Massimo
Cacciari, Musk
oracolo di una destra mai vista e quella sinistra ancorata al passato, La
Stampa, 13 gennaio 2025
Metti i Musk
al comando!” - Questo sembra il segno dell’epoca in cui già siamo entrati.
Nessun disegno politico, nessuna definita strategia segnano questo processo. Si
tratta di una evoluzione, proprio in senso culturale-antropologico, del sistema
che regge ormai il nostro mondo. L’opinione pubblica vi partecipa, soggetto
attivo e oggetto in uno, quanto i suoi “capi” politici. La potenza della
Tecnica (l’Apparato globale formato da economia, finanza, scienza, innovazione,
sviluppo) non è più sentita da tempo come ciò che è in grado di rispondere ai
nostri bisogni, di superare il bisogno, ma l’Autorità sovrana che li produce e
li detta. La Tecnica domina il dover essere dell’umanità e ne è diventata, in
tutta evidenza, la nuova religione. È essa che ci guida nella nebbia,
promettendoci, se ci affideremo alla sua intelligenza, di eliminare
l’angosciosa imprevedibilità dello stesso futuro. Ciò che la Tecnica afferma si
trasforma in una sorta profezia. Quanto esplicabili gli algoritmi su cui si
basa? Quanto responsabili i suoi oracoli? Domande di giorno in giorno più
oziose – ciò che universalmente si avverte è che la Macchina, Macchina ormai
divenuta intelligente, “spirituale”, rappresenta il fattore fondamentale della
nostra vita. E i suoi padroni ne sono perciò, di necessità, i sovrani. Stupirsi
dell’affermazione politica dei Musk potrebbe suonare perciò agli orecchi di un
sano realismo un patetico lamento.
Si sono
affermate nel corso degli ultimi decenni culture politiche che hanno
assecondato un tale processo e che nulla hanno a che fare con le destre e le
sinistre del Novecento. Queste esprimevano tutte, in forme anche contrapposte,
in lotta tra loro, la volontà politica di volgere ai propri fini la potenza del
sistema tecnico-economico. Esse concepivano ancora la Tecnica in quanto
strumento. Cambia tutto tra anni ’70 e ’80. Lì è la vera rivoluzione. Segnata
dai Reagan e dalle Thatcher. Le destre neo-conservatrici e neo-liberiste
mantengono soltanto come orpello ideologico, a scopo demagogico, alcuni dei
connotati delle destre storiche: retoriche nazionalistico-identitarie, velleità
civilizzatrici (l’idea della propria come la sola, autentica civiltà), l’esaltazione
dello strumento penale come fattore di sicurezza. In realtà la loro forza
consiste nella capacità di aderire pienamente alla potenza globale del sistema
economico-finanziario che guida la rivoluzione tecnologica del nuovo Millennio.
Eliminare gli impedimenti che ne limitano l’affermazione, amministrare il
contesto culturale e sociale in modo che ne interiorizzi i “valori” (il primo
dei quali sarà il successo individuale, da perseguire con ogni mezzo, sul
modello dei grandiosi successi della Tecnica), questo soltanto è ciò che deve
residuare della “vocazione politica”.
... La vecchia sinistra ... ha parlato per qualche tempo di un capitalismo
borghese che non esisteva più. Poi è rimasta incantata dalle ideologie della
fine della storia, della globalizzazione economico-finanziaria come portatrice
universale di democrazia e di pace. Mentre le nuove destre saltavano sul carro
dei vincitori, riuscendo così anche a dare l’impressione di guidarlo, le
sinistre difendevano arcaiche forme di centralità di parlamenti e assemblee
elettive, senza un’idea neppure sulla loro riforma.
Vince la
potenza politica delle destre? No, vince l’immagine di potenza che il
sistema-Musk esprime - e che le nuove destre, quelle che contano, del tutto
estranee alle geografie parlamentari del Novecento, idolatrano. Le sinistre
perdono perché appaiono fuori gioco rispetto ai fattori determinanti il nostro
destino. La loro è una forma di astensionismo, che dura dagli anni ’80, sia da
ogni effettuale partecipazione che da ogni efficacia critica allo stato di cose
esistente. La loro “astensione” determina il crollo della loro
rappresentatività soprattutto rispetto ai settori sociali più deboli e colpiti.
E anche questo, a guardar bene, è del tutto ragionevole: sono i meno protetti
ad aver bisogno di protezione. E dove vuoi cercarla se non presso quelli che ti
appaiono più agguerriti?
Poiché noi
siamo nel pieno e non alla fine della storia, poiché le contraddizioni si
moltiplicano, nulla è deciso. È certo però che le sinistre occidentali avranno
un futuro se riusciranno a comprendere davvero le ragioni oggettive del loro
fallimento, ragioni che travalicano di milioni di leghe limiti e difetti
tattici o errori di leader, e sapranno non semplicemente “ricollocarsi”
all’altezza delle nuove forme sociali di produzione, ma rappresentare,
all’interno di queste forme, un segno vivente di contraddizione. Contraddizione
tra il pensiero necessariamente unico della Macchina “spirituale” e coscienza
critica, tra lavoro dipendente e comandato, da un lato, cui sempre più
appartiene anche quello del ricercatore e dello scienziato, e, dall’altro, la
prepotente istanza di libertà che dalla stessa scienza proviene. Senza
utopismi, con i piedi ben fondati sulle possibilità reali che proprio le
conquiste dell’intelletto umano oggi ci offrono, ma che dilegueranno come neve
al sole senza una politica che sappia distribuire equamente la ricchezza
prodotta e creare le condizioni di una federazione tra popoli e nazioni oltre
ogni delirio egemonico.
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