“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
11 aprile 2025
AMORE SENZA MISTERO
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Il mensile studentesco Aleteia nel suo numero 3 del giugno 1965 pubblicò ancora due canti cilentani. Si può supporre che il curatore dei testi fosse Gerardo Spira, ma il suo nome non figura accanto ai testi. I due canti sono assai diversi l'uno dall'altro. Il primo, che si trova a pagina 10, è di una grande freschezza e semplicità. Consiste in una serie di variazioni sul tema degli occhi. L'incantesimo dell'amore svelato attraverso lo sguardo:
Dall'uocchi va e dall'uocchi pruvene
dall'uocchi s'accumenza a fà l'ammore
e sono l'uocchi che fanno lu male
e lu core ,nge piglia passione:
e si l'uocchi putessero parlare
sarebbero li primi a fà l'ammore
E mò ca l'uocchi nu 'zanno parlare
tu bella capisci l'intenzione.
Dagli occhi va e dagli occhi proviene
dagli occhi si comincia a far l'amore
e sono gli occhi che fanno il male
e il cuore ci si appassiona:
e se gli occhi potessero parlare
sarebbero i primi a far l'amore
E ora che gli occhi non sanno parlare
tu bella capisci [quale può essere] l'intenzione.
Il secondo canto figura alla pagina successiva e ci trasporta in un contesto di feroce crudeltà e durezza di cuore. Letto con il senno di poi rimanda alla logica del femminicidio che così spesso ricorre nella cronaca italiana attuale. E' una pura esplosione del dispetto che si agita nell'animo dell'innamorato respinto. Da notare che la maledizione era un messaggio ricorrente nei litigi che si svolgevano in dialetto: una persona che era stata maltrattata poteva benissimo bollare il suo persecutore con l'auspicio: "che tu possa gettare il sangue", morire dissanguato, "ca tu puozzi iettà u sangu".
Quantu sì brutta ca puozz' esse accisa
mancu nu ciuccio te darìa nu vase
Sì stata cotta ind'a nà pignata
n'atu vullu ce vole e po sì ghiuta
Tu iere chera tant'avantata
ca vulive fa uerra e nun hai pututo
Tutti li cose t'aggiu preparato,
lu fuossu, li campane e lu tauto.
Quanto sei brutta, che tu possa essere uccisa
neppure un asino ti darebbe un bacio
Sei stata cotta in una pignata
un altro bollo ci vuole, e poi sei andata
Tu eri quella tanto piena di vanto
che volevi fare guerra e non hai potuto
Tutte le cose ti ho preparato,
la fossa, le campane e la bara.
Vera Gheno
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