30 settembre 2022

"EREDITA' DISSIPATE" ALL' UNIVERSITA' di PALERMO

 


Sono molto lieto di aver ricevuto, da un gruppo di studenti di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo, l' invito a presentare il mio ultimo libro, ancora fresco di stampa, presso la mia ex Facoltà sita in Viale delle Scienze,  Giovedì 6 ottobre 2022,  alle ore 17.

29 settembre 2022

PERCHE' I "POVERI CRISTI" OGGI NON SI RIBELLANO?

 






Riproduco di seguito il dibattito che si è svolto ieri, sulle pagine de mio diario facebook, su un problema che mi sono posto più volte in questo momento storico:

Perché i "poveri cristi" oggi non si ribellano?


             Angelo Pitruzzella

              In attesa del peggio votano Meloni, così fanno uno sgarbo ai loro colloni.


  • Mario Scialabba

    Perché non c'è chi li organizza.

  • Laura Marchese

    Perché sono soli.

  • Attivo

    Roberta Pinzauti

    Ognuno è solo a casa propria! Si comunica e ci si incazza sui social! ?

  • Giuliana Barone

    Non siamo organizzati

  • Luciana Messina

    Oggi parlavo con il proprietario del piccolissimo bar davanti casa mia .Sta tentando di far( solo) l impiegato in un importante bar di Rimini, dove abita suo figlio e poi trasferirsi definitivamente. Mi ha detto che gli è arrivata una bolletta triplicata rispetto allo scorso anno ..stessi mesi ! Anch io mi chiedo...come mai non ci sia tensione o disordine sociale un poco ovunque...Stanno aspettando l assesto politico? Booo ! Io una "bombarella" me l aspetto da un momento all altro....

  •  

  • Domenico Passantino

    Perché non sanno di essere poveri cristi.

  • Claudia Calabrese

    Perché sono sudditi senza alcun senso dello Stato e della Comunità.

  • Luciana Capitolo

    Non hanno la forza. Devono pensare a lavorare e mangiare...

  • Guido Masotto

    Sono deboli, ignoranti, incapaci non vi sono partiti sociali che se ne prendano il ruolo, i lavoratori non vengono rappresentati dalle elites responsabili che un tempo lo facevano, quelli pensano al potere e alle carriere senza vergognarsi

  • Alfonso Leto

    Perché hanno Giorgia e Matteo

  • Guido Masotto

    Che belli Giorgja e Matteo

  • Lu Potena

    Mancano gli strumenti culturali.

  • Antonella Deluigi

    Cristo non si è ribellato…è morto, ma poi è risorto!

  • Elena Mozzini

    Bella domanda perché?

  • Giovanni Festa

    Francesco e gentili commentatori..se rileggete sia il post con l'infelice espressione "poveri cristi" e tutti i commenti..alla fine, perdonate, vien fuori la solita spocchia di tutti noi cosiddetti di sinistra o meglio di quella destra destrissima nominata sinistra tutta quanta . Infatti il sotto traccia è sempre lo stesso: "i poveri cristi" sono ignoranti, coglioni,manipolabili et similia e manca il partito (qui a noi si allargano i polmoni e qualcuno si alza in piedi e sbatte i tacchi) che sia il loro educatore e pedagogo. E in fondo sono biechi reazionari di fatto e perfino fascisti ..Pensano solo ai bisogni primari e votano per la destra destrissima denominata cdx.Quasi quasi il sotto traccia sin da post...Ma perchè cazzo mai devono votare ? ..Siamo alle solite...

    Attivo

    Francesco Virga ha risposto:

     

    · l' espressione "poveri cristi" è di Danilo Dolci che, notoriamente, non era un uomo di destra e non amava i partiti politici. Il Cardinale Ruffini, non potendolo bruciare vivo, gli dedicò, con tanto disprezzo, una “Lettera Pastorale” che fece leggere in tutte le chiese siciliane la domenica delle palme del 1964. Lo stesso Cardinale, dieci anni prima, si servì del Ministro degli Interni del tempo, il democristiano Mario Scelba, per farlo arrestare e processare. Per il resto alcuni commenti non sono piaciuti neppure a me e prestano il fianco alla tua osservazione critica.

