07 ottobre 2024

LA LOTTA DI CLASSE VISTA DA DOMENICO LO SURDO

 


lunedì 7 ottobre 2024

SINOSSI DELLA LOTTA DELLE CLASSI - da Domenico Losurdo

 

a cura di Ferdinando Dubla

LA LOTTA DI CLASSE DI LOSURDO. UNA STORIA POLITICA E FILOSOFICA

Domenico Losurdo, La lotta di classe. Una storia politica e filosofica, Laterza 2015

Un libro fondamentale del filosofo italiano e intellettuale comunista scomparso nel giugno 2018. Da studioso, passa ora ad essere studiato come uno degli autori più significativi in ambito marxista



Domenico Losurdo (1924-2018)

Scheda del libro

La crisi economica infuria e si discute sempre più del ritorno della lotta di classe. Ma siamo davvero sicuri che fosse scomparsa? La lotta di classe non è soltanto il conflitto tra classi proprietarie e lavoro dipendente. È anche "sfruttamento di una nazione da parte di un'altra", come denunciava Marx, e l'oppressione "del sesso femminile da parte di quello maschile", come scriveva Engels. Siamo dunque in presenza di tre diverse forme di lotta di classe, chiamate a modificare radicalmente la divisione del lavoro e i rapporti di sfruttamento e di oppressione che sussistono a livello internazionale, in un singolo paese e nell'ambito della famiglia. A fronte dei colossali sconvolgimenti che hanno contrassegnato il passaggio dal XX al XXI secolo, la teoria della lotta di classe si rivela oggi più vitale che mai a condizione che non diventi facile populismo che tutto riduce allo scontro tra umili e potenti, ignorando proprio la molteplicità delle forme del conflitto sociale. Domenico Losurdo procede a una originale rilettura della teoria di Marx ed Engels e della storia mondiale che prende le mosse dal Manifesto del partito comunista.

IL PLURALE DELLA LOTTA È NEI PROCESSI RIVOLUZIONARI

da un fondamentale libro di Domenico Losurdo

“Non c’è dubbio: per Dahrendorf, Habermas e Ferguson (ma anche, come vedremo, per autorevoli studiosi di orientamento marxista o post-marxista), la lotta di classe rinvia esclusivamente al conflitto tra proletariato e borghesia, e anzi a un conflitto tra proletariato e borghesia che è diventato acuto e di cui entrambe la parti hanno consapevolezza; ma è questa la visione di Marx ed Engels? Com’è noto, dopo aver evocato «lo spettro del comunismo» che si «aggira per l’Europa» e prima ancora di analizzare la «lotta di classe (Klassenkampf) già in atto» tra proletariato e borghesia, il Manifesto del partito comunista si apre enunciando una tesi destinata a diventare celeberrima e a svolgere un ruolo di primissimo piano nei movimenti rivoluzionari dell’Otto e Novecento: «La storia di ogni società sinora esistita è la storia delle lotte di classe» (Klassenkämpfe) (MEW, 4; 462 e 475). Il passaggio dal singolare al plurale fa chiaramente intendere che quella tra proletariato e borghesia è solo una delle lotte di classe e queste, attraversando in profondità la storia universale, non sono affatto una caratteristica esclusiva della società borghese e industriale. Se ancora ci fossero dubbi, qualche pagina dopo il Manifesto ribadisce: «La storia di tutta la società si è svolta sinora attraverso antagonismi di classe, che nelle diverse epoche hanno assunto forme diverse» (MEW, 4; 480). Dunque, a essere declinate al plurale non sono solo le «lotte di classe», ma anche le «forme» che esse assumono nelle diverse epoche storiche, nelle diverse società, nelle diverse situazioni concrete che via via si verificano. Ma quali sono le molteplici lotte di classe ovvero le molteplici configurazioni della lotta di classe?“



Domenico Losurdodi Sannicandro di Bari (1941-2018) uno dei più importanti storici della filosofia marxista italiani

 

Domenico Losurdo, La lotta di classe: una storia politica e filosofica, Laterza, 2015



cit. da formato digitale, tratta di nodi teorico-politici molto importanti per lo stesso marxismo, primi tra tutti lo “Stato-nazione” e la sua degenerazione negli assetti imperialistici in quanto coloniali, il nazionalismo identitario, e la transizione al socialismo nel passaggio sempre necessario dalla “rottura” al “processo” rivoluzionario.

