“Quando
si parla di umorismo, io penso sempre al filosofo Hegel. Il suo libro La grande
logica lo lessi una volta che avevo i reumatismi e non potevo muovermi. È una
delle più grandi opere umoristiche della letteratura mondiale. Tratta della maniera
di vivere dei concetti, queste esistenze scivolose, instabili, irresponsabili;
come s’insultano l’un l’altro e fan la lotta a coltello e poi si siedono a
tavola insieme per la cena, come non fosse successo niente. Essi compaiono, per
così dire, a coppie, ciascuno sposato col suo contrario, e le loro faccende le
sbrigano in coppia, cioè firmano contratti in coppia, fanno processi in coppia,
organizzano irruzioni e scassi in coppia, scrivono libri e fanno dichiarazioni
giurate in coppia, e cioè come coppia completamente in disaccordo su ogni cosa.
Ciò che afferma l’ordine, lo confuta subito, possibilmente nello stesso
momento, il disordine, suo compagno inseparabile. Non possono vivere l’uno
senza l’altro, né l’uno con l’altro.
Lo spirito, l’ironia di una cosa lui lo chiama la dialettica. Come tutti i
grandi umoristi, egli diceva tutto con la faccia più seria di questo mondo. I
più grandi sovversivi si definiscono allievi del più grande sostenitore dello
stato! Tra parentesi, questo testimonia in favore del loro umorismo. Difatti,
non ho mai visto un uomo privo di umorismo che capisse la dialettica di Hegel”.
(Bertolt
Brecht, Dialoghi di profughi)
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