  • Giovanni Marchetti

    Perche' se si ribellano vengono massacrati.

  • Attivo

    Mario Palmisano

    https://www.facebook.com/193779700643027/posts/6079414975412774/

      Attivo

    Buona giornata Francesco, a Tutti....




SE SCOPPIA LA TERZA GUERRA MONDIALE LA SICILIA RISCHIA DI SALTARE IN ARIA

 



E a Sigonella che aria tira?

Antonio Mazzeo
28 Settembre 2022

La Sicilia si conferma come grande piattaforma mediterranea per le guerre nucleari del XXI secolo. Lo sostiene questo articolo, molto documentato, di Antonio Mazzeo, che mostra francamente uno scenario, certo ipotetico nelle sue conseguenze più letali, ma tutt’altro che campato in aria. D’altra parte chi potrebbe escluderlo – in attesa di conoscere l’alto profilo patriottico del prossimo ministro della difesa italiano – oggi, con i posizionamenti più recenti delle potenze atomiche e la proverbiale “responsabilità” dei governi europei? La tragedia che si consuma in Ucraina è diventata visibile ai più, cioè agli occhi di chi non voleva vedere sangue e processi durati anni, solo quest’anno, ma ogni nuova guerra nel pianeta viene preceduta da quel certo, inconfondibile rumore di sciabole che a tanta parte dell’umanità fa comodo ignorare per poi gridare alla follia. Ci sembra possa andare in quella direzione anche il nuovo contratto per 177 milioni di dollari siglato dall’Aeronautica militare USA per migliorare l’efficienza e garantire la manutenzione del sistema di comunicazione strategico ad alta frequenza che nomina esplicitamente la base di Sigonella. Seguite il denaro, diceva un siciliano che per intuire i movimenti di un altro genere di criminalità organizzata non era secondo a nessuno

foto tratta dalla pagina facebook di NoMuos No Sigonella

Saranno potenziate nella base siciliana di Sigonella le antenne e le apparecchiature che assicurano al Pentagono la trasmissione degli ordini di guerra nucleare. Nei giorni scorsi il Dipartimento dell’Aeronautica militare USA ha firmato un contratto del valore di 177 milioni di dollari circa con la società Collins Aerospace, controllata dal colosso militare industriale Raytheon Technologies, per migliorare l’efficienza e garantire la manutenzione del sistema di comunicazione strategico ad alta frequenza  High Frequency Global Communications System (HFGCS). “Le attività del contractor interesseranno le apparecchiature radio di terra, le infrastrutture di rete e i sottosistemi di antenne associati che supportano le comunicazioni militari dei centri di comando e controllo strategici”, spiega l’US Air Force.

I lavori di miglioramento della rete HFGCS saranno completati entro il 30 agosto 2028 e interesseranno le 14 installazioni militari che ne fanno parte in territorio USA e all’estero: la base aerea di Andrews, Maryland; RAF Croughton, Inghilterra; Diego Garcia nell’Oceano Indiano; la Joint Base Elmendorf-Richardson, Alaska; Barrigada e Finegayan, Guam; Lualualei e Wahiawa, isole Hawaii; Lajes, Portogallo; Offutt, Nebraska; Isabella e Salinas, Porto Rico; Yokota, Giappone; la stazione aeronavale (NAS) di Sigonella, Sicilia. In quest’ultima base la stazione terrestre del Global HF System è in funzione perlomeno dal maggio 2001.

L’High Frequency Global Communication System è il sistema di stazioni terrestri per le telecomunicazioni in alta frequenza dell’Aeronautica militare e di altri utenti “autorizzati” del Dipartimento della difesa; assicura inoltre al Comando aereo strategico USA il controllo su tutti i velivoli e le navi da guerra che operano in ogni angolo del pianeta. “L’HFGCS supporta tutta una serie di missioni che includono pure le comunicazioni vocali e dei dati da/per il Presidente degli Stati Uniti e gli altri leader militari e di governo quando essi si trovano in volo”, spiegano i manuali militari. Tutti i siti di ricezione e trasmissione dell’HFGCS sono controllati a distanza dalle basi aeree strategiche di “Andrews” (alle porte di Washington) e “Grand Forks” nel Nord Dakota.

