11 dicembre 2013

CULTURA E PROFITTO




















Il progetto è chiaro e bipartizan: lasciare andare in rovina la scuola e sostituirla con una fabbrica delle menti destinata a produrre generazioni di esecutori incapaci di pensiero critico e riflessione personale. Un tale apparato (chè chiamarlo scuola è impossibile) non ha bisogno di materie umanistiche. Una società democratica, si. Per capirlo bastano poche righe prese dal bel libro di Martha Nussbaum:

“I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda soltanto grazie alla logica e al sapere fattuale. La terza competenza del cittadino, strettamente correlata alle prime due, è ciò che chiamiamo immaginazione narrativa! Vale a dire la capacità di pensarsi nei panni di un’altra persona, di essere un lettore intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni, le aspettative e i desideri. La ricerca di tale empatia è parte essenziale delle migliori concezioni di educazione alla democrazia, sia nei paesi occidentali sia in quelli orientali. Buona parte di essa deve avvenire all’interno della famiglia, ma anche la scuola e addirittura il college e l’università svolgono una funzione importante. Per assolvere a questo compito, le scuole devono assegnare un posto di rilievo nel programma di studio alle materie umanistiche, letterarie e artistiche, coltivando una partecipazione di tipo partecipativo che attivi e perfezioni la capacità di vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona” 


Antonio Carioti


Le Società di filosofia contro l’impoverimento degli studi umanistici 
«Il crescente impoverimento degli studi umanistici rischia di consumare una delle risorse fondamentali della cultura italiana». Lo affermano le principali associazioni di studi filosofici, aderendo all’appello in difesa della cultura umanistica di Alberto Asor Rosa, Roberto Esposito ed Ernesto Galli della Loggia, uscito sulla rivista «il Mulino».

Il comunicato, che denuncia anche «i criteri di valutazione adottati dal sistema universitario» come «del tutto inadeguati, perché orientati ad una logica quantitativa e aziendalistica», è sottoscritto dalla Società italiana di estetica, dalla Società italiana di filosofia morale, dalla Società italiana di filosofia teoretica e dalla Società italiana di storia della filosofia. La «dequalificazione» in corso, a loro avviso, sta producendo danni molto gravi, che rischiano di compromettere la «stessa identità culturale del nostro Paese».

Ma il testo uscito sul «Mulino» ha suscitato anche rilievi critici, specie in campo cattolico. Adriano Fabris, su «Avvenire» del 7 dicembre, e Antonio Socci, su «Libero» dell’8 dicembre, hanno rilevato che l’intervento di Asor Rosa, Esposito e Galli della Loggia trascura l’apporto della tradizione ebraico-cristiana alla definizione dell’umanesimo.

Da segnalare anche un appello al governo, in difesa della cultura classica, promosso dal gruppo Prisma (Progetto per la rivalutazione dell’insegnamento e dello studio del mondo antico).
(Il Corriere della sera 11 dicembre 2013)








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