28 febbraio 2013

Rudolf Steiner: alchimia del quotidiano







Al MART di Rovereto una grande mostra sull'opera di Rudolf Steiner e sui rapporti fra antroposofia e arte.

Nonostante il Mart di Rovereto stia soffocando per i tagli - il suo budget è sceso da cinque milioni a uno e mezzo, cifra che potrebbe contrarsi fino al cinquecentomila nei prossimi due anni - ha inaugurato la stagione espositiva del 2013 presentandosi ai visitatori con un'anteprima per l'Italia dedicata alla figura di Rudolf Steiner e con una mostra sul design che interpreta il cibo. La retrospettiva sul filosofo, realizzata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein, è curata da Matteo Kries e resterà aperta fino al 2 giugno).




 
Rudolf Steiner (1861-1925) è il fondatore dell'antroposofia, disciplina che riformò il campo pedagogico attraverso una nuova visione del mondo. I «tentacoli» di quel pensiero rivoluzionario raggiunsero campi in apparenza lontani, come la biocosmesi e l'agricoltura biodinamica. Nato a Krajevic (Croazia) da genitori austriaci, cattolici e di origine contadina, Steiner giovanissimo è già un fine commentatore delle opere di Goethe e in seguito ne curerà gli archivi. Un assaggio del suo pensiero - che influenzerà diversi campi del sapere - si può estrapolare da questa sua citazione: «In ogni essere umano esistono facoltà latenti attraverso le quali egli può giungere alla conoscenza del mondo dello spirito».

Con la sua ricerca di un'armonia totale fra individuo e natura, Steiner ispirò il lavoro di molti artisti - da Mondrian a Kandinsky fino a Beuys e nel tempo, le sue idee permearono l'architettura e il design, sconvolgendo gli ambienti domestici. In veste di modelli pedagogici, entrarono nelle scuole: la prima fu fondata a Stoccarda il 7 settembre 1919, per soddisfare la richiesta di Emil Molt, direttore della fabbrica di sigarette Waldorf Astoria, di creare un'istituzione educativa per i figli degli operai (il movimento pedagogico ha preso il suo nome proprio dalla fabbrica).



L'itinerario espositivo al Mart si apre con la sezione «Contesto»: una panoramica (attraverso disegni su lavagna, scritti e pubblicazioni da lui curate) che descrive la sua visione, confrontandola ai movimenti sociali e culturali degli inizi del XX secolo. «Metamorfosi», invece, si sofferma sulle proposte estetiche per il quotidiano. In scala viene riprodotto il Goetheanum, «un edificio vivente posto all'interno di un corpo plastico», concepito come sede per l'Antroposofia e dedicato all'amatissimo intellettuale tedesco. Realizzato in legno e inaugurato nel 1920, andò a fuoco nel 1922 e fu ricostruito tra il 1924 e il 1928.

«Pratica» - la parte finale della rassegna - ricorda come Steiner abbia prodotto una serie di mutamenti sostanziali nell'esistenza di tutti i giorni, a partire dal suo pensiero, e testimonia come tali cambiamenti siano ancora presenti nella società contemporanea. A dimostrazione di ciò sono esposti numerosi oggetti di design ispirati all'Antroposofia. Il percorso si chiude con una passeggiata dentro le Farbkammer, camere terapeutiche colorate ideate da Rudolf Steiner nel 1913 e ricostruite qui in dimensioni reali.

(Da: Il Manifesto del 13 febbraio 2013)



“Rudolf Steiner. L’alchimia del quotidiano”. 
Mart Rovereto, Corso Bettini, 43 Rovereto (TN) 
dal 9 febbraio al 2 giugno 2013. 
Orari: mar-dom 10.00-18.00, ven 10.00-21.00








27 febbraio 2013

LA VITA CONTINUA, MALGRADO BERSANI, BERLUSCA E GRILLO...






L' ALBERO DELLA VITA E' INDISTRUTTIBILE:


 

TUTTO VA BENE!



Proviamo a ridere un po'. Come scriveva Marx in una lettera a Ruge: “la situazione disperata dell’epoca in cui vivo, mi riempie di speranza”.



