05 gennaio 2015

SCIASCIA , DC E SCIACALLI








L' intervista a Domenico Scarpa, intitolata Sciascia e la DC: il flirt politico da uomo libero che divide i critici, pubblicata sabato scorso sulle pagine palermitane di Repubblica, conferma pienamente quanto da me sostenuto lo scorso 7 dicembre in queste stesse pagine: 
 


STEFANO VILARDO SMENTISCE SCARPA: SCIASCIA NON E’ MAI STATO DEMOCRISTIANO!

    Ormai non ci si può sorprendere più di nulla:  dopo l’invenzione del Gramsci liberale e anticomunista, era prevedibile che saremmo arrivati allo Sciascia democristiano.
    E così lo scorso 16 novembre Il SOLE 24 ORE, anticipando le conclusioni di un articolo di Domenico Scarpa, compreso nel IV numero fresco di stampa della rivista Todomodo, prende spunto da alcuni testi del giovane Sciascia, apparsi su un periodico cattolico siciliano vicino alla DC, per tentare di trasformare lo scrittore di Racalmuto in un incredibile “attivista” democristiano.
     La cosa più scandalosa è il silenzio che ha accompagnato il falso scoop giornalistico. Nessuno dei numerosi critici sciasciani ha preso carta e penna per smentire il giornale della Confindustria. Anzi alcuni, su una piccola testata amata da Sciascia, sono arrivati a scrivere:

 “E’ inoppugnabile che lo scrittore almeno nel suo periodo iniziale agì da attivista Dc. Quale contraccolpo potrà avere tale scoperta sulla sua biografia intellettuale e politica?”  Cfr: http://www.malgradotuttoweb.it

    Noi, dopo aver pubblicato un indignato corsivo su questo blog, siamo andati a trovare  Stefano Vilardo, amico di una vita di Leonardo Sciascia. Adesso Vilardo ha 92 anni ma è ancora lucidissimo. Ha pubblicato recentemente un aureo libretto,  in cui ha raccontato la storia del suo antico legame con  Nanà. Vilardo continua a scrivere e a leggere libri ma non guarda più i giornali. Non sapeva nulla dello scoop e, quando gli ho mostrato la pagina del Sole 24 Ore, non voleva credere ai suoi occhi.
    “Io sì che sono stato democristiano! Ma Sciascia mai. Anzi più volte mi ha spinto ad uscire da quel partito!” Afferma indignato. Poi si alza e prende dalla sua ricca Libreria un volumetto di Leonardo Sciascia e Davide Lajolo, intitolato Conversazione in una stanza chiusa, sperling & kupfer editori, Milano 1981; apre il libro e alla pag. 39 legge ad alta voce le parole di Sciascia:

“Di com’ero e di come sono faccio verifica con un mio vecchio compagno di scuola: insieme dal 1935, a Caltanissetta, a Palermo, ogni tanto ci avviene di constatare, e specialmente quando incontriamo altri vecchi compagni, che noi due non siamo in nulla cambiati. Lui (Stefano Vilardo) cattolico e democristiano ( ma in questi ultimi anni non più democristiano), io cristiano senza Chiesa e socialista senza partito, per 45 anni siamo vissuti senza uno screzio anche minimo, riconoscendoci e ritrovandoci nella più rischiosa buona fede, nell’onestà, nel coraggio.”
      Ci salutiamo con un forte abbraccio. E alla porta il vecchio maestro Vilardo mi sussurra: “ Caro amico, mala tempora currunt!”

P. S.
  Da facebook  oggi 5 gennaio 2015 riprendo  alcuni  commenti suscitati da questo post:

Matteo Di Gesù: Domenico Scarpa è uno studioso di un rigore adamantino e di rarissimo genio, una persona di moralità assoluta, ti prego di fidarti (tanto è vero che non ha un ruolo nell'università italiana). E non nutre alcun interesse a fare di questa sua scoperta filologica mercimonio politico. Basta leggere il saggio che ha scritto sulla questione. Con tutto il rispetto per Stefano Vilardo

Rosso Malpelo: Matteo Di Gesù certo che mi fido, tuttavia mi pare che l'intervista rilasciata da Scarpa a Repubblica Pa (03/01/2015) sia rivelatrice di una ricerca che scade in un umanissimo pregiudizio (in senso letterale). Basta leggere l'ultima domanda dell'intervistatore e la risposta di Scarpa. A presto

"Per forza si vuole menare scandalo per i rapporti tra Sciascia e l'on.Alessi,primo presidente della Regione Sicilia e democristiano.L'amicizia con Alessi,religiosissimo ma non clericale,tra i pochi popolari che fu sempre antifascista(ne sapevano qualcosa Colaianni,Boccadutri e i giovani Macaluso),avversario aperto e dichiarato della fazione democristiana ,che tra Montedoro,Mussomeli e Villalba ,tesseva la propria alleanza con la mafia,non puo' essere stata un disonore per nessuno.Anzi.Il problema non è capire che cosa ha significato questa amicizia per Sciascia.Il problema è capire se tante persone che passano e vogliono passare per persone di cultura siano anche intelligenti." Raimondo Giunta
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Un giornalismo d’accatto in combutta con certi settori della  mafia accademica contemporanea fa le pulci agli articoli giovanili di L. SCIASCIA, mai raccolti in volume (neppure nell'ultima costosa ed inutile nuova edizione Adelphi!), e dimentica quelli già pubblicati e ristampati in diverse edizioni! E' tutta l'opera di Leonardo Sciascia - non solo la testimonianza di Stefano Vilardo - a smentire Domenico Scarpa e compagnia bella.






