L'articolo seguente, come tutti gli articoli politici, è discutibile. Comunque mi pare che faccia pensare perché riesce a porre problemi interessanti. Anche per questo ho deciso di aggiungere in coda alcuni commenti. (fv)
SOGNO SCHLEIN
di Sergio Benvenuto
Chi crede che le idee politiche della gente siano in ultima istanza determinate da interessi economici, personali o di classe, è del tutto fuori della realtà.
La realtà politica, come del resto la nostra stessa vita, è fatta di sogni. In politica si afferma il leader che è capace di far sognare… E questo sia a destra che a sinistra – Berlusconi fece sognare milioni di italiani per anni. Questo sogno si è riproposto nelle ultime elezioni primarie del partito democratico, vinte da Elly Schlein.
Ma perché Elly è una donna di sogno? E di chi è il sogno? Il confronto tra le biografie sua e del suo principale avversario, Stefano Bonaccini, può darci una risposta.
La biografia di Bonaccini è quella ideal-tipica del dirigente comunista medio dal Dopoguerra in poi. Viene dal proletariato, suo padre era camionista e sua madre operaia, entrambi iscritti al PCI, lui è nato in un piccolo centro rurale del modenese. Appassionato di calcio, pare che non abbia mai fatto l’Università. In compenso sin da giovane ha fatto politica, prima nel PCI, poi nel PDS quindi nel PD. È sposato con una piccola imprenditrice emiliana e ha due figlie. Dichiara di essere interessato al cinema e alla letteratura, ma non ci dice quali autori o generi preferisca. Sostanzialmente la sua vita-carriera si è svolta tutta in Emilia-Romagna, di cui è presidente dal 2014. Da questi dati risulta quel che chiamiamo un uomo d’apparato, ottimo amministratore, con esperienze tutte regionali senza scorribande all’estero, campione di una normalità eterosessuale post-proletaria che ha aderito in modo profondo alla svolta liberal-socialista presa dal principale partito della sinistra a partire dagli anni 1990. Non a caso Bonaccini ha vinto la competizione con Schlein nei voti dei circoli PD, dove si esprime una platea di militanti ben navigata nei canali e canaletti della politica reale e che non veleggia nel mare aperto dei sogni e dell’Utopia.
Rispetto al mondo strapaesano di Bonaccini, quello di Elly Schlein appare invece appartenere a un altro pianeta. Le sue origini e la sua vita sono assolutamente cosmopolitiche. Meloni si vanta di essere “una mamma italiana”, Elly invece non è madre (anzi è lesbica, peggio, bisessuale) e nemmeno italiana, potremmo dire, dato che ha la cittadinanza statunitense ed è naturalizzata svizzera. Suo padre è ebreo americano, politologo accademico; sua madre, italiana, è professoressa ordinaria di materia giuridica presso l’Università di Insubria. Il fratello è un matematico che lavora a Zurigo; la sorella svolge la carriera diplomatica, è primo consigliere all’Ambasciata italiana ad Atene. Elly si è laureata in giurisprudenza a Bologna col pieno dei voti. Al contrario di Bonaccini che ha militato sempre nello stesso partito, anche se il partito ha cambiato nome, Elly si è iscritta un mese prima delle primarie al PD giusto per diventarne la segretaria. Insomma, lei è la globalizzata esemplare, poliglotta con più cittadinanze, membro di un ceto borghese culturalmente molto alto.
Ha lavorato come militante volontaria per Barack Obama a Chicago nel 2008 e nel 2012, ma ha anche esperienze col cinema come segretaria di produzione del documentario ‘Anija – La nave’ sull’immigrazione albanese (vincitore del David di Donatello nel 2013). Dice che avrebbe fatto la regista cinematografica se non avesse fatto politica – essere cineasta è il sogno artistico più ambizioso oggi. Il suo unico libro, La nostra parte. Per la giustizia sociale e ambientale, del 2022, è stato pubblicato da una delle più grandi case editrici italiane, Mondadori. Invece i tre libri di Bonaccini sono pubblicati da Piemme, una piccola casa editrice nota per la narrativa per ragazzi, anche se oggi integrata nell’impero Mondadori.
Le preferenze culturali di Elly confermano la sua dimensione sofisticata, elitista e post-modernista. Tra i suoi registi cinematografici preferiti c‘è il cinese Wong kar-wai, autore raffinatissimo famoso per In the mood for Love, il coreano Kim Ki-duk autore di straordinari film d’avanguardia, e Quentin Tarantino, considerato il nuovo Hitchcock dalla crema dei cinefili e intellettuali euro-americani. E c’è il “cinema d’auteur” dell’australiano Baz Luhrmann, regista di film personalissimi come Moulin Rouge! ed Elvis. Da notare che nessun regista italiano appare in questa high parade di Elly. In musica ovviamente la sua preferenza va al rock, ma a un rock anch’esso non popolare, elegante, come quello dei Mumford & Sons; o di The National, esempio di “college rock” molto elaborato e intriso di accademica malinconia. Nulla insomma che possa essere capito o gustato dalle “masse subalterne”, dai left behind della società moderna, ovvero da coloro che non hanno raggiunto quella modernità in cui vivono. Perché, parafrasando Flaiano, potremmo dire “tanti non sono di sinistra perché non se lo possono permettere”.