Massimo Gramellini  - Va tutto bene

Va bene, va tutto bene. La capacità del Pd di perdere le vittorie ha raggiunto livelli talmente sofisticati che persino un tifoso del Toro si sente pervadere da ammirato stupore, ma va tutto bene. Bersani è uscito disidratato dalle urne e beve venti bicchieri d’acqua in un quarto d’ora di conferenza stampa, ma va bene, va tutto bene. Domani si dimette il Papa, il Presidente della Repubblica è in Germania, il governo chissà, e a presidiare Roma è rimasto soltanto Alemanno, ma non abbiate paura: va tutto bene (anche perché non dovrebbe nevicare). Col quattro per cento dei voti la Lega controlla le tre Regioni più importanti del Nord e minaccia di trasferirle in Carinzia, ma va tutto bene, davvero. Gli uomini di Ingroia danno colpa della débâcle all’imitazione di Crozza (ma dai, era Crozza?), però va tutto bene. Una neosenatrice dei Cinquestelle, intervistata alla radio, non sa esattamente quanti siano i componenti di Camera e Senato che vorrebbe giustamente dimezzare, ma va bene, benissimo così (magari una sbirciata a Wikipedia, la prossima volta). I tedeschi, gli unici ad avere votato per Monti (per Fini e Casini non ce l’hanno fatta neanche loro) oltre a tutto il resto pretendono di esportare la stabilità e, avendo le elezioni a settembre, potrebbero decidere che il vincente governerà loro e il perdente noi, ma credetemi: va bene, va tutto bene.  
 Non sono impazzito, anche se la situazione politica me ne darebbe ampia facoltà. Mi sono solo convinto che l’Italia versava in un tale stato catatonico che per rianimarla serviva un elettrochoc. Ora siamo svegli. Nella melma più nera, ma svegli. Non resta che venirne fuori, ma questa da millenni è la nostra specialità.  

Dalla rubrica Buongiorno , LA STAMPA  27 FEBBRAIO  2013

FAR FINTA DI NON CAPIRE...





Se Pierluigi Bersani e i dirigenti del PD ogni tanto leggessero le favole, forse le cose per la sinistra andrebbero meglio. Ma loro non solo non le sanno leggere ma, con la loro arrogante supponenza, sanno solo disprezzarle.
Sarà sempre tardi quando la sinistra si accorgerà che con questi dirigenti  -  e, a scanso di equivoci,  si ricordi che Renzi è ancora più vecchio di Bersani! -  non vincerà mai.

Gianni Rodari - Il funerale della volpe


Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale.

Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portarono i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.

La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraio in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi.

Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro:
- È morta, è morta! Facciamole il funerale.

Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco.
Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentiva anche in Francia.

Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il corteo.

La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta.

E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.
Capire "la storia" è importante...


(da: Gianni Rodari, Il Libro degli Errori, 1964)



26 febbraio 2013

PERCHE' GRILLO VINCE





 

Michele Monina ha pubblicato oggi, su El Pais, un articolo che qui riproponiamo nella versione italiana. 
 
