05 marzo 2015

I COLORI DELL'ARTE CONPEMPORANEA

Kandinskij, Composizione n.4

Giuseppe Dierna

Quando l’astrattismo cambiò i colori dell’arte europea

Affascina ancora, a quasi un secolo, l’esplosione astrattista d’inizio Novecento, quando artisti di diversa estrazione e nazionalità dichiararono guerra alla dittatura del figurativo, affermando la totale indipendenza e autonomia del quadro; quando Vasilij Kandinskij si poteva permettere di paragonare «il contatto dell’angolo acuto di un triangolo con un cerchio» al contatto «dell’indice di Dio con quello di Adamo in Michelangelo»; quando «il quadro cessò di essere quadro, e divenne pittura, oggetto», come aveva scritto Rodcenko nel 1921.

Uno spaccato di quanto quella variegata deflagrazione produsse nei territori dell’Europa Centro-Orientale si può ammirare fino al 2 giugno in una bella mostra allestita tra le mura del Forte di Bard: Astrattismo in Europa. Kandinsky Popova Majakovskij Malevic… ( a cura di Gabriele Accornero e Markus Müller, catalogo pagg. 160, euro 29), dove sono esposti materiali provenienti da una collezione privata tedesca mai finora presentata in Italia.

    Malevic, Sportman (1923)
Una mostra che non si limita al solo apporto pittorico, per cui accanto a un’ottantina di quadri, disegni e collage di una trentina di autori (con prevalenza russa, almeno quanto a nascita, come Ivan Puni o Anton Pevsner), una cinquantina di raffinati volumetti documentano le ricadute avanguardistiche sulla grafica del libro degli anni Dieci-Venti, mentre due brevi cortometraggi di Viking Eggeling e di Hans Richter del ‘21 offrono un assaggio della linea astrattista che di lì a poco si svilupperà nel cinema.

Le opere esposte testimoniano la ricchezza delle risposte alla comune esigenza di attestare «la fine del quadro come rappresentazione»: dallo spiritualismo cromatico del boemo František Kupka (di cui si può vedere un acquerello del ‘18) ai reticoli cromatici di Ljubov’ Popova, all’ascetismo di linee e colore del belga Georges Vantongerloo (tra i fondatori, nel ‘17, del gruppo De Stijl) fino alla fredda combinatoria di Max Bill (di lui una pittura su tavola del ‘56), membro negli anni Trenta del gruppo parigino Abstraction-Création, che dell’astrattismo aveva fatto la sua unica bandiera.

La mostra alterna teste di serie come Malevic e Kandinskij (di cui si espone una delicata composizione geometrica del ‘28, Fusione di rosa) e più sconosciuti gregari, non per questo però meno interessanti, come il suprematista russo Ilja Cašnik, allievo di Malevic e qui presente con otto acquerelli, o alcuni membri della compagine degli Astrattisti di Hannover (Rudolf Jahns e Carl Buchheister).


   Kogan, Composizione suprematista (1925)
Tra le cose più belle un elegante collage della Stepanova del ‘25, le costruzioni nello spazio di El Lisickij, le fughe suprematiste di Nina Kogan, un controrilievo di Tatlin del ‘15 che assembla legno, carta e latta, la perfetta Composizione ( 1922) di rette e circonferenze dell’ungherese Moholy-Nagy o la Composizione con righello e compasso ( 1915) di Rodcenko, viluppo di cerchi e spicchi di colore, o l’elegante, nera linea sinuosa che divide il colore in una pittura su vetro del tedesco Walter Dexel.

E infine alcuni dei gioielli di grafica del libro qui esposti, come la copertina costruttivista di Kassàk al proprio volume di Poesie del ‘23, o quella di El Lisickij per la raccolta satirica di Majakovskij Elefanti nel Konsomol ( 1929), sghembe campiture di colore tagliate da un semicerchio rosso, o la composizione suprematista su sfondo mattone di Malevic per un ciclo di conferenze del critico d’arte Nikolaj Punin del ‘20, e infine il cerchio nero e quadrato rosso sulla copertina che El Lisickij appronta nel ‘21 per la rivista olandese Wendingen , la sua prima commissione ricevuta all’estero.

La Repubblica – 1 marzo 2015

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