alle sfide della vita e quante, invece, sono semplici decisioni mentali che hanno preso quegli stimoli come pretesto, distaccandosene però ben presto? A mio avviso, in gran parte ci inventiamo i nostri stati d’animo. Siamo responsabili del nostro stare bene o male. Quegli ampliamenti artifi ciali delle emozioni si possono controllare e perfino interrompere grazie alla meditazione, il cui proposito effettivo, così come lo concepisco, è insegnare a vivere la vita reale, non quella fittizia.
Le emozioni? Non sono altro che la combinazione di determinate sensazioni corporali con determinati pensieri. Lo stato d’animo? È un’emozione più o meno prolungata. Le emozioni e gli stati d’animo hanno il loro funzionamento, ma se ce lo proponiamo noi siamo infinitamente più forti. Possiamo non assecondare un’emozione, possiamo contrastare uno stato d’animo. Possiamo suscitare lo stato d’animo che desideriamo. Possiamo scegliere che ruolo rappresentare nello spettacolo o magari non impersonarne nessuno e assistervi come spettatori. Lo spettacolo può continuare e noi andarcene, o concludersi e noi restare. Le risorse della nostra sovranità sono impressionanti.

30 (El escenario vacío)
In questa prospettiva potrei definire la meditazione come il metodo spirituale (e quando dico «spirituale» mi riferisco alla ricerca interiore) per smascherare le false illusioni. Dilapidiamo buona parte della nostra energia in aspettative illusorie: fantasmi che svaniscono al toccarli. L’illusione è sempre un prodotto della mente, che ama distrarre l’uomo con raggiri, portandolo su un campo di battaglia dove non ci sono guerrieri, ma solo fumo, e stordirlo fino a renderlo incapace di reagire.
Noi che ci dedichiamo alla letteratura abbiamo molto chiaro che quel che sgorga dalla mente è morto e che invece vive ciò che scaturisce da un fondo misterioso che, in mancanza di un nome migliore, chiamerò «io autentico». Questo fondo misterioso – l’io autentico, non il piccolo io – è lo spazio da frequentare durante la meditazione. Questo fondo misterioso è come uno scenario vuoto. Proprio perché è vuoto, si riesce a distinguere quel che vi entra. Meditare è rimuovere da quello scenario le marionette illusorie per poter scorgere quel che irrompe sul palcoscenico. Tra tante marionette illusorie, abitualmente non distinguiamo cos’è reale. Perciò il compito di chi si siede a meditare è, fondamentalmente, di pulizia interiore. Ci spaventa lo scenario vuoto: tanta desolazione ci dà un’impressione di noia. Ma quel vuoto è la nostra identità più radicale, giacché non è altro che pura capacità di recepire e accogliere.

(di Pablo d’Ors sono stati tradotti in italiano il racconto lungo “Avventure dello stampatore Zollinger” (Quodlibet, 2011), e la raccolta di racconti “Il debutto” (AÌSARA, 2012), entrambi deliziosi, mentre resta da tradurre tra gli altri il romanzo mitteleuropeo e fuori dal tempo “Lecciones de ilusión”. Poliglotta e di formazione cosmopolita, prete cattolico (cappellano all’Università di Madrid Ramón y Cajal) e discepolo zen, d’Ors accompagna i malati terminali e le persone morenti. Si definisce lui stesso un “entusiasta melancólico” e “un escritor cómico, místico y erótico” (intervista al quotidiano ABC, 03.09.2014). La “Biografía del silencio” è uscita in Spagna con un piccolo editore (Siruela), e con il passaparola è diventata un piccolo bestseller. E’ stato ora pubblicata da Vita e pensiero (traduzione di Danilo Manera). Per i titoli dei tre paragrafi riportati (inseriti dall’autore solo nell’indice, e non nel testo) ho utilizzato la versione originale; GS)

Pubblicato da  giacomo sartori il

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