 Michele Monina - Bersani imita il suo imitatore

Alla fine l’ondata nuova, il tanto temuto (da alcuni) Tsunami ha travolto la politica italiana. O meglio, come uno tsunami che si rispetti, ha cominciato a travolgerla, e nelle prossime settimane, finirà di compiere la sua implacabile opera. Se questa tornata elettorale ha detto qualcosa di concreto è la vittoria del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo. E già il chiamarlo così, il movimento di Beppe Grillo, suona decisamente ingeneroso nei confronti dei tanti, tantissimi attivisti che lo animano, e dei milioni di elettori che hanno deciso di dare un segnale molto deciso alla classe politica italiana.
In realtà, questa tornata elettorale di cose ne ha dette anche altre, altrettanto decise. Ha detto che la nostra classe politica, invece di cogliere segnali di malcontento tanto evidenti, non ha saputo fare di meglio che dar vita a quella che verrà ricordata come la più brutta campagna elettorale dalla nascita della Repubblica. Una campagna elettorale che non si è svolta tra la gente, fisicamente, ma in televisione, e dove i programmi elettorali sono stati sostituiti dagli insulti, o da trovate di marketing al limite dell’imbarazzo. Bersani che imita il suo imitatore, finendo per parlare più che altro di giaguari da smacchiare, Monti che si ritrova a bere birra e accarezzare cuccioli di cane in televisione per sembrare più umano di quanto non sia, Berlusconi che gioca l’ultima carta da imbonitore, smentito dal Governo Svizzero rispetto alla possibilità di un accordo che avrebbe dovuto coprire la restituzione dell’Imu, Giannino che, da noto notista economico, si scopre ciarlatano cum laude, e nel mentre, loro, i cosiddetti grillini lì, a riempire le piazze, a muoversi, atti a cambiare le cose. Che il MoVimento 5 Stelle non fosse una sciocchezza, ma la vera incarnazione italiana di una voglia di cambiamento, loro, i partiti tradizionali, l’hanno capito alla fine, troppo tardi, e l’ultimo giorno di campagna elettorale ne è la prova provata. Bersani a parlare a qualche centinaio di militanti in teatro, Berlusconi colpito da improvvisa e salvifica congiuntivite e loro, con Grillo, a riempire la roccaforte della sinistra e dei sindacati, Piazza San Giovanni a Roma.
Parlare di Rivoluzione, in Italia, è sempre difficile. Non ne abbiamo mai fatte, noi, di rivoluzioni. E quando qualcuno ha protestato, levato la testa, è sempre stato per mimesi con le altre nazioni europei, mai per spinta interna. Anche recentemente, niente Indignados, qui, niente Occupy. Stavolta sembra che qualcosa possa essere cambiata.
Preso atto che un quarto degli italiani aventi diritto di voto non ha esercitato questa funzione, grande segno di scontento, quel quarto dei votanti che ha scelto questa nuova forza politica, partita dal basso, autofinanziatasi e libera da parentele e coalizioni, è il vero dato importante, anche più del ritorno, fatuo, del Cavaliere. Con questi numeri anche solo pensare a un voto di protesta è ingenuo quanto supponente.
Chi oggi dichiara di aver vinto, che sia il Pd, alla Camera, o il PDL al Senato, sa in realtà di aver racimolato molti meno voti che in precedenza. Per quel che riguarda Monti, beh, è scomparso all’orizzonte, probabilmente con il suo nuovo amico, il cane Empatia. Hanno perso tutti quanti. Chi era inseguito e chi inseguiva.
Chi dice il contrario mente, sapendo di mentire.
Chiaro, ora potrebbe regnare il caos, ma tant’è, sono inconvenienti di una fase di transizione. Probabilmente si dovrà tornare a votare entro l’anno, ma, si spera, con facce diverse da quelle che ci hanno accompagnato negli ultimi vent’anni. Da uomo di sinistra, poi, mi auguro che da questa parte si smetta di guardare con supponenza e superiorità un movimento che quantomeno ha regalato un’idea di futuro una generazione fantasma. Basta parlare di populismo, citare Gramsci a sproposito per dimostrare che Grillo è il nuovo Mussolini. Siamo nel 2013 e certi paragoni offendono il presente e anche la memoria.
La sinistra torni a guardare alle piazze, invece che ai palazzi e ai giaguari. Berlusconi, invece, è auspicabile cominci a godersi la sua vecchiaia. Noi, sicuramente, ce la godremmo fino in fondo.









PERCHE' GLI ITALIANI VOTANO BERLUSCONI






Mentre il Pd si avvia a formare un Governo – con la benedizione di Napolitano – con il PDL di Berlusca, mi pare opportuno sottoporre alla vostra attenzione questa breve nota di Giorgio Amico pubblicata oggi dal sito http://cedocsv.blogspot.it:

Giorgio Amico - Votare Berlusconi e vergognarsi di ammetterlo

L'Italia reale non è quella dei sondaggi. Questo ci dice l'esito delle elezioni. Visto le intenzioni espresse prima del voto, non si capisce chi abbia votato Berlusconi. Non è la prima volta che accade. Succedeva anche con la DC.

Nel maggio 1968, nel pieno della contestazione, si tennero le elezioni politiche. Migliaia di lavoratori emigrati in Francia e Germania tornarono in Italia per votare. Furono organizzati treni speciali per riportarli a casa. Nelle stazioni, giovani comunisti della FGCI, li aspettavamo con cartelli e bandiere. Vennero diffuse migliaia di copie de “l'Unità” “Forza compagni, che questa volta vinciamo!”, dicevano gli operai di ritorno a casa per votare. “Questa volta manderemo a casa la DC che con la sua politica ci ha costretto ad emigrare”.

I treni ripartivano carichi di bandiere rosse e noi tornavamo a casa pieni di entusiasmo e speranze. La Dc vinse con il 39% dei voti, facendo il pieno di consensi proprio nei paesi del sud dove erano tornati quegli emigranti pieni di voglia di cambiare.

In quei paesi quegli uomini tenevano casa e famiglia. Avevano figli da sistemare, favori da chiedere, potenti da rispettare. Nelle fabbriche tedesche e francesi erano degli sfruttati, ma nelle loro case e piccoli poderi (in rovina) del meridione si sentivano proprietari e parte dell'ordine costituito.

Capimmo allora che l'idea di una società civile pulita rispetto ad una politica sporca (come si diceva anche allora con riguardo alla DC e al centrosinistra) era un'illusione intellettuale e che aveva ragione Machiavelli a scrivere che gli uomini perdonano più facilmente l'uccisione del padre che la perdita della roba. E lui gli italiani li conosceva bene. Come Berlusconi... appunto.