Da decenni ormai il fumetto è cosa seria e, nella sua forma più nobile, la graphic novel,
riesce a discutere e rappresentare argomenti un tempo votati solo alla
letteratura e alla filosofia. Mediando quindi narrativa e saggistica con
nuvolette e caricature, la graphic novel trova anche in Italia
terreno fertile, per merito di poche editrici indipendenti, come la
padovana Becco Giallo, con ben sette collane su temi importanti, che
spaziano dalla cronaca alla storia, non senza una parte specifica sulle
biografie, dove si possono trovare lavori su Martin Luther King, Che
Guevara, Adriano Olivetti, Enrico Berlinguer, Mauro Rostagno, Peppino
Impastato come pure su musicisti e sportivi.
Don Milani. Bestie, uomini e Dio, di Gabriele Ba e
Riccardo Pagliarini è il nuovissimo titolo del catalogo, che si presta
subito a essere letto e analizzato per il buon esito dell’operazione
culturale, sia dal punto di vista delle argomentazioni sia come veste
grafica, con uno stile realistico (più qualche variante simbolica e
surreale) che ben s’adatta alla sobrietà del protagonista. Le vignette
infatti propongono un sacerdote e un contesto dai contorni essenziali,
quasi spogli, frugali, minimalisti, onde poter far emergere la figura
morale di un innovatore sincero, anche ben oltre gli aspetti
specificamente pedagogistici, di cui Don Lorenzo Milani (1923-1967) si
occupa, per una vita intera, a fianco dei suoi allievi prediletti. Nella
semplicità, che spesso diventa semplificazione, che la graphic novel
strutturalmente comporta, questo Don Milani risulta alla fine un libro
esemplare nel far conoscere un uomo, una fede e un insegnamento ancor
oggi di estrema attualità. Il testo si divide in sette parti: Una sola immagine (il desiderio del giovane Lorenzo di diventare pittore); Perdonaci perché non siamo la’ con loro (l’ordinazione a sacerdote); Colmare l’abisso (la creazione di una scuola a San Donato di Calenzano); La sconfitta (il Quarantotto e la Democrazia Cristiana); Un campione d’aria (la nomina a priore nella minuscola Barbiana); Cieca obbedienza (l’accusa di ‘prete rosso’); L’ultima lezione (la malattia e il ritorno dai genitori a Firenze).
E oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, che dire ancora su Don Milani?
Come annuncia la premessa di Carlo Ridoldi al libro: “(…) non
aspettarsi ossequi né omaggi né commemorazioni paludate né pedisseque
ripetizioni del suo agire, ma aver seminato la primazia della dignità di
ogni donna e di ogni uomo, che deve aver origine dall’autonomia di
pensiero e dal possesso della lingua come strumento di identità,
riconoscimento sociale, affermazione di sè e dei propri diritti. Avendo
questi ultimi, nel contempo, acquisito legittimazione dall’osservanza
dei doveri di solidarietà, di comunità e di condivisione”. C’è, al
proposito, – e per concludere un discorso comunque sempre aperto – una
frase molto bella di Don Milani che pare scritta oggi, nel 2014, quando
sembra, come dice Papa Francesco, già in atto un terzo conflitto
mondiale, fatto di piccole guerre locali, ma estese su quasi tutti i
continenti: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in Italiani e
stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e
reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un
lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria,
gli altri i miei stranieri”.
Gabriele Ba e Riccardo Pagliarini,
Don Milani. Bestie, uomini e Dio, edizioni Beccogiallo, Padova 2014, pagine 128, euro 14.
Recensione ripresa da: http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/09/05/
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