Questo mi
sembra il miglior commento letto finora sugli annunci del Ministro della
Pubblica Istruzione Valditara:
Igiaba
Scego, Latino, Bibbia ed epica. Ma è un errore limitarsi alla storia
occidentale
La Stampa, 18 gennaio 2025
Alcuni
annunci del ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara, come l'introduzione
dello studio del latino e della lettura della Bibbia alle scuole medie, hanno
fatto gridare allo scandalo in molti. Dopo aver letto tweet, post, articoli
indignati mi sono chiesta però se non stiamo facendo la polemica sbagliata. Il
punto per me non è la reintroduzione del latino. Il latino va benissimo, ci
aiuta a ragionare ed è allo stesso tempo una lingua identitaria e plurale. Roma
antica infatti era multietnica, basta andare in giro per la via Appia oggi e
leggere le iscrizioni antiche (come fa la storica Mary Beard nella docuserie
Meet the romans) per renderci conto quanto l'impero romano sia stato popolato
da persone che provenivano dai quattro angoli del mondo: Vicino Oriente,
Africa, Europa Centrale, Mediterraneo. E poi non è scritta in latino la
Constitutio Antoniniana di Caracalla, imperatore di origine africana e
asiatica? La Constitutio Antoniniana che dava lo ius soli a tutti i sudditi
dell'impero? Il latino in effetti ci potrebbe insegnare molte cose, e le
potrebbe insegnare alla nostra politica.
Della
riforma della scuola invece mi preoccupa altro. Quell'obbligare il corpo
docente a rinchiudere se stesso e i propri studenti solo e unicamente
nell'ambito della storia italiana, europea e occidentale, abolendo di fatto la
geografia e il resto del mondo. Così facendo, ed è questa la mia grande
preoccupazione, rischiamo di rendere i nostri giovani meno competitivi sul
mercato mondiale. Di fatto rischiamo di renderli soli e marginali. Il futuro
infatti si giocherà sulle tecnologie (A.I. in testa), sulle scienze, ma anche
su saperi umanistici ben calibrati. Avere giovani digiuni di Asia (pensiamo
alle forze emergenti di Corea, Indonesia, Vietnam, India) o di Africa a chi
gioverà? Di certo non a noi. Ultimamente pensavo quanto l'Africa sia citata nei
meeting internazionali come continente del futuro e di come anche in Italia si
parli spesso di Piano Mattei. Ma mi chiedo: chi lavorerà al piano Mattei con i
vari paesi dell'Africa, se non stiamo preparando i nostri giovani a farlo? In
altri parti del mondo l'approccio è diverso. In Cina per esempio l'occidente
diventa materia di studio. C'è un boom di studi classici. Si studiano Platone,
Aristotele ma anche Ovidio e Virgilio, per capire noi, chi siamo, cosa facciamo
e faremo. Una strategia geopolitica che dovremmo copiare.
Anche un
hadith (così si chiamano in ambito islamico i detti del Profeta Mohamed),
probabilmente apocrifo, ma entrato ormai nella tradizione orale, recita così:
"Utlub al-'Ilm wa lawfi Sin" ovvero "Andate alla ricerca della
conoscenza quand'anche fosse in Cina", nel senso andate ovunque possibile,
anche lontanissimo, perché la conoscenza è tutto. Noi invece con questa riforma
stiamo facendo l'esatto contrario purtroppo. Non studiando gli altri ci
autocondanniamo ad abitare un margine. A galleggiare di fatto in una dorata
mediocrità. Condannando le generazioni che verranno a subire il futuro. —
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