19 marzo 2015

LA MARSIGLIA DI JEAN-CLAUDE IZZO



Luciano Del Sette
Jean-Claude Izzo il cuore di Marsiglia

Solo il pro­logo e l’epilogo fanno ecce­zione. Lì non com­pa­iono. Le ritrovi, invece, pun­tuali, sem­pre intro­dotte dalla for­mu­la­zione ‘Nel quale’, sotto la scritta che indica il numero del capi­tolo. Sono due righe che pos­sono sfug­gire al let­tore immerso nello scor­rere delle vicende della Tri­lo­gia di Fabio Mon­tale, il com­mis­sa­rio creato da Jean Claude Izzo.

Pos­sono sfug­gire per­ché a loro viene da asse­gnare il valore di una sem­plice cita­zione, di un pic­colo diver­ti­mento let­te­ra­rio. Invece, se messe in fila, quelle due righe, cen­to­venti in tutto tra Casino totale, Chourmoe Solea, i romanzi della Tri­lo­gia, assu­mono ben altro valore. Come se fos­sero parole scritte con l’inchiostro sim­pa­tico, che solo il calore di una fiamma può ren­dere evi­denti, diven­tano espres­sione dell’anima inte­riore e let­te­ra­ria di Izzo.

Descri­vono il suo amore senza con­di­zioni per Mar­si­glia, l’identità dei suoi per­so­naggi, il suo credo morale e poli­tico, la coscienza della dispe­ra­zione altrui, la ricerca della spe­ranza sovente scon­fitta dalla disil­lu­sione. Pro­viamo, allora, a met­terne in fila qual­cuna, per rac­con­tare Izzo, cui non calza fino in fondo la defi­ni­zione di autore del genere ‘noir’, che ha fer­mato la sua penna e con­cluso la sua vita nell’ultima set­ti­mana di gen­naio del 2000. Quin­dici anni fa, a cin­quan­ta­cin­que anni.

Da Casino totale «Anche per per­dere biso­gna sapersi bat­tere; anche senza pos­si­bi­lità, scom­met­tere signi­fica spe­rare; l’onore dei soprav­vis­suti è soprav­vi­vere; è nel dolore che si risco­pre di essere un esi­liato; è meglio espri­mere ciò che si sente; l’unica trama è l’odio del mondo». Da Chourmo. Il cuore di Mar­si­glia «Di fronte al mare la feli­cità è un’idea sem­plice; è essen­ziale che la gente si incon­tri; nella vita le scelte non deter­mi­nano tutto; la sto­ria non è l’unica forma del destino; non esi­ste una bugia inno­cente; anche i rim­pianti appar­ten­gono alla feli­cità; si sputa nel vuoto, per disgu­sto e con stan­chezza».

Da Solea «Lon­tano dagli occhi vicino al cuore, Mar­si­glia, sem­pre; l’abitudine alla vita non è una vera ragione per vivere; sono spesso gli amori segreti quelli che si divi­dono con una città; esi­stono errori troppo mostruosi per averne rimorso; gra­zie alla leg­ge­rezza, la sof­fe­renza può ricon­ci­liarsi con il volo di un gab­biano; è pro­prio la vita che si recita, fino all’ultimo respiro; non esi­ste verità che non porti con sé l’amarezza».

È pro­prio la vita che si recita, fino all’ultimo respiro (Solea, capi­tolo 11). Izzo, sul pal­co­sce­nico della vita, ci era salito il 20 giu­gno del 1945, venendo al mondo nel quar­tiere del Panier, abi­tato da un popolo di migranti tra i quali si regi­strava la pre­senza mas­sic­cia dei corsi e degli ita­liani; quar­tiere sto­ri­ca­mente con­si­de­rato dal resto dei mar­si­gliesi luogo di malaf­fare, traf­fici, pic­cola e grande delin­quenza, pro­sti­tu­zione.

Gen­naro, padre di Jean Claude, era arri­vato al Panier da Castel San Gior­gio, Salerno. Di mestiere bari­sta, aveva spo­sato Isa­belle Navarro, radici spa­gnole, nata in rue des pisto­les. La prima gio­vi­nezza di Izzo si divide tra la scuola, il lavoro di com­messo in una libre­ria e la mili­tanza nel Movi­mento Inter­na­zio­nale Pax Chri­sti. Il vento degli obbli­ghi da assol­vere per essere buon cit­ta­dino lo porta in ser­vi­zio mili­tare a Gibuti, nel ’64.