“La missione principale dell’High Frequency Global Communication System supporta i lanci spaziali, le operazioni e le comunicazioni a lungo raggio delle unità navali, dei pattugliatori marittimi e delle forze terrestri”, aggiunge l’US Air Force. “Inoltre opera da centro di comando e controllo primario dei velivoli da trasporto dell’Air Mobility Command e degli aerei cisterna per il rifornimento in volo. Gli altri enti che utilizzano il sistema sono l’Agenzia di comunicazioni della Casa Bianca, l’US Navy High Command Network e le agenzie governative USA”.

Fondamentale il ruolo del sistema HFGCS nelle trasmissioni dei piani e degli ordini di guerra, specie di quella nucleare. “Il sistema globale ad alta frequenza supporta le richieste operative quotidiane della Casa Bianca, dello staff dei Capi di  stato Maggiore delle forze armate, dell’US Strategic Command, del Nuclear Command, Control & Communications (NC3) e di tutte le forze aeree militari combattenti”, spiega ancora l’US Air Force. “La rete HFGCS è a servizio delle operazioni di emergenza all’estero, assicurando trasmissioni terrestre e aeree sicure, robuste e fisicamente diverse, fornendo inoltre servizi di informazione tra località operative fisse e ridislocate”.

Grazie all’High Frequency Global Communication System possono essere trasmessi ai gruppi di volo dell’Aeronautica gli ordini criptati emanati secondo l’OPLAN 8010-12, il Piano operativo di deterrenza strategica che dal 2012 contempla le opzioni di attacco nucleare su “grande scala” o “limitati”. Le stazioni terrestri dell’HFGCS trasmettono i cosiddetti “EAM” (messaggi di azione di emergenza) e altri tipi di messaggi di rilevanza strategica. “Si tratta di una lettura, a voce, di diverse lettere in alfabeto fonetico NATO ed è rivolto alle singole unità, appartenenti alle forze aeree e navali, con capacità di attacco in possibili scenari di guerra nucleare”, spiega il blog specializzato in sistemi di comunicazione radio, universeradio.org. “La rete HF-GCS, è operativa di continuo, non solo in caso di scenari di guerra e i motivi sono molteplici. La comunicazione tempestiva in caso di guerra è fondamentale, per cui, anche in tempo di pace, si eseguono continui esercizi di addestramento, si tengono poi occupate le frequenze in modo che nessuno possa utilizzarle, in più, si tratta di una continua dimostrazione della forza e della prontezza delle forze armate USA, che agisce da deterrente per le fazioni ostili”.

Tra gli “EAM” ci sono in particolare i cosiddetti “Skyking” o “Foxtrot Broadcast”, messaggi sensibili che hanno priorità assoluta e che richiedono un’attenzione immediata da parte degli utenti/riceventi (codici di attacco nucleare in primis). “Non di rado, uno Skyking interrompe la lettura di un EAM ed è rivolto, collettivamente, ad ogni aereo o base missilistica che rientra nel piano di attacco per un eventuale conflitto nucleare”, aggiunge universeradio.org. “Questo piano prevede che vengano dispiegati diversi bombardieri, missili balistici e navi per colpire determinati obiettivi”.

A partire dalla fine del 2018 le quattordici stazioni terrestri dell’High Frequency Global Communications System (HFGCS), compresa Sigonella, sono state al centro di un altro importate programma di investimenti del Dipartimento della Difesa. Oltre 75 milioni di dollari sono stati spesi per acquistare e installare nuove apparecchiature radio per le comunicazioni in alta frequenza e più potenti antenne di trasmissione e ricezione. “Per fornire un sistema più sicuro e assicurare maggiori capacità operative potenziati sono stati installati ulteriori centri radio per consolidare l’HFGCS con le operazioni di US Navy”, spiega il Pentagono. “Con quest’ultimo progetto si potenzia l’efficienza del sistema radio e dei centri di controllo delle missioni, assicurando contestualmente l’interoperabilità e la compatibilità del sistema ad alta frequenza con il Global Information Grid (GIG), la rete di trasmissione e processamento delle informazioni gestita dal Pentagono e dal Defense Information System Network (DISN)”. Il programma avviato nel 2018 ha previsto anche la sostituzione delle antenne globali HF nelle basi aeree di Ascension, Croughton e Offutt. “Sono però necessarie ulteriori indagini per predisporre le prossime installazioni di antenne a Lajes, West Coast, Porto Rico, Elmendorf, Yokota, Hawaii e NAS Sigonella”, avvertiva il Pentagono. E la Sicilia si conferma come la grande piattaforma mediterranea per le guerre nucleari del XXI secolo.

