La
pericolosa risoluzione che equipara il nazifascismo al comunismo, votata
l'altro ieri al Parlamento Europeo, è ributtante e spaventosa.
Ma non posso
dire che mi stupisca chissà quanto: quest'ondata di revanscismo storico è
nell'aria da più che un bel po'.
Decenni a
riscrivere la storia, nei manuali scolastici, nelle trasmissioni TV, nei film
(Benigni vi dice nulla?), nelle dichiarazioni trasversali e sempre più al
limite di vari esponenti politici, tutto senza particolari levate di scudi:
insomma, mi pare che il terreno fosse, con tutta evidenza, piuttosto fertile,
perché potesse attecchire una risoluzione del genere.
Avrei voluto
scrivere molte cose – su come, tanto per cominciare, il fascismo sia nato con
Mussolini e il nazismo con Hitler, mentre il comunismo, no, non è nato con
Stalin, per esempio (e molti comunisti si opposero allo stalinismo, pagando
anche con la vita), e su quanto sia intellettualmente disonesto e storicamente
risibile, quindi, identificare l'ideologia comunista con il regime stalinista
–, ma non ne scriverò, invece, nessuna, limitandomi a riportare le parole di
qualcuno che, già parecchio tempo fa, ne sapeva giusto due righe più di me.
«Collocare
sul medesimo piano il comunismo e il nazifascismo in quanto entrambi sarebbero
totalitari, nel migliore dei casi è superficialità, nel peggiore è fascismo.
Chi insiste su questa equiparazione non può ritenersi un democratico. In verità
e nel fondo del cuore è in realtà già un fascista, e di certo solo in modo
apparente e insincero combatterà il fascismo, mentre riserverà tutto il suo
odio al comunismo».
[Thomas Mann, 1945]
Condivido
persino le virgole di questo bel pezzo di Francesca Pili.
Gianfranco Perriera:
RispondiEliminaPurtroppo l'epoca non ha più alcuna vergogna della pochezza di quanto afferma e suppone di pensare. Anche a non aver letto un solo rigo, basterebbe guardarsi intorno: se il capitalismo ha varie volte appoggiato o persino sostenuto il fascismo e mai lo ha fatto con il comunismo, qualche differenza deve pur esserci.
Identiche sono semmai le dittature, qualunque aggettivo le si abbini.
I tempi sono davvero cupi. Le semplificazioni incuranti della loro incoerenza logica sono il segno del dilagare dell'autoritarismo