04 marzo 2023

Da Port Bou a Cotlliure: visita ai resti di Walter Benjamin e Antonio Machado

 



Il memoriale di Port Bou dedicato a W. Benjamin








Questa mattina, rovistando tra vecchie carte, ho ritrovato un documento prezioso: l'appassionato ricordo di un amico fraterno - il prof. Nicolò Messina, uno dei maggiori studiosi europei di Vincenzo Consolo - di un indimenticabile viaggio compiuto insieme, più di dieci anni fa, per visitare le tombe di due grandi esponenti delle cultura europea del Novecento: Walter Benjamin e Antonio Machado. Non aggiungo altro. Di seguito il testo di Nicolò (fv):


Spetta a me aprire a nome dell’associazione che con un pizzico di

autoironia abbiamo voluto intitolare a Sancho Panza, fido scudiero dell’altra

ben piú nota creatura di Cervantes, Don Quijote.

Il pomeriggio di oggi si deve all’affettuosa insistenza e alla tenacia

suadente di Barbara Lottero, coniugate con i buoni uffici di Antonella Napoli e

la disponibilità disinteressata dell’Ente Mostra di Pittura “Città di Marsala” che

ci ospita in questo suo chiostro impareggiabile.

A loro deve andare il nostro grazie, di tutti noi riuniti per ricordare e far

rivivere un mortale tra i pochi contemporanei che non ci fanno vergognare del

nostro essere Menschen ‘umanità’:


Hay en mis venas gotas de sangre jacobina,

Pero mi verso brota de manantial sereno;

Y, más que un hombre al uso que sabe su doctrina,

Soy, en el buen sentido de la palabra, bueno.


Ci sono nelle mie vene gocce di sangue giacobino,

ma il mio verso sgorga da sorgente serena;

e, piú che un uomo alla moda che sa la sua dottrina,

Sono, nel buon senso della parola, buono.


Un mortale, come noi a cavallo di due secoli, con un ‘900 in comune, il

“secolo breve” di Eric (John Ernest) Hobsbawm, il secolo di una gran

rivoluzione meno nota dell’altra intesa come la rivoluzione per antonomasia,

quella d’Ottobre. Parlo della rivoluzione della Repubblica spagnola, instaurata

da un democratico processo elettivo, cioè della breve parentesi (14 aprile

1931-1 aprile 1939) costellata di esperienze civili di sorprendente avanguardia

nel panorama dell’Europa della prima metà degli anni ’30.

Manifestazioni di alta civiltà che di lì a poco sarebbero state soffocate nel

sangue dal colpo di stato di Francisco Franco, da quella guerra civile di 3

terribili anni (1936-39), che con la complicità ideologica e armata di italiani e

tedeschi fu la prova generale della 2ª guerra mondiale, vero e proprio scontro

tra civiltà e barbarie, la barbarie delle politiche di Anschluss ‘annessione’ e di


campi di concentramento, di lavoro e annientamento: Dachau, Mauthausen,

Buchenwald, Auschwitz-Birkenau, ecc.

Su questo sfondo del finire degli anni ’30, di grande tragedia già presente

e di vigilia di una lacerazione ancor piú grande, vorremmo leggere alcune

pagine di Machado.

Consapevoli di forzare forse un po’ la mano, ma per autodifesa – direi –

di fronte alla mistificazione militante della storia che caratterizza il nostro oggi,

di fronte agli agguerriti tentativi di seminare l’oblio, di cancellare la storia, di

appiattire la nostra vita, di spalmarla su un unico, eterno, banale presente.

La motivazione di questa lettura è forse qui, nel recupero dello spessore

della memoria.

Si radica in quello che per me, uno dei tanti siciliani della diaspora, e per

gli amici che sono venuti e vengono a trovarmi a Girona, è divenuto ormai un

itinerario di attraversamento obbligato della nostra storia di europei.

A pochi chilometri da Girona, infatti, si trova un crocevia come pochi

denso di significati. Ci si arriva percorrendo la statale che s’inoltra in mezzo ai

Pirenei verso il confine tra Spagna e Francia.

Prima tappa Port Bou, seconda Cotlliure. È – in pochi chilometri tutti

curve e tornanti – il varco dei destini incrociati.

A Port Bou, 26 settembre 1940, arriva dalla Francia uno degli intellettuali

piú vigili del ‘900, il berlinese Walter Benjamin (n. 15 luglio 1892). Fugge dal

nazismo, spera di arrivare a Lisbona e di partire per gli Stati Uniti dove

l’aspetta la salvezza e un incarico universitario procuratogli da sociologi della

Scuola di Francoforte già lí rifugiatisi. Il tentativo fallisce, però, e Benjamin

muore suicida o suicidato. Riposa, non si sa piú in che parte del cimitero

“marino” che guarda la baia di Port Bou e la stazione ferroviaria da cui non

riuscì a partire.

A Cotlliure, al di là del confine arriva, 28 gennaio 1939, e muore poco

dopo, 22 febbraio dello stesso anno, il sivigliano Antonio Machado (n. 26 luglio

1875), una delle voci piú autentiche del ‘900 poetico, non solo spagnolo. Anche

lui fugge dalla barbarie, dal fascismo dilagante di Franco appoggiato dai

Mussolini, dagli Hitler. Non riesce a sopravvivere, neanche lui, alle


sopraffazioni dei totalitarismi. Si spegne nella terra ancora per poco della

“liberté”, alla quale approdavano in tristi e lunghi cortei i profughi repubblicani

spagnoli. Riposa da allora in una tomba meta assidua di scolaresche

provenienti da tutta la Spagna e da altri paesi. Una tomba dove si legge la

strofa finale del suo “Retrato”:


Y cuando llegue el día del último viaje,

Y esté al partir la nave que nunca ha de tornar,

Me encontraréis a bordo ligero de equipaje,

Casi desnudo, como los hijos de la mar.

E quando verrà il giorno dell’ultimo viaggio,

e starà per partire la nave che mai tornerà,

mi troverete a bordo leggero di bagaglio,

quasi nudo, come i figli del mare.


Questa nostra lettura non è di professionisti della lettura, né è

accademica o accademicistica, perché non pretende di essere una lezione su

Machado.

Questa nostra lettura informale mette insieme due, anzi tre voci

madrelingua, della stessa lingua di Machado, e altre italiane: voci di

“caminantes”, di viandanti, che si sono fatti “camino al andar”, si sono fatti

strada tra Port Bou e Cotlliure.

Questa lettura non sarà vana se farà nascere in chi ancora non lo

conosce, il desiderio di vedere coi suoi propri occhi e di attraversare questo

crocicchio, concentrato di storia, dove - tra Spagna e Francia – palpitano ancor

piú forti che altrove il meglio e il peggio del nostro recente passato.


Nicolò Messina


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