ROSA LUXEMBURG FOR EVER

 


Rosa Luxemburg è stata la grande teorica della rivoluzione democratica
di Peter Hudis
Generazioni di pensatori e attivisti socialisti si sono confrontati con la vita e il pensiero di Rosa Luxemburg. Eppure ci sono ancora molte sorprese in serbo per chi è interessato alla sua eredità, come si è visto nella recente pubblicazione del quarto volume delle opere complete in lingua inglese. Insieme al volume tre precedentemente pubblicato, la nuova raccolta riunisce i suoi scritti sulla rivoluzione russa del 1905, uno dei più importanti sconvolgimenti sociali dei tempi moderni. L'analisi di Luxemburg del 1905 nel suo opuscolo 'Sciopero generale, partito e sindacati' è già noto (e compare nel quarto volume in una nuova traduzione). Tuttavia, più dei quattro quinti del materiale nel nuovo volume, che copre il periodo dal 1906 al 1909, appare per la prima volta in inglese. La maggior parte dei suoi scritti originariamente composti in polacco - circa la metà delle 550 pagine del volume - non sono mai apparsi in nessun'altra lingua.
Imparare a parlare russo
La Luxemburg, come la maggior parte dei marxisti della sua generazione (così come lo stesso Karl Marx) riteneva che una repubblica democratica a suffragio universale fosse la formazione più adatta per portare a termine con successo la lotta di classe. Come molti dei suoi contemporanei nella Seconda Internazionale, non vedeva alcuna contraddizione tra la lotta per le riforme democratiche all'interno del capitalismo mentre cercava una trasformazione rivoluzionaria che avrebbe abolito il capitalismo, anche se combatteva incessantemente coloro che separavano i due obiettivi.
Nel farlo, la Luxemburg distingueva tra le forme di lotta impiegate in periodo "pacifico" rispetto a quelle utilizzate nei periodi rivoluzionari. Lo scopo in entrambi gli scenari era quello di accrescere la coscienza e il potere della classe operaia. Tuttavia, "in tempo di pace, questa lotta si svolge nel quadro del dominio della borghesia", che richiedeva che il movimento operasse "nei limiti delle leggi esistenti che regolano le elezioni, le assemblee, la stampa", i sindacati, ecc. Lussemburgo la definì "una specie di gabbia di ferro in cui deve svolgersi la lotta di classe del proletariato". Quindi, le lotte di massa in tali periodi "soltanto molto di rado ottengono risultati positivi". Una fase rivoluzionaria era molto diversa, affermò:
I tempi della rivoluzione squarciano la gabbia della "legalità" come vapore represso che spacca il suo bollitore, lasciando che la lotta di classe esploda allo scoperto, nuda e senza ostacoli. . . la coscienza e il potere politico [del proletariato] emergono durante la rivoluzione senza essere stati deformati, vincolati e sopraffatti dalle "leggi" della società borghese.
Per la Luxemburg, l'attività e la ragione delle masse durante la Rivoluzione del 1905, in cui milioni di persone si impegnarono in scioperi di massa volti a far cadere il regime zarista, furono un chiaro esempio di tale momento. Come scrisse all'inizio del 1906: "Con la rivoluzione russa, il periodo di quasi sessant'anni di tranquillo governo parlamentare della borghesia volge al termine". Era giunto il momento per il movimento socialista nell'Europa occidentale di iniziare a "parlare russo" incorporando lo sciopero di massa nelle sue prospettive politiche e organizzative:
La tattica socialdemocratica, quale impiegata oggi dalla classe operaia in Germania e a cui dobbiamo le nostre vittorie finora, è orientata principalmente alla lotta parlamentare, è concepita nel contesto del parlamentarismo borghese. La socialdemocrazia russa è la prima a cui è toccata la dura ma onorevole sorte di utilizzare le basi dell'insegnamento di Marx, non in un'epoca di corretto e calmo corso parlamentare della vita statale, ma in un tumultuoso periodo rivoluzionario.
Compiti immediati
Negli anni trascorsi da quando la Luxemburg ha scritto queste parole, numerosi commentatori hanno elogiato i suoi sforzi per spingere i partiti socialdemocratici piuttosto seri in una direzione più rivoluzionaria, mentre altri hanno criticato la prospettiva della Luxemburg sulla base del fatto che minimizza le nette differenze tra il regime assolutista in Russia e le democrazie liberali occidentali. Ci sono diversi punti degni di nota in questo contesto.