Ma è molto significativo il fatto che Schlein, proprio come campione (nel senso dell’inglese sample) delle élite colte e globalizzate, guidi l’ala sinistra del PD. Più vicina a Conte che a Renzi e Calenda. I suoi riferimenti politici sono per lo più leader donne (come vuole ormai l’ordine discreto della correttezza politica), Aleksandra Ocasio-Cortez e Greta Thunberg. E soprattutto figure dell’estrema sinistra ecologista e tipo Occupy Wall Street. Ma il fatto che il provinciale Bonaccini attragga i favori dei moderati liberal-socialisti mentre la mondializzata Schlein attragga il voto della sinistra-sinistra è solo in apparenza un paradosso. Direi in effetti che mentre una figura come quella di Bonaccini è sostanzialmente omogenea al tipo di elettorato che il PD ha perduto – la classe operaia, i ceti più sfavoriti, la gente “semplice” che non parla inglese, insomma quelli che volgarmente si chiamano perdenti – una figura come quella di Schlein è del tutto omogenea al tipo di elettorato che oggi vota per la sinistra, e non solo in Italia: la medio-alta borghesia colta e metropolitana, i vincenti. La sconfitta di Bonaccini ha in questo senso una connotazione storica: rappresenta il divorzio ormai quasi definitivo della sinistra politica rispetto alle classi dei “lasciati indietro”, di chi vive in provincia, è attempato e non ha alti titoli di studio, di chi si sente estraneo alla galassia LGBTQ+, insomma di tutti coloro che ormai votano per la destra, soprattutto per quella più buzzurra e meno educata. Mentre il voto per Schlein sancisce definitivamente la conversione dei partiti di sinistra a corifei di una middle class studentesca, americanizzata, molto urbanizzata e molto jet set. Perché sono proprio queste élite a riprendere oggi l’eterno sogno della sinistra, il sogno di una società senza élite. Solo chi appartiene alle élite più alte può crederci.
Pezzo ripreso da https://www.leparoleelecose.it/?p=46274
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Fulvio Abbate
Si sappia che la bolla Schlein si sgonfierà, verrà meno, mostrando i frammenti della sua inconsistenza politica e culturale, ciò avverrà in meno di due anni, lasciando soltanto memoria della paccottiglia sovrastrutturale, puro orpello estetico travisato da pensiero civile progressista, di cui si nutre, così come è accaduto già con Matteo Renzi, il Movimento 5 stelle e a ogni altro progetto fondato su un dato emozionale che ignori i dati oggettivi dell'accidentato quotidiano sociale, del reale stesso. Lasciando infine intere autostrade alla fantasia di una destra che risponde al vero sentire del Paese. Del tutto risibile la semplice idea di nuovamente ricorrere allo spauracchio del fascismo per tenere insieme, in modo ricattatorio e non meno emozionalmente, il consenso. A nulla servirà l'ingenuo spirito gregario dell'elettore medio "di sinistra" incapace di comprendere la vera sostanza delle cose. Il candore, assecondare le ambizioni personali altrui, anime belle, le ballerine ai piedi, è un crimine contro la coscienza.
Dimenticavo: gli stessi che hanno dato credito, nell'ordine: ai movimenti, ai girotondi, alle sardine e a ogni flusso d'opinione espressione dei cosiddetti ceti medi riflessivi confortati dalla visione dei film di Nanni Moretti, lo stesso che indicò tal Pancho Pardi come nuovo leader della sinistra. Se poi volete parlare da fan non è affar mio che ho memoria degli ultimi cinquant'anni della storia politica nazionale. La piattaforma politica della Schlein è puro vuoto torricelliano, scambiate pure la comunicazione per pensiero progettuale.
Giovanni Festa
la riflessione mi porta a concludere che la Schlein sul piano del progetto politico è una totale reazionaria. Il che non è poi così lontano dal vero. Pertanto quel suo essere sinistra-sinistra ma all'interno dell'elite mondializzata è l'espressione forte,da pensiero forte, della ristrutturazione del capitale finanziario ed informatico liquido e non visibile che gioca tutto sull'esclusività dei diritti civili affinchè vengano azzerati e silenziati i diritti sociali. Ovviamente questo non elimina l'empatia verso la segretaria per gli attacchi personali che ha subito in questi giorni. Ma conferma che questo PD. e ancor di più con la segreteria Schlein si candida a diventare il nemico di classe dei non garantiti
Francesco VirgaTi piace esagerare sempre, caro G. Riconosco però che l'articolo offre il fianco alla tua interpretazione.