4 commenti:

  1. Bernardo Puleio: cosa penso l'ho scritto e se vuoi lo puoi pubblicare. Non si può scappare: o era in mala fede Sciascia o Scarpa ha preso un abbaglio colossale. Figurano attività di Sciascia documentate dentro la Dc? L'amicizia col singolo personaggio nn significa nulla. Vilardo è testimone oculare fondamentale

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  2. L'amico Puleio era già intervenuto nella querelle così:

    Bernardo Puleio: fermo restando che vorrei leggere gli articoli in questione, di certo sappiamo che 1) su un periodico cattolico, Sciascia pubblìcò il testo giovanile delle Favole della dittatura: testo antifascista. 2) è falso dire che all'inizio degli anni '50 Sciascia fosse la penna di punta del "Popolo": era un giovane semplicemente sconosciuto (ma già ammirato da Pasolini). Certo vorrei leggere cosa ha scritto sul Popolo 3) a partire da Le parrocchie di Regalpetra l'attacco contro la Dc è violentissimo. Come mi sono permesso di ricordare anni fa in un mio saggìo apparso su una rivista cattolica "Labor". A partire daglì Zii di Sicilia, la Dc è considerata la prosecuzione del fascismo. Proprio per questa sua contiguità col fascismo e per la mancanza di senso dello Stato, scriverà nell'Affaire Moro, la Dc era il partito prediletto dagli Italiani

    Francesco Virga: Carissimo Bernardo, lo stesso Scarpa - a differenza dei suoi interessati interpreti politici - riconosce che il fatto che il giovane Sciascia abbia pubblicato alcune sue cose su fogli DC non costituisce di per se' prova del suo presunto essere democristiano. Per il resto sono assolutamente d'accordo con te.

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  3. Ripropongo il pezzo più organico sulla questione dibattuta che l'amico Bernardo Puleio, autore di due bei saggi sciasciani, mi aveva inviato qualche mese fa:

    " L'idea di Sciascia è che la Democrazia Cristiana ha incarnato la logica prosecuzione del fascismo, aspetto questo che, unito alla mancanza di senso dello Stato, ha consentito al partito cattolico un lungo e incontrastato dominio. Nell’Affaire Moro è contenuto un attacco durissimo alla DC : <<. Né Moro né il partito da lui presieduto avevano avuto il senso dello Stato […]. E del resto il richiamo e la congenialità per cui almeno un terzo dell’elettorato si riconosceva e si riconosce nel partito della Democrazia cristiana appunto risiedono nell’assenza in questo partito, di un’idea dello Stato: assenza rassicurante e si potrebbe dire energetica. […] Moro non era stato, fino al 16 marzo un “grande statista”. Era stato e continuò ad esserlo anche nella “prigione del popolo”, un grande politicante: vigile, accorto, calcolatore (II,482-83). Anche ne La Sicilia come metafora (1979) sono contenuti e ribaditi spunti critici sulla Democrazia cristiana ( p. 123): << La Democrazia cristiana ha fatto la sua comparsa nella vita politica italiana nel dopoguerra. Il successo le è venuto dal fatto di essersi presentata fin dall’inizio come un partito rassicurante, capace di garantire la continuità non soltanto giuridica, ma anche storica, ideologica e umana con il fascismo. Il suo leader Alcide De Gasperi non era stato in carcere per antifascismo; gli antifascisti notori che si contavano tra i democristiani erano così pochi, sicché gli italiani ebbero l’impressione, giustificata, che le dichiarazione di antifascismo della Dc fossero puramente formali. >> D’altronde, a giudizio di M. COLLURA, Il maestro di Regalpetra, Milano 1996, pp. 168-9: <> idea di politica susciterà l’ira del Palazzo, sarà aspramente contrastata. Del resto con le utopie non si può governare e Sciascia proprio nel governare individua l’impossibilità dell’applicazione della giustizia.>>

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  4. Oggi si facebook il tema ha avuto un ritorno di fiamma. Riproduco quì il veloce scambio di battute che hp avuto con l'amico Pasquale Hamel:

    Francesco Virga: Neppure da giovane Sciascia è stato democristiano!

    Pasquale Hamel: non vedo quale male ci possa essere ad essere stato democristiano !

    Francesco Virga: Punti di vista!

    Pasquale Hamel: Certo, ognuno la pensa come vuole !

    Francesco Virga: per fortuna è ancora così. I dati oggettivi comunque sono sotto gli occhi di tutti...

    Pasquale Hamel: Purtroppo, troppo spesso, l'oggettività è ingannevole perché sussume una parte della nostra soggettività. Vale a dire, è relativa, basta spostare l'angolo visuale perché cambi

    Francesco Virga: Questo è vero, Pasquale, ma dovremmo tutti sforzarci di metterci dal punto di vista dell'altro e liberarci dalla presunzione di essere gli unici detentori della verità

    Pasquale Hamel È la battaglia che da tempo conduco contro certi pseudo progressisti che non si accorgono d'essere in fondo dei conservatori. Anche qui problemi di ottica. Debbo confessarti che mi sono un po' stufato di mettermi dal punto di vista dell'altro anche perché quel punto di vista il più delle volte non esiste. Scherzi a parte, la tesi che Sciascia, autore a me particolarmente caro, sia stato democristiano in un certo periodo della sua vita non mi ha sorpreso più di tanto, mi sorprenderebbe invece leggere che sia stato comunista

    Francesco Virga: Non l'ho mai sostenuto questo! Ma sono ancor più in malafede quanti sostengono che da giovane Sciascia sia stato un attivista DC!

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