28 febbraio 2014

IL FASCISMO SECONDO PASOLINI

Riprendo da un bel sito appena conosciuto  http://lacapannainparadiso.blogspot.it/    questo documento:

Pasolini e... la forma della città

da Pier Paolo Pasolini, Pasolini e... la forma della città, film di P. Brunatto, RaiTV, 1973

Veduta di Orte, Viterbo (Wikimedia)
Pasolini, in un poco noto documento del 1973, evidenziava la difficile integrazione tra l'architettura tradizionale e il Modernismo, e i danni prodotti da quest'ultimo: un film-intervista di circa quindici minuti, prodotto dalla RaiTV e trasmesso il 7 febbraio 1974, nell’ambito di una rubrica televisiva dove veniva chiesto ad alcune personalità della cultura italiana di esporre le ragioni della loro predilezione per una particolare opera d’arte. Pasolini scelse la sua opera d'arte: la città storica italiana anonima. In apertura lo vediamo inquadrare con una macchina da presa l'antico borgo di Orte arroccato su una rupe, elogiandone la bellezza quale “forma perfetta e assoluta”. Successivamente allarga il campo e vediamo apparire ai piedi e ai lati della rupe dei fabbricati moderni che, a suo dire, vanno a rovinare questa perfezione.
Io ho scelto una città, la città di Orte [...], ho scelto come tema la forma di una città, il profilo di una città. [...] Io ho fatto un'inquadratura che prima faceva vedere soltanto la città di Orte nella sua perfezione stilistica, cioè come forma perfetta, assoluta, ed è più o meno l'inquadratura così; basta che io muova [lo zoom] nella macchina da presa, ed ecco che la forma della città, il profilo della città, la massa architettonica della città, è incrinata, è rovinata, è deturpata da qualcosa di estraneo, che è quella casa che si vede là a sinistra. La vedi?
[…] quante  volte mi hai visto soffrire smaniare perché questo disegno, questa purezza assoluta della forma della città era rovinata da qualcosa di moderno, da qualche corpo estraneo che non c'entrava […] case moderne dall'aspetto non dico orribile, ma estremamete mediocre […] che cosa è che mi offende in loro è il fatto che appartengono ad un'altro mondo, hanno caratteri stilistici completamente diversi da quelli della antica città di Orte, e la mescolanza delle due cose infastidisce, è un'incrinatura, un turbamento della forma, dello stile. 
[…] la forma della città di Orte appare in quanto tale perché è sulla cima di questo colle bruno, divorato dall'autunno, con questa curvatura davanti e contro il cielo grigio. Ora quelle case popolari, che cosa vengono a turbare? Vengono a turbare, soprattutto, il rapporto fra la forma della città e la natura. Ora il problema della forma della città e il problema della salvezza della natura che circonda la città, sono un problema unico. Ma sempre si pone il problema di rispettare il confine naturale tra la forma della città e la natura circostante.  
[…] Mentre per Orte si può parlare soltanto di lieve danneggiamento, di difetto, per quel che riguarda in generale la situazione dell'Italia, delle forme delle città nella nazione italiana, la situazione è invece decisamente irrimediabile e catastrofica. […] questa strada [di Orte] … è un'umile cosa, non si può nemmeno confrontare con certe opere d'arte, d'autore, stupende, della tradizione italiana. Eppure io penso che questa stradina da niente, così umile, sia da difendere con lo stesso accanimento, con la stessa buona volontà, con lo stesso rigore, con cui si difende l'opera d'arte di un grande autore. […] Nessuno si batterebbe con rigore, con rabbia, per difendere questa cosa e io ho scelto invece proprio di difendere questo. [...] Voglio difendere qualcosa che non è sanzionato, che non è codificato, che nessuno difende, che è "Opera", diciamo così, del popolo, di un'intera storia, dell'intera storia del popolo di una città, di un'infinità di uomini senza nome che però hanno lavorato all'interno di un'epoca che poi ha prodotto i frutti più estremi e più assoluti nelle opere d'arte e d'autore. Ed è questo che non è sentito. Con chiunque tu parli, è immediatamente d'accordo con te nel dover difendere [...] un monumento, una chiesa, la facciata della chiesa, un campanile, un ponte, un rudere il cui valore storico è ormai assodato, ma nessuno si rende conto che quello che va difeso è proprio questo passato anonimo, questo passato senza nome, questo passato popolare.   
[…] [A Sabaudia] il fascismo, il regime fascista non è stato altro, in conclusione, che un gruppo di criminali al potere che non ha potuto fare niente, non è riuscito ad incidere, nemmeno a scalfire lontanamente la realtà dell'Italia. Sicché Sabaudia, benché ordinata dal regime secondo certi criteri di carattere razionalistico, estetizzante, accademico, non trova le sue radici nel regime che l'ha ordinata ma [...] in quella realtà che il fascismo ha dominato tirannicamente ma che non è riuscito a scalfire, cioè è la realtà dell'Italia provinciale, rustica, paleoindustriale, che ha prodotto Sabaudia e non il fascismo.
Ora, invece, succede il contrario, il regime è un regime democratico. […] però quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente a ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della civiltà dei consumi, invece, riesce a ottenere perfettamente, distruggendo le varie realtà particolari, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l'Italia ha prodotto in modo storicamente molto differenziato, e allora questa acculturazione sta distruggendo in realtà l'Italia.  […]  
Il vero fascismo è proprio questo potere della civiltà dei consumi che sta distruggendo l'Italia, e questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che non ce ne siamo resi conto, è avvenuta in questi ultimi cinque, sei, sette, dieci anni... è stato una specie di incubo in cui abbiamo visto l'Italia intorno a noi distruggersi, sparire. Adesso, risvegliandoci, forse, da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c'è più niente da fare.
Sitografia:
Video del Film
www.pasolini.net
http://spotonarchitecture.blogspot.it
Pasolini ad Orte racconta a Ninetto la forma della citta’


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