Mi sembra interessante anche quest'altro commento:
Interessante, anche se pure discutibile, quest' altro commento:Vedremo, ma una cosa è certa: abbiamo sostituito le grandi utopie con le illusioni:-
Schlein significa, come esito concreto, la sardinizzazione del PD. Non a caso sembra che metterà in campo Santori. Visto il livello di personaggi come lui e Furfaro, è facile immaginare verso quali vertiginose altezze si indirizzerà questa “rivoluzione”. Ma lasciamo stare i singoli (comunque prodotti culturali non casuali), occorre concentrarsi sui processi. E. Schlein, prodotto per eccellenza della sinistra liberal, porterà il PD ancor più sulla “linea del fronte” illusoria dei temi della sinistra di sistema politicamente corretta, dando piena espressione al senso comune progressista egemone.
Ovviamente questo lascia presagire la polarizzazione del confronto politico sull’asse della falsa contrapposizione Meloni/Schlein, il cui scopo funzionale è rafforzare ulteriormente la garanzia di estromettere la questione sociale e il conflitto dal discorso pubblico. Mentre sull’agenda politica che al momento conta le due concordano perfettamente (armi all’Ucraina a oltranza, guerra fino a sazietà e necessità per preparare il lauto business della ricostruizione dell’Ucraina polverizzata, colonialità e subalternità agli Stati Uniti), potranno contrapporsi anche ferocemente su temi che non sfiorano il nucleo dell’essere sociale. Un partito unico con veementi scontri tra le sue correnti interne, su temi che, se non sono antropologicamente irrilevanti nella differenza tra le visioni, sono tuttavia lontani dalla dimensione economico-sociale dei problemi. Saldo denominatore comune è, dunque, l’avversità nei confronti delle classi lavoratrici e popolari.
Il PD si rende completamente isomorfo al senso comune progressista e precisamente in questo consiste la sua sardinizzazione. Le sardine, come tutti i movimenti post-ideologici e neoliberali, sono figlie della ritirata e della disintermediazione della politica e sono, quindi, elitiste nell’essenza. La loro funzione, sul nascere, è quella di presidiare gli spazi dell’egemonia neoliberale, attirando nel tritacarne del movimentismo post-ideologico molti scontenti provenienti da sinistra. In un primo tempo, il rapporto tra PD e sardine si è dunque definito in termini di filiazione culturale e, verosimilmente, anche materiale delle seconde dal primo. C’era un partito, che nonostante tutto manteneva una parvenza (certo solo una parvenza, ma difesa, o anche solo pretesa) di “solidità” ontologica (che l’arcigno e cripto-leghista Bonaccini a suo modo ancora esprimeva), e c’era un movimento che intercettava, deviandola, una domanda di cambiamento per ricanalizzarla nella stessa area elettorale del partito. Il “nuovo” corso Schlein è l’abbattimento dell’argine che separa il PD dal movimentismo neoliberale (ed è lecito presumere che non mancherà chi cercherà di ricondurla all’ovile) e per questo è in qualche modo una carta della disperazione di questo partito, perché lo costringe a uscire in campo aperto senza più alcuna vera mediazione, e dunque nemmeno dissimulazione, prima affidata ai rivoli movimentistici, mettendosi in un rapporto diretto ed equivalente con l’ideologia politicamente corretta dominante.
In questo caso, la perfetta identità di reale e razionale è la liquefazione del partito, che si fluidifica nel politicamente corretto, il quale a sua volta entra nel partito come dato immanente occupandone tutti gli spazi e questo spiega anche perché in queste ore critiche e analisi circostanziate vengano tacciate immediatamente, e anche piuttosto nervosamente a dire il vero, di misoginia.
L’equazione perfetta e bidirezionale tra PD e politicamente corretto richiede l’intransigenza dei suoi adept* e acritici difensori, la reductio ad unum di ogni critica, che viene immediatamente investita con tutto il rancore classista tipico di questa forma dominante di progressismo. La critica diviene sinonimo di pregiudizio. Ci si arrocca nella pura forma, dalla quale ogni contenuto è espulso, nel manicheismo. L’avversario diventa una macchietta. Nessuna divergenza dallo schema è più tollerata. Lo spazio del discorso pubblico subisce una ulteriore, drastica compressione. Rappresentare i temi del conflitto sarà ancora più difficile, e ancora più necessario.
E ancora, sul tema cruciale della guerra russo-ucraina, che se non si arresta immediatamente rischia di coinvolgere il mondo intero, scrive Giovanni Sciascia :
"Si nasce incendiari e si muore pompieri??
Elly Schlein sull'Ucraina: " Non sono d'accordo con il M5s, invio armi ora necessario " i pacifisti non hanno nulla da dire???
I "compagni " non hanno nulla da dire???
Ne vedremo delle belle quando dovrà costruire un programma politico e dovrà criticare l'introduzione del jobs act, il taglio della spesa pubblica, della sanità, dei trasporti, dello stato sociale, tagli che hanno aumentato le disuguaglianze sociali, tagli voluti dai governi Letta, Gentiloni, Renzi, e dai dieci anni di governo compartecipati dal pd.
E lo dovrà fare convincendo le fameliche correnti che l'hanno sostenuta e gli hanno permesso di vincere le primarie, le stesse correnti che nel corso degli anni hanno sostenuto, con la stessa indifferenza, i governi Letta, Gentiloni, Renzi e oggi attraverso il sostegno a Schlein, si stanno facendo una nuova verginità."
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