02 dicembre 2013

UNA LETTURA CRITICA DEL CRISTIANESIMO





Le viscere cristiane dell’Occidente

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di Christoph Türcke

[Christoph Türcke è uno dei più importanti filosofi tedeschi contemporanei. Erede della Scuola di Francoforte ed ex parroco luterano, Türcke è noto al lettore italiano per Violenza e tabù (1991), Sesso e spirito (1995) e La società eccitata (2012). Rosenberg & Sellier ha da poco pubblicato Il sogno di Gesù. Psicoanalisi del Nuovo Testamento (introduzione e traduzione di Tomaso Cavallo), un saggio sulla figura di Gesù e sul significato del cristianesimo nell’Occidente contemporaneo. Questa è la premessa che apre il libro. Il titolo è redazionale].

Da molto tempo l’Occidente non è più cristiano. Tuttavia, senza il cristianesimo non sarebbe mai stato la culla di rinascimento, colonialismo, illuminismo, diritti umani, scienze esatte, industria pesante e microelettronica. Né sarebbe stato la cellula germinale di quel mondo occidentale che agisce come se fosse il paradigma d’ogni cosa e a cui continuano a guardare tutti i continenti. Del resto, in nessun’altra parte del mondo esiste una maggior concentrazione di capitali, know-how e conquiste tecnologiche. Egualmente, da nessun’altra parte gli individui fruiscono di uno spazio di movimento fisico, giuridico e morale altrettanto vasto. Le statistiche registrano all’incirca due miliardi di cristiani, due terzi dei quali risiedono in Europa e in America. Molto pochi tra loro, comunque, vivono attenendosi in modo rigoroso a riti e dottrine. Anche includendo nel conto chiese e sette fondamentaliste – in forte espansione soprattutto negli Stati Uniti – è difficile contestare la constatazione che la stragrande maggioranza dei cristiani occidentali considera la propria religione anzitutto quale erogatrice di servizi cerimoniali in occasione di battesimi, comunioni, cresime, matrimoni, sepolture e, pur partecipando alle solennità religiose, non dispone più di alcuna conoscenza coerente e approfondita né della Bibbia, né della liturgia, né del catechismo o dei principali dogmi. Sopravvivono un paio di idee dai contorni piuttosto imprecisi e alcune convinzioni annacquate a proposito di una potenza sovrannaturale e di una vita post mortem. Ma si tratta di convinzioni che i più si tengono comunque per sé, in modo da non esporle a interrogativi che potrebbero rivelarsi penosi. Per il resto, al pari dei miscredenti o dei credenti in altre religioni, anche i cristiani de facto si orientano in base ai poteri e alle leggi profane che determinano effettivamente la loro vita quotidiana.
Considerato nel suo insieme, il cristianesimo praticato nel mondo occidentale è un cristianesimo svuotato e decrepito. Non si può dire però la stessa cosa del cristianesimo sedimentato che rientra nei fondamenti basilari di questo mondo. Un tempo, quando era ancora grande e potente, fu il cristianesimo a inaugurare il corso della modernità europeo-nordamericana. Da allora però sono trascorsi più di cinque secoli. Il cristianesimo d’allora è solo più un residuo del passato, il sottofondo consolidato e, per così dire, pacificato su cui poggia l’irrequieta vita moderna. Sino a che questo basamento è rimasto effettivamente quieto e pressoché immobile, lo si è potuto ignorare tranquillamente. Tuttavia, da quando è emerso un nuovo conflitto Oriente-Occidente, e l’Est non è più associato con il socialismo bensì con un Islam che interviene risolutamente in Occidente mettendone in discussione gli assunti di fondo, anche i fermenti cristiani del nostro mondo tornano al centro del dibattito. E l’autentico pendant rispetto alla lettura del Corano torna quindi a essere la lettura della Bibbia, non la lettura dei poeti; al Ramadan si contrappone la Quaresima cristiana, non le cure dimagranti; alla preghiera del venerdì, la messa domenicale, e non l’ora di fitness e, infine, il corrispettivo del profeta Maometto ha nome Gesù e non Michael Jakson o Madonna.
