01 settembre 2014

D. MILANI: FORMARE UOMINI

Dal sito http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/ questa mattina riprendo questo bel pezzo che ci restituisce in poche essenziali righe l'opera di un grande educatore:


Essere uomini

Stefanie Golish

barbiana

Alla scuola di Barbiana si arriva dallo stesso sentiero nel bosco che don Lorenzo Milani percorse quando, nel dicembre del 1954, arrivò per la prima volta nella sua nuova parrocchia . Oggi si chiama “Sentiero della costituzione”, citando su delle grandi tavole quegli articoli della costituzione italiana che riguardano la dignità e i diritti del cittadino, calpestati oramai uno a uno nel nome delle cosiddette leggi del mercato.
Nella quiete del bosco sembrano una beffa.

Per puro caso troviamo aperte chiesa e scuola. Dicono i volontari che nel mese di agosto si dedicano, oltre a fare presenza, alla manutenzione del luogo, di non ricevere più sostenimenti, né della stato, né della regione, né della chiesa.
La povertà del luogo è dunque autentica.
Meglio, in un certo senso.
Mi colpisce l’enorme banco di legno grezzo che riempie il piccolo locale dove il maestro di Barbiana univa i suoi studenti intorno a lui, inventando una scuola senza sosta. Non si accontentava di essere un prete come gli altri. Non intendeva intrattenere i suoi studenti tra un insegnamento pio e l’altro con il pallone e il ping-pong, ma voleva formare uomini e cittadini: consapevoli del valore della loro persona e pronti a combattere per i propri diritti.
Padroni di se stessi, sudditi di nessuno.
E’ un ideale che non è mai piaciuto.
Né ieri, né oggi.
Dopo un breve intervallo di presunto progresso, si ha fatto presto a tornare alla fabbricazione mirata dell’uomo non pensante, ciecamente ubbidiente al quale, a fine percorso, viene conferito una laureetta in scienze della comunicazione.
Lui invece, i suoi bambini contadini, li voleva uomini del mondo. Insegnava loro la storia, la geografia, le lingue straniere e si impegnava di fargli comprendere e amare la musica e la letteratura. Costruì una piscina insieme a loro e li portò alla Scala.
Odiava l’indifferenza.
Il motto del suo insegnamento era “I care”.
I ragazzi di Barbiana avrebbero dovuto affrontare il mondo colti e fieri, armati di conoscenza, capacità di riflessione e sensibilità.
Il contratto era quello: Lui, il maestro, dava loro tutto ciò che aveva da dare e in cambio pretendeva da loro tutto ciò che potevano dare.
E, forse, in entrambi i casi, qualcosa in più.
Non ha fatto scuola la scuola di Barbiana, animata dalla personalità forte e intransigente del suo fondatore, mandato al confino per ridimensionare il suo orgoglio.
Ma la grandezza di una vita non si misura in base alla grandezza del luogo in cui si opera, come scrive, del tutto consapevole del valore culturale e spirituale del proprio operato, lo stesso don Milani in una lettera alla madre.
Formare uomini.
Non è certo l’obiettivo della scuola di oggi.
La scuola informatizzata, la scuola dei tablet e delle lim, la scuola che chiude la biblioteca scolastica nel nome del progresso tecnologico.
La scuola che lancia ai suoi studenti il messaggio inequivocabile che i libri non servono più.
Che non serve pensare ma che ci si debba allenare per il mondo del futuro dove conviene non porrre domande di nessun tipo, ma dove, in cambio a un posto a tempo indeterminato, si è tenuti a servire il sistema a testa bassa.
Imparare solo ciò che serve, ma che, alla fine, non serve a nulla.
Perché tutte le certificazioni linguistiche e i patentini informatici che la scuola di oggi invita – o perfino costringe! – ad acquistare sono soltanto una merce di dubbio valore che non serve a nulla in un paese dove il lavoro non c’è.
Detto senza abbellimenti linguistici: E’ una doppia fregatura.
Chi si piega davanti a ciò che erroneamente si considerano le incontestabili dinamiche del reale, ha già perso prima della partenza, poiché la realtà non è, ma si crea.
Giorno per giorno. Con coraggio e ostentazione:

“Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.”

Credo che si dovrebbe ri-partire da quel banco di legno grezzo che anima l’unica aula scolastica di Barbiana.
Dalla sostanza sofferta che contiene in sé tutte le potenzialità di un futuro avvenire nel migliore senso della parola.
Dalla capacità di riflettere, di pensare in ampi contesti e non da nozioni sparse in cervelli non pensanti.
Da una visione dell’uomo non come contenitore di informazioni, bensì come mente autonoma capace di trasformare la realtà e dare una svolta a ciò che sembra affondare sempre di più nell’acqua stagnante di un mondo amministrato da burocrati-burattini.
Lo studente senza anima e senza spina dorsale, tiepido e senza capacità di giudicare, voluto e postulato dalla scuola di oggi e promosso dalla stragrande maggioranza dei suoi rappresentanti, al maestro di Barbiana avrebbe, giustamente, fatto orrore.
Però, certamente non si sarebbe arreso.

1 settembre 2014                                            Stefanie Golish

Dal sito http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/09/01/essere-uomini/



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