Primi del Novecento, se Picasso a Parigi è affascinato dall'arte africana che diventa fonte di ispirazione, a Est a San Pietroburgo e Mosca un gruppo d'artisti d'avanguardia si ritrova nei simboli dello sciamanesimo e della tradizione dell'Estremo Oriente. Le motivazioni sono le stesse, prima di tutto l'insoddisfazione per un Occidente che ha perso il senso profondo delle cose e il rapporto con il cosmo. Una ricerca di radici che diventa ricerca di senso. Una pagina poco conosciuta che ora una bella mostra a Firenze ricostruisce nelle sue articolazioni e complessità.
Quel vento d'
Oriente sull' avanguardia russa
La mostra di Palazzo
Strozzi è affascinante, nevralgica, di rara complessità. E viene
da lontano. Fu infatti a fine Ottanta che James Bradburne, dal
2006 direttore della Fondazione Strozzi, la concepì negli Usa con
noti specialisti. Come John Bowlt, oggi fra i curatori de L'
Avanguardia russa, la Siberia e l' Oriente (fino al 19 gennaio),
con Nicoletta Misler ed Evgenija Petrova, direttrice del Museo
Russo di San Pietroburgo.
Con 130 fra dipinti,
acquerelli, disegni, grafiche e sculture - di, fra i tanti,
Kandinskij, Malevic, Larionov, la Goncarova, Filonov - poste in
dialogo con 36 preziosi reperti etnoantropologici della Russia
asiatica, la mostra ritesse la smisurata, fittissima rete di
relazioni fra le culture orientali - anche esterne allo sconfinato
impero: Mongolia, Persia, Siam, Cina, Giappone - e parte delle
avanguardie russe, suprematismo in primis, del primo Novecento.
Che, con modi ed esiti certo non univoci ma tutte egualmente
avvinte dall' Oriente, vi si ispirarono, traendone irrinunciabili
modelli e fondante diversità, spirituale e/o formale, dai coevi
"ismi" europei. In quella enorme macchina sincretica,
raccontano la mostra e il bel catalogo (Skira), agirono lo sguardo
zarista a Est, le spedizioni geografiche, viaggi e collezionismo
anche di tanti artisti, esotismo e cineserie, le forti migrazioni
interne con conseguenti flussi di culture e religioni (San
Pietroburgo inaugura, fra India e Art Nouveau, il suo tempio
buddista nel 1915), fino alla programmatica resistenza all'
Occidente razionale e scientifico in cui la cultura russa fra Otto
e Novecento non voleva riconoscersi (e col quale farà comunque i
conti).
Kandinsky, Macchia nera |
Risulta fortissimo, in
quegli anni, il richiamo dei russi d' Europa verso una intensa
spiritualità e l' alterità - un' alterità comunque
riconoscibile: la Grande Madre Russia - delle sterminate distese
siberiane