In primo luogo, la Luxemburg riteneva che lo sciopero di massa "è e rimarrà un'arma potente della lotta operaia", ma ha proseguito sottolineando che era "solo quello, un'arma, il cui uso ed efficacia dipendono sempre dall'ambiente, dalle condizioni date e dal momento della lotta. In secondo luogo, affermava che il proletariato russo "non si stava ponendo obiettivi utopici o irraggiungibili, come la realizzazione immediata del socialismo: l'unico obiettivo possibile e storicamente necessario è stabilire una repubblica democratica e una giornata lavorativa di otto ore". Il socialismo non poteva essere all'ordine del giorno in Russia per due ragioni principali: la classe operaia all'epoca costituiva solo una piccola minoranza della popolazione dell'impero russo (meno del 15 per cento), ed era impossibile che il socialismo esistesse in un singolo paese:
La rivoluzione socialista può essere solo il risultato della rivoluzione internazionale, e i risultati che il proletariato in Russia potrà ottenere nella rivoluzione attuale dipenderanno, per non parlare del livello di sviluppo sociale in Russia, dal livello e dalla forma di sviluppo che le relazioni di classe e le operazioni proletarie in altri paesi capitalisti avranno raggiunto a quel tempo.
In un lungo saggio indirizzato al movimento operaio polacco, sviluppò ulteriormente questo punto:
Allo stato attuale, la classe operaia non è ancora pronta a compiere i grandi compiti che la attendono. La classe operaia di tutti i paesi capitalisti deve prima interiorizzare l'aspirazione al socialismo; un numero enorme di persone deve ancora arrivare a una consapevolezza dei propri interessi di classe. . . . Quando la socialdemocrazia avrà alle spalle la maggioranza dei lavoratori in tutti i maggiori paesi capitalisti, l'ultima ora del capitalismo sarà suonata.
Una rivoluzione operaia
Tuttavia, ciò non significava che la rivoluzione russa sarebbe stata confinata in un quadro liberale o borghese. Proprio come la corrente bolscevica di Vladimir Lenin - e in diretta opposizione ai loro rivali menscevichi - la Luxemburg riteneva che il compito immediato dei rivoluzionari nell'impero russo fosse la formazione di una repubblica democratica sotto il controllo della classe operaia. Poiché la borghesia liberale era troppo debole e compromessa per guidare la rivoluzione, «il proletariato doveva diventare l'unico combattente e difensore delle forme democratiche di uno Stato borghese».
Ha sottolineato che le condizioni in Russia oggi non erano come quelle esistenti nella Francia del diciannovesimo secolo:
Il proletariato russo combatte prima per la libertà borghese, per il suffragio universale, per la repubblica, per il diritto delle associazioni, per la libertà di stampa, ecc., ma non combatte con le illusioni che riempivano il proletariato [francese] del 1848. Combatte per [tali] libertà al fine di strumentalizzarle come arma contro la borghesia.
Ampliò ulteriormente questo punto altrove:
La rivoluzione borghese in Russia e in Polonia non è opera della borghesia, come in Germania e in Francia un tempo, ma della classe operaia, e per giunta di una classe già molto cosciente dei suoi interessi lavorativi: una classe operaia che cerca le libertà politiche non perché la borghesia ne tragga beneficio, ma proprio il contrario, perché la classe operaia risolva la sua lotta di classe con la borghesia e affretti così la vittoria del socialismo. Ecco perché la rivoluzione attuale è allo stesso tempo una rivoluzione operaia. Anche per questo, in questa rivoluzione, la battaglia contro l'assolutismo va di pari passo - deve andare di pari passo - con la battaglia contro il capitale, con lo sfruttamento. E perché gli scioperi economici sono in realtà quasi inseparabili in questa rivoluzione dagli scioperi politici.