Sta avvenendo così qualcosa di imprevedibile. La nuova presenza dell’Islam nel mondo occidentale scuote e fa sussultare il suo basamento cristiano. E proprio contemporanei che vantano il loro illuminismo e la loro libertà di pensiero – non intenzionati, del resto, a tornare alla fede cristiana – si vedono costretti dall’offensiva islamica, in parte islamistica, a riprendere posizione nei confronti di quel cristianesimo sedimentato di cui da tempo avevano smesso d’occuparsi. Così però è il cristianesimo che, si può dire, risale a galla, riacquistando una nuova presenza diffusa, de-sedimentata, la cui portata è ancora difficile da valutare. Ma come starebbero le cose se nel sistema neurovegetativo del mondo occidentale, nella riserva di sensazioni, rappresentazioni, pensieri degli individui occidentali il cristianesimo si annidasse molto più in profondo di quanto si è finora pensato? Era ciò che sospettava più di un secolo fa Friedrich Nietzsche, allorché annotava: «A che giova tutta la libertà di pensiero, la modernità, lo scherno, la scioltezza nel torcere il collo, se si è restati nelle proprie viscere cristiani, cattolici e perfino preti!» [1].
Con un’urgenza imprevista il nuovo conflitto Est-Ovest rimette effettivamente in gioco dimensioni «viscerali», alimentando il sospetto che lo spirito del cristianesimo soffi e spiri con una forza molto più grande di quanto si potesse pensare, svolgendo altresì, per il ricambio organico del mondo high-tech, una funzione costitutiva decisamente più marcata di quanto lascerebbe supporre la smunta presenza in superficie della sua quotidianità. Per mettere qui la situazione in chiaro, sarebbe necessaria una nuova «aruspicina», all’altezza della metodica scientifica; in altri termini: all’altezza di una ermeneutica del profondo, sensibile nei confronti dei processi mentali di ruminazione e sedimentazione.
Ma, anzitutto, per poter analizzare le «viscere» cristiane del mondo occidentale, è indispensabile scrutare con occhio attento le «viscere» del cristianesimo. Perché anche il cristianesimo le possiede. Al di là delle sue figure percepibili, sottocutaneamente pulsa una sua intensa vita vegetativa interiore. Ed è lì che vagano i suoi desideri. Il desiderio è sicuramente la forma di pensiero più primitiva, più emotiva, ma anche la sua forma più intensa e il cristianesimo è whisful thinking in misura particolarmente accentuata. Le sue testimonianze più antiche – gli scritti neo-testamentari – costituiscono però solo l’involucro esteriore della sua intima vita desiderante, in modo assolutamente analogo a quanto accade con il sogno. Ciò che viviamo e raccontiamo come sogno ne è sempre e solo la facciata. L’elemento decisivo ha luogo ogni volta alle sue spalle: là, dove regnano i cosiddetti «pensieri onirici latenti». Ossia, quelle forze desideranti che costituiscono il sogno e che, in qualche modo, si esprimono nel suo contenuto manifesto ma, al contempo, vi si nascondono. La loro scoperta fu una delle conquiste decisive di Sigmund Freud che, al fine di raggiungere il nucleo incandescente del sogno, approntò una specifica strumentazione. In questo nostro saggio il metodo freudiano si rivelerà, sorprendentemente, di grande utilità per risalire al cuore desiderante del cristianesimo e per cogliere ciò che ne derivò come sogno ad occhi aperti, in grado di incidere sulla storia e modificarla[2]. A essere precisi, i focolai di desiderio che qui si alimentano vicendevolmente, ma che occorre distinguere, sono due. Il primo si accese tra i discepoli di Gesù, inducendoli a proclamare la risurrezione del loro Signore e Maestro crocifisso. Ma l’altro, era divampato in cuore a Gesù. Il primo diede vita al sogno cristiano di Gesù, l’altro costituiva il sogno di Gesù. L’esegesi neo-testamentaria ha ormai arato e rivoltato, sino allo sfinimento, le sue fonti testuali: finora, tuttavia, le è riuscito assai meno di cogliere i pensieri onirici latenti del cristianesimo.


[1] Friedrich Nietsche, Götzen-Dämmerung, KSA, Bd. 6, a cura di G. Colli e M. Montinari, München 1988, p. 112 (tr. it. a cura di F. Masini, Crepuscolo degli idoli, Milano 1975, pp.88-89).
[2] Il che non significa accoglimento di tutte le tesi di Freud. In particolare, non condividiamo la sua valutazione del cristianesimo (cfr. infra pp. 67 e ss.) Una argomentata psicoanalisi del Nuovo Testamento deve percorrere strade diverse da quelle seguite da Freud, pur riconoscendo in lui chi ha indicato il cammino.

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