- La lotta delle classi intrecciata alle lotte di liberazione nazionale.

È proprio questo intreccio, non il nazionalismo identitario, che rende i processi di liberazione dei popoli oppressi oggettivamente, oltre che soggettivamente, rivoluzionari contro l’imperialismo colonialista, cioè la forma acuta di dominio ed egemonia del sistema economico del capitalismo. In Marx ed Engels

“l’interesse per i «moti delle nazionalità oppresse» non è meno vivo e costante di quello riservato all’agitazione del proletariato e delle classi subalterne.”, ma nell’ambito internazionalista, tant’è che

“ovvia è la necessità di una «economia politica della classe operaia», ma ciò non basta; occorre chiarire «alle classi operaie il dovere d’iniziarsi ai misteri della politica internazionale, di vegliare sugli atti dei loro rispettivi governi, di opporsi a essi, se è necessario, con tutti i mezzi in loro potere»; occorre che esse si rendano conto che la lotta per una «politica estera» di appoggio alle nazioni oppresse è parte integrante della «lotta generale per l’emancipazione della classe operaia» (MEW, 16; 11 e 13)+

 + la sigla MEW, seguita dall’indicazione del volume e della pagina, rinvia ai Werke, Marx K., Engels F. (1955-89), Werke, Dietz, Berlin (in traduzione it. ora per La Città del sole “Opere complete”, 2011-2016)

 

  La transizione al socialismo è preminentemente una questione politica.

Per leggerla gramscianamente è il passaggio dal dominio all’egemonia, dalla “guerra di movimento” alla “guerra di posizione”. Per Losurdo parte dalla distinzione, netta in Mao Tse Tung, tra “espropriazione politica” ed “espropriazione economica”.

L’ identità fra la lotta nazionale e la lotta di classe, secondo Mao, tende a verificarsi nelle rivoluzioni anticoloniali. La lotta di classe entra nelle guerre di resistenza e di liberazione nazionale e le insurrezioni e rivoluzioni anticoloniali.

[d’altra parte è stato così anche per la Resistenza italiana, cfr. l’analisi di Pietro Secchia in Ferdinando Dubla, “La Resistenza accusa ancora- Pietro Secchia e l’antifascismo comunista come liberazione popolare e lotta di classe (1943/45)”, Nuova Editrice Oriente, 2002]

 

“quando Marx parla della storia come storia della lotta di classe intende leggere in questa chiave non solo gli scioperi e i conflitti sociali di ogni giorno ma anche e soprattutto le grandi crisi, le grandi svolte storiche che si compiono sotto gli occhi di tutti: la lotta di classe è una macrostoria essoterica, non la microstoria esoterica cui spesso viene ridotta.” Certo, rimane il problema del segno di classe degli eventi storici: c’è il processo rivoluzionario (che è sia soggettivo che oggettivo) e c’è la reazione, la conservazione o il ritorno ad assetti regressivi dei sistemi sociali fondati sulla dialettica materialistica, asse portante dell’analisi marxista. Se la dialettica diventa genericamente masse/potere la lettura sociale diventa populista-qualunquista, anarcoide non anarchica, nel senso anche individuato da Gramsci: contro le frasi di «‘ribellismo’, di ‘sovversivismo’, di ‘antistatalismo’ primitivo ed elementare», espressione in ultima analisi di sostanziale «apoliticismo», cfr. Quaderni del carcere, ed. critica a cura di V. Gerratana, Einaudi, Torino, p. 2108-109 e 326-27.

 

prox.: LA “CATARSI” DI GRAMSCIuna nuova coscienza di classe per la transizione al socialismo dentro un processo rivoluzionario

 



Ferdinando Dubla- storico della filosofia, è condirettore della Scuola di Filosofia di Manduria "Giulio Cesare Vanini" e ricercatore di Subaltern studies Italia

 

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