La Luxemburg sostenne costantemente la necessità del sostegno della maggioranza delle masse sfruttate nel raggiungimento di qualsiasi transizione al socialismo, comprese quelle relative alle lotte per la libertà nelle terre capitaliste tecnologicamente sviluppate. Come scrisse poi nel dicembre 1918, a nome del gruppo da lei guidato durante la Rivoluzione tedesca: “La Lega Spartacus non prenderà mai il potere di governo se non in risposta alla volontà chiara e inequivocabile della grande maggioranza della massa proletaria di tutta Germania, mai se non per l'affermazione consapevole da parte del proletariato delle idee, degli obiettivi e dei metodi di lotta della Lega Spartacus.
Un passo avanti
La prospettiva della Luxemburg sulla rivoluzione russa del 1905 solleva una serie di domande, che riguardano i problemi affrontati dai regimi rivoluzionari nel mondo non occidentale nei decenni successivi alla sua morte. Come può la classe operaia mantenere il potere in una repubblica democratica dopo il rovesciamento del vecchio regime se rappresenta solo una minoranza della popolazione? Come può farlo se, come lei afferma, "la socialdemocrazia trova affidabile solo la politica di classe autonoma del proletariato" - dal momento che la fame dei contadini per la proprietà privata fondiaria li mette presumibilmente in contrasto con essa? E come è possibile sostenere una repubblica così democratica sotto il controllo del proletariato se non si verificano rivoluzioni in altri paesi che possono venire in suo aiuto?
La Luxemburg affrontò queste domande in un notevole saggio scritto in polacco nel 1908, "Lezioni delle tre Dume", che non era mai apparso prima in inglese. Nel 1908, la situazione in Russia era radicalmente cambiata da quando la rivoluzione era stata ormai sconfitta. Esamino' il corso del suo sviluppo, incoraggiando i marxisti a "raddoppiare il loro impegno nel sottoporre ogni dettaglio delle loro tattiche a una rigorosa autocritica". Lo ha fatto valutando la storia delle tre Dume, gli organi parlamentari istituiti nell'impero russo dal 1906 come concessione alla rivoluzione, con un diritto ristretto che divenne progressivamente più parziale a favore delle classi superiori:
La Terza Duma ha mostrato - e da questo scaturisce il suo enorme significato politico - che un sistema parlamentare che non ha prima rovesciato il governo, che non ha raggiunto il potere politico attraverso la rivoluzione, non solo non può sconfiggere il vecchio potere (una credenza vanamente detenute), non solo non può reggere il confronto con quel potere come strumento di opposizione (come ha cercato di fare la II Duma), ma può e deve diventare, al contrario, strumento della controrivoluzione.
Procedette a guardare avanti pensando al possibile destino di una futura rivoluzione che, a differenza di quella del 1905, riuscisse a rovesciare il vecchio regime:
Se il proletariato rivoluzionario in Russia dovesse ottenere il potere politico, anche se temporaneamente, ciò fornirebbe un enorme incoraggiamento alla lotta di classe internazionale. Ecco perché la classe operaia in Polonia e in Russia può e deve lottare per prendere il potere con piena consapevolezza. Perché una volta che i lavoratori hanno il potere, non solo possono svolgere direttamente i compiti dell'attuale rivoluzione - realizzando la libertà politica in tutto lo stato russo - ma anche stabilire la giornata lavorativa di otto ore, capovolgere le relazioni agrarie e, in una parola, materializzare ogni aspetto del loro programma, infliggendo i colpi più pesanti che possono al governo borghese e accelerando così il suo rovesciamento internazionale.
Realismo rivoluzionario
Eppure la domanda rimaneva: come potevano i lavoratori mantenersi al potere in una repubblica democratica a lungo termine se costituivano una minoranza della popolazione? La risposta di Luxemburg è stata che non potevano, eppure lo sforzo sarebbe comunque valso la pena:
Il carattere borghese della rivoluzione trova espressione nell'incapacità del proletariato di rimanere al potere, nell'inevitabile rimozione del proletariato dal potere mediante un'operazione controrivoluzionaria della borghesia, dei proprietari terrieri rurali, della piccola borghesia e della maggior parte dei contadini. Può darsi che alla fine, dopo che il proletariato sarà rovesciato, la repubblica scomparirà e sarà seguita dal lungo governo di una monarchia costituzionale estremamente contenuta. Potrebbe benissimo essere. Ma i rapporti di classe in Russia sono ora tali che la via anche a una costituzione monarchica moderata passa attraverso l'azione rivoluzionaria e la dittatura di un proletariato repubblicano.
Poco prima di scrivere questo, in un discorso a un Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo, fece le seguenti osservazioni:
Trovo che sia un povero leader e un esercito pietoso che va in battaglia solo quando la vittoria è già nel sacco. Al contrario, non solo non intendo promettere al proletariato russo una sequenza di certe vittorie; Penso, piuttosto, che se la classe operaia, fedele al suo dovere storico, continua a crescere e ad attuare le sue tattiche di lotta coerenti con le contraddizioni che si dispiegano e con gli orizzonti sempre più ampi della rivoluzione, allora potrebbe ritrovarsi in situazioni alquanto complicate e circostanze difficili. . . . Ma penso che il proletariato russo debba avere il coraggio e la determinazione di affrontare tutto ciò che gli è stato preparato dagli sviluppi storici, che dovrebbe, se deve, anche a costo di sacrifici, svolgere il ruolo di avanguardia in questa rivoluzione in relazione all'esercito mondiale del proletariato, l'avanguardia che apre nuove contraddizioni, nuovi compiti, e nuove piste per la lotta di classe, come fece il proletariato francese nel diciannovesimo secolo.
Non esitò a riconoscere le implicazioni di questa argomentazione:
La rivoluzione in questa concezione porterebbe al proletariato perdite e vittorie. Eppure, per nessun'altra strada, l'intero proletariato internazionale può marciare verso la sua vittoria finale. Dobbiamo proporre la rivoluzione socialista non come un salto improvviso, terminato in ventiquattro ore, ma come un periodo storico, forse lungo, di turbolenta lotta di classe, con pause sia brevi che prolungate.
Questa era una straordinaria espressione di realismo rivoluzionario. La Luxemburg era pienamente consapevole che anche una repubblica democratica sotto il controllo della classe operaia - così come lei stessa come Marx intendeva "la dittatura del proletariato" - era destinata ad essere estromessa dal potere in assenza di una rivoluzione internazionale, soprattutto in un paese in cui la classe operaia costituiva una minoranza. Eppure, anche se quindi la rivoluzione sarebbe “fallita” almeno da un punto di vista, avrebbe prodotto importanti trasformazioni sociali, fornendo il sedimento intellettuale da cui potrebbe nascere un futuro sradicamento del capitalismo.
In breve, la Luxemburg non pensava che avesse senso sacrificare la democrazia per rimanere al potere, poiché la forma politica richiesta per realizzare la transizione al socialismo era la "democrazia totale". Se un regime non democratico rimanesse al potere, la transizione al socialismo diventerebbe impossibile, poiché la classe operaia rimarrebbe senza i mezzi e la formazione per esercitare il potere per proprio conto. Ma d'altra parte, se esistesse una democrazia proletaria anche per un breve periodo di tempo, potrebbe aiutare a ispirare una successiva transizione al socialismo.
Autoesame
Questo argomento parla di ciò che si sarebbe svolto un decennio dopo, quando lo zarismo fu finalmente rovesciato nella Rivoluzione del febbraio 1917, seguita in breve tempo dalla presa del potere da parte dei bolscevichi nell'ottobre dello stesso anno. Lenin e i bolscevichi erano allora pienamente consapevoli che le condizioni materiali non permettevano la creazione immediata di una società socialista, anche se proclamavano l'instaurazione della dittatura del proletariato. Questo è il motivo per cui Lenin lavorò così duramente per promuovere le rivoluzioni proletarie nell'Europa occidentale.
