06 dicembre 2013

LA FUGA MUSICALE DI ELSA MORANTE DALLA STORIA



Anche dentro la città, succedeva a volte che per la durata di un istante intorno a Useppe tutti i rumori e le figure si componessero salendo in un baleno, con un volo inaudito, verso l’ultimo urlo del silenzio. Quando lo si vedeva coprirsi la faccia con le due mani, nel sorriso di un ciecolino intento a un suono bellissimo, significava che il suo piccolo organismo tutto intero ascoltava quel coro montante, il quale nel linguaggio della musica (del tutto ignoto a lui) s’intitolerebbe una fuga. Era di nuovo la stessa reminiscenza che gli tornava, sotto diverse forme. Forse, in qualche altra forma impercettibile, essa lo accompagnava dovunque: riportandolo sempre alla tenda d’alberi come a una casa felice

(Elsa Morante, La Storia)

1 commento:

  1. Devo a Lucia Dell'Aia, apprezzata autrice di un bel saggio su Elsa Morante, la riscoperta di una grande scrittrice. Il brano riprodotto sopra, per ragioni che non è il caso di spiegare quì, lo sento ancora risuonare dentro di me. Grazie Lucia!

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