27 dicembre 2022

USCIRE DALLA SCATOLA IN CUI SIAMO RINCHIUSI

 


La scatola in cui siamo chiusi


Giovanni Pandolfini
27 Dicembre 2022

Il neocapitalismo patriarcale è la scatola dentro cui siamo chiusi in questo momento, si sono dette le decine di persone che hanno partecipato, nei primi giorni di dicembre a Mondeggi, al XIV Convivio ispirato al pensiero e alle pratiche care ad Ivan Illich. Giovanni Pandolfini, contadino della Comunità di resistenza Jerome Laronze, racconta tre giornate molto differenti da qualsiasi altro incontro pubblico, convegno o seminario a cui probabilmente si è abituati, quando a promuoverlo è la voglia di discutere temi profondi come quelli affrontati da Illich. Stare bene insieme, a tavola come nella ricerca spasmodica di fessure per guardar fuori e uscire da quella maledetta scatola patriarcale, è un tentativo che può essere semplice (oppure difficilissimo) che l’autore de “La convivialità” ha indicato e praticato con nettezza. Un modo di vivere che è lontanissimo da un corpo di specialisti che lo tiene sotto controllo perché sia di esempio a consumatori di cultura docili e disciplinati

Una recente assemblea a Mondeggi Bene Comune

Le giornate del 2-3-4 dicembre 2022 hanno fatto trascorrere alla comunità di Mondeggi un evento insolito. Da qualche mese Aldo Zanchetta e Claudio Orrù , con i quali stavo lavorando ad altri progetti, mi hanno proposto, in qualità di frequentatore abituale della comunità e del comitato di Mondeggi, una singolare iniziativa alla quale loro mi raccontano di essere particolarmente affezionati. Una iniziativa che avrebbe potuto interessare alla comunità di Mondeggi.

Da molti anni, un gruppo di persone sia dalle più disparate provenienze geografiche della penisola che dai mondi di appartenenza più diversi si sono riunite annualmente con una unica finalità. Ricordare, rileggere insieme, studiare, commentare e riflettere sul pensiero di Ivan Illich. Questo seguendo, anche nella pratica, l’essenza del pensiero di Illich, ovvero la convivialità vissuta intorno ad una tavola, la non professionalità dei partecipanti, ovvero niente accademismo, non un convegno, niente lezioni frontali ma un vero e proprio convivio fra persone che già conoscono o intendono approfondire o, ancora, sono interessate a conoscere il lavoro e il pensiero di questo importantissimo pensatore del Novecento.

L’imperdibile Ripensare il mondo con Ivan Illich curato da Gustavo Esteva nel 2014

Quella di Illich è una critica  radicale all’ossessione dello sviluppo che ha caratterizzato la nostra storia recente e che adesso, in questa fase definita post-moderna, dove iniziamo a sperimentare direttamente gli effetti catastrofici che questo si porta dietro, ci appare ancora più lucida e chiara e di grande utilità e importanza conoscere.

La proposta è stata accolta dall’assemblea di Mondeggi e molti della comunità si sono detti interessati a partecipare e a dare una mano per tutti gli aspetti logistici dell’iniziativa. Siamo partiti con l’organizzazione.

Circa una quarantina di persone, delle quali una buona metà giovani, provenienti da tutta Italia più una parte di locali hanno trascorso queste giornate vivendo a Mondeggi.

Premesso che per me era la prima volta che partecipavo ad un convivio e quindi non possiedo termini di paragone con i precedenti, posso dirvi che mi è piaciuto moltissimo per l’intensità delle tematiche che abbiamo affrontato e gettato nel mezzo del cerchio. 

Con altre persone con le quali ho avuto modo di commentare quanto vissuto, tutti e tutte abbiamo concordato sull’enorme importanza e anche la piacevolezza di trovarsi in quella situazione.

Con molti e molte dei partecipanti ho concordato di sentirmi in discussione su argomenti centrali al nostro urgente “nodo da sciogliere” che ogni giorno ci stringe sempre di più e che richiede sbocchi teorici e pratici di reazione a quanto il nostro vivere ci propone. Il neocapitalismo patriarcale, ci siamo detti durante il convivio, è la “scatola” dentro cui siamo chiusi in questo momento: l’incontrarci rispolverando la cassetta degli attrezzi di Ivan è il nostro modo di trovare dei buchi (o delle crepe) in quella scatola, buchi da cui affacciarci, come unica possibilità di salvezza, per darci la possibilità di intravedere cosa c’è “fuori” da essa.

Essere tra amici, con una cucina nei paraggi dove abbiamo potuto condividere valori importanti anche sull’origine del nostro cibo, la gioia di un ambiente informale dove predomina apertamente l’orizzontalità delle relazioni è motivo fondante per affrontare temi del genere che, dalla filosofia alla storia, passando dall’antropologia portano fuori dal “Sapere Istituzionale”.

In cammino con Ivan Illich, a cura di Aldo Zanchetta, è uscito alla fine del 2022

La nostra capacità di apprendere, analizzare e creare pratiche alternative allo sfacelo che ci circonda in quello spazio tempo si è liberata. Il tutto confezionato insieme alla gioia di vivere e alla speranza che siamo in grado di donarci gli uni con gli altri.

Credo che sia un buon modo di celebrare, senza culto della personalità e senza sacerdoti dell’interpretazione, gli insegnamenti di Ivan insieme alle nostre personali esperienze di lotta e vita in comune. 

Di grandissima importanza è, a mio avviso, l’ultimo punto che pone Aldo nelle sue preziose considerazioni quando parla di “rischio di intellettualizzare” il pensiero di Illich a scapito di una sua dimensione impegnata nella trasformazione della realtà attraverso una conversione del proprio modo di vita.

Credo che questo sia il nocciolo della questione, che sia il nodo che dovremmo sciogliere tutti e tutte insieme, come possiamo contestare un sistema dal quale dipendiamo, come possiamo creare una alternativa concettuale, filosofica e di analisi del nostro pensiero se le nostre pratiche di vita quotidiana sono incanalate in un sistema che ci porta  dalla parte opposta? 

Un sistema di cui ci rendiamo conto di far parte e che, volenti o nolenti, ci cura, ci alimenta e ci dà sicurezza.

Il primo Illich, come lui stesso ha affermato, ha prodotto “pamphlet” (questa parola così usata a me disturba) . 

Quella radicalità di pensiero, sempre a suo avviso,  non era  completa o contrastava semplicemente il sentire del grande pubblico borghese e colto, accademico, al quale era rivolta?

Grandissima intensità, facce sorridenti, buon cibo, letture, musica, canti e voglia di stare insieme, buon vino, profondità, un po’ freddo umido, scambio e acquisto di libri, materiale di informazione a volontà, una ricchissima bibliografia, pochissima informatica, strette di mano, abbracci e sincere promesse di “alla prossima”. Questo, anche questo, è potuto accadere in questo luogo di resistenza, in questo luogo ancora libero, in questo luogo da otto anni messo sotto attacco da un sistema che non lo capisce e sembra lontanissimo dal poterlo fare.

La proposta di Mondeggi potrebbe avere molto da condividere con il pensiero di Ivan Illich, un piccolo passo in quella direzione.

Articolo ripreso da  https://comune-info.net/la-scatola-in-cui-siamo-chiusi/


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