Tuttavia, due questioni fondamentali separavano l'approccio di Lenin da quello della Luxemburg. In primo luogo, il suo regime non prese la forma di una repubblica democratica, come si vede nella soppressione delle libertà politiche, uno sviluppo a cui la Luxemburg si oppose aspramente nella sua critica del 1918 alla Rivoluzione russa. In secondo luogo, Lenin riteneva che una volta che i bolscevichi avessero preso il potere, intendessero mantenerlo, in modo permanente. Questo era molto diverso dall'affermazione di Luxemburg secondo cui "l'incapacità del proletariato di rimanere al potere" non sarebbe stato il peggior risultato, fintanto che la visione di liberazione proiettata al mondo attraverso la sua creazione di una società democratica basata sul governo del classe operaia ispirava altri a intraprendere la lotta contro il capitalismo.
La posizione della Luxemburg è particolarmente sorprendente perché era pienamente consapevole che la borghesia sarebbe sempre ricorso a una repressione violenta all'indomani di una rivoluzione sconfitta. In effetti, perse la vita in seguito alla sconfitta della rivolta della Lega di Spartaco del gennaio 1919 a Berlino, a cui inizialmente si oppose perché mancava un sostegno di massa sufficiente. Tuttavia, la Luxemburg era ugualmente consapevole che qualsiasi tentativo di forgiare una transizione al socialismo attraverso mezzi non democratici era destinato a fallire. In questo senso ha anticipato l'esito tragico di molte rivoluzioni nei decenni successivi alla sua morte.
Qualunque cosa si pensi della riflessione della Luxemburg su questi temi, una cosa è chiara: ha sviluppato una concezione distintiva, anche se raramente discussa, della transizione al socialismo (soprattutto per le società in via di sviluppo, che è quello che era l'impero russo all'epoca) che ha ricevuto troppo poca attenzione. Si spera che la pubblicazione di questi scritti in inglese ponga rimedio a questa negligenza. Sebbene molte delle idee di Luxemburg parlino di questioni con cui si trovano oggi alle prese socialisti democratici, antimperialisti e femministe, su almeno una questione critica, la sua prospettiva non ha resistito alla prova del tempo. Sta nella sua ripetuta insistenza: «Quando sarà abolita la vendita del lavoro dei lavoratori agli sfruttatori privati, la fonte di tutte le disuguaglianze sociali di oggi scomparirà».
L'affermazione della Luxemburg secondo cui l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione avrebbe fornito la base per porre fine a "ogni disuguaglianza nella società umana" non era solo sua. Praticamente ogni tendenza e teorico della socialdemocrazia rivoluzionaria nella Seconda Internazionale la condivideva, inclusi Lenin, Karl Kautsky, Leon Trotsky e molti altri. Eppure oggi è difficile mantenere questo punto di vista.
Né i welfare state socialdemocratici, che cercavano di limitare i diritti di proprietà privata, né i regimi in URSS, Cina e altrove nel mondo in via di sviluppo, che li abolirono attraverso la nazionalizzazione della proprietà, sono riusciti a sviluppare una valida alternativa al modo capitalista di produzione. È chiaramente necessaria una trasformazione sociale molto più profonda che colpisca non solo la proprietà privata e i mercati “liberi”, ma soprattutto la forma alienata di relazioni umane che definisce la modernità capitalista.
Questo è un compito per la nostra generazione, che può essere di grande aiuto tornando con occhi nuovi alle implicazioni umanistiche della critica di Marx alla logica del capitale. Ciò comporta una rivalutazione critica del significato del socialismo che potrebbe non essere stato all'ordine del giorno ai tempi della Luxemburg, ma che lo spirito generale del suo lavoro sicuramente incoraggia. Come scrisse nel 1906:
L'autoesame, cioè rendersi consapevoli ad ogni passo della direzione, della logica e della base dello stesso movimento di classe, è quel deposito da cui la massa operaia trae sempre più forza per lottare di nuovo, e per mezzo del quale comprende la propria esitazione e le proprie sconfitte come tante prove della propria forza e dell'inevitabile vittoria futura.
SULL'AUTORE
Peter Hudis
Peter Hudis è l'autore di Marx's Concept of the Alternative to Capitalism, e Frantz Fanon: Philosopher on the Barricades. E' il curatore delle Opere Complete The Complete Works of Rosa Luxemburg (tre volumi sono già usciti).
Traduzione di Maurizio Acerbo