Il vento della poli­tica, sotto le armi, a fare un lungo scio­pero della fame. Lo stesso vento, reso più forte dalla raf­fica del ’68, spin­gerà Izzo a can­di­darsi nelle ele­zioni legi­sla­tive con il Par­tito Socia­li­sta Uni­fi­cato e poi a entrare nel Par­tito Comu­ni­sta Fran­cese. La Mar­seil­laise, quo­ti­diano regio­nale del PCF, lo chiama a col­la­bo­rare.

Il con­gedo tem­po­ra­neo da Mar­si­glia, insieme alla prima moglie Marie Helene Bastia­nelli, avviene con il tra­sfe­ri­mento in un pae­sino a cin­quanta chi­lo­me­tri di distanza. Gli anni tra il ’70 e il ’75 sono gli anni della scrit­tura mili­tante e di quella poe­tica: un copione tea­trale per chie­dere la libertà della mili­tante comu­ni­sta ame­ri­cana Angela Davis, il ruolo di vice capo­re­dat­tore a La mar­seil­laise, la pub­bli­ca­zione di quat­tro rac­colte di poe­sia. Il respiro della vita si con­trae.

Nel ’78, Jean Claude resti­tui­sce la tes­sera del PCF e si separa da Marie Helene, qual­che mese più tardi si dimette da La mar­seil­laise, per vivere fa lavori sal­tuari. Dal 1980 al ’95, anno di uscita di Total Khéops, Casino totale, per l’editore Gal­li­mard, l’uomo che sotto il capi­tolo numero quin­dici di Chourmo anno­terà Nel quale anche i rim­pianti appar­ten­gono alla feli­cità, diventa redat­tore di un altro gior­nale, Vie Mutua­li­ste; approda a Parigi, scrive per il cinema e per la musica.

Non può saperlo ancora, ma la recita fino all’ultimo respiro della vita sta len­ta­mente avvi­ci­nan­dosi alla con­clu­sione. Respira bene, Izzo, ai ritmi let­te­rari del seguito di Casino totale, Chourmo. Il respiro di Mar­si­glia; di Mari­nai Per­duti, di Solea(romanzo con­clu­sivo della Tri­lo­gia), di Vivere stanca; degli appunti e delle rifles­sioni in Mar­seille. L’affanno si fa sen­tire forte, ine­so­ra­bile, durante la ste­sura de Il sole dei morenti. La parola fine porta la data 26 gen­naio del Duemila.

Séba­stien Izzo guarda lo schermo del suo com­pu­ter, guarda la tua fac­cia ‘tra­smessa’ da skype. Somi­glia al padre, Séba­stien, prima che il tempo, l’amore per il rito dell’aperitivo, la buona tavola e il buon vino aggiun­ges­sero roton­dità a un viso gio­viale incor­ni­ciato dagli occhiali; ren­des­sero un po’più radi i capelli lun­ghi della gio­ventù; dise­gnas­sero una piega rifles­siva sul sor­riso.

Due cita­zioni per te, Seba­stien. La prima, Sono spesso gli amori segreti quelli che si divi­dono con una città (Solea, capi­tolo 6), per chie­derti che padre era Jean Claude, quali rap­porti aveva con la gente del suo stesso mestiere, di cosa par­la­vate pas­seg­giando per Mar­si­glia, «Durante la mia infan­zia non l’ho visto molto. Si era sepa­rato da mia madre, io avevo sol­tanto sei anni. Le cose cam­bia­rono quando lui si tra­sferì a Parigi (nel 1987, ndr) e andavo a tro­varlo.

Era un padre affet­tuoso, pas­sa­vamo molte ore in giro per la città. Diventò un amico con il suo ritorno a pochi chi­lo­me­tri da Mar­si­glia. Nei miei ricordi di quin­di­cenne ci sono le tante sere pas­sate a chiac­chie­rare durante un ape­ri­tivo o una cena. Da lì in poi il rap­porto andò sem­pre più raf­for­zan­dosi. Men­tre stava scri­vendo Casino totale, mi man­dava le pagine chie­den­domi giu­dizi, sug­ge­ri­menti sui posti in cui ambien­tare i capi­toli. Izzo cono­sceva un sacco di gente, per­ché prima di diven­tare scrit­tore era stato gior­na­li­sta e respon­sa­bile della comu­ni­ca­zione per eventi cul­tu­rali, Con loro con­ti­nuava ad essere sem­pli­ce­mente se stesso: gen­tile, dispo­ni­bile, pronto a par­lare e discu­tere, ospi­tale.

Posso dire in tutta sin­ce­rità che era sin­ce­ra­mente amato. Le nostre pas­seg­giate per Mar­si­glia sono state molte e molto diverse tra loro. Ai tempi di Casino totale andavo a pren­derlo con l’auto nel paese in cui viveva, mio padre non ha mai avuto la patente, e gira­vamo i bar, i bistrot, le piazze del Mare­chais e delle Gou­des. Cono­scerli, entrarci, pas­sarci un po’di tempo, gli ser­viva per il libro Poi, ad esem­pio quando lavo­rava a Mari­nai per­duti, una delle sue mete pre­fe­rite era diven­tato il porto, non il Vieux Port ma quello com­mer­ciale delle grandi navi.

I suoi romanzi sono nati dal mestiere di gior­na­li­sta e dall’essere un poeta. Lui sapeva fon­dere que­ste due com­po­nenti nella scrit­tura let­te­ra­ria. Per Mari­nai per­duti saliva sulle navi all’ancora, ascol­tava i rac­conti degli equi­paggi, cer­cava di capire se quei mari­nai amas­sero o no Mar­si­glia, dove andas­sero durante le ore di libera uscita». Nel quale è meglio espri­mere ciò che si sente (Casino totale, capi­tolo 7), è cita­zione e domanda su ciò che Izzo ti ha lasciato di sé, delle sue bat­ta­glie poli­ti­che, del suo rap­porto con i momdi della città. «Durante tutta la vita, lui si è bat­tuto con­tro il raz­zi­smo, l’emarginazione, i poveri abban­do­nati nelle strade di Mar­si­glia. È que­sto che mi ha tra­smesso: lot­tare con­tro l’esclusione, con­tro il ritorno del fasci­smo sotto le spo­glie di movi­menti quali il Fronte Nazio­nale, per la con­vi­venza fra civiltà non importa quanto e in che cosa diverse. Ci cre­deva, io con­ti­nuo a cre­derci». Cita­zione aggiun­tiva, allora. È essen­ziale che la gente si incon­tri (Chourmo, capi­tolo 4).

Su Inter­net esi­stono decine di afo­ri­smi a firma di Izzo, messi in rete dai siti ‘spe­cia­liz­zati’. Fuori dai romanzi, rischiano di pro­durre un effetto bigliet­tino Baci Peru­gina, di tra­sfor­marsi in merce da ven­dere per stu­pire durante una serata tra amici o a cena con una poten­ziale con­qui­sta amo­rosa. ‘A Mar­si­glia non c’è niente da foto­gra­fare’ può venir a giu­sto titolo inter­pre­tato in senso dispre­gia­tivo: brutta città, ma che andate a farci in vacanza.

E che dire di ‘Parigi è un’attrazione. Mar­si­glia un pas­sa­porto’? Detta così, evoca pro­blemi buro­cra­tici alla fron­tiera e con­trolli di poli­zia per le strade. Ma quando hai letto Izzo, sai benis­simo cosa signi­fi­casse per lui, e per te che nella città hai tra­scorso anche solo una man­ciata di giorni,Un po’di verità non fa male a nes­suno (Chourmo, capi­tolo 5). La verità di Mar­si­glia, Izzo non la nasconde. È fon­da­menta su cui pog­gia la costru­zione dei suoi per­so­naggi, la deriva e la durezza delle loro esi­stenze, la sere­nità comun­que troppo breve di una tre­gua, la fra­gi­lità di amori con­su­mati in un letto e mai lungo il cam­mino di una vita, il san­gue di un pugno o di una pistola.

La verità di Mar­si­glia è un Giano Bifronte: da un lato la luce del sole e il blu del cielo che abba­gliano, il mare che si ferma davanti alle coste di Algeri, gli amici di un bistrot che ren­dono meno soli­ta­rio il bic­chiere di pastis, la musica che fa dimen­ti­care o ricor­dare; dall’altro, come in una Rio de Janeiro d’Europa, i migranti dei traf­fici di droga e degli espe­dienti di ogni genere, nel cuore del cen­tro, a due passi dai palazzi d’epoca e dai dehors dei bar per turi­sti; i car­telli delle peri­fe­rie, annunci di con­fini per ragioni diverse invio­la­bili; la fati­scenza che l’ha fatta spesso acco­stare a Napoli.

La verità di Mar­si­glia, che tu, stra­niero, puoi per­met­terti di andare a cer­care, diso­rienta, cat­tura, mette malin­co­nia senza tri­stezza, ti lega a sé in un abbrac­cio eterno. «Mon­terà in voi la lim­pida feli­cità di essere qui un giorno, una set­ti­mana, oppure un mese. O per sem­pre, magari». Fir­mato Jean Claude Izzo, alchi­mi­sta di un incan­te­simo dagli effetti irreversibili.


Il manifesto – 31 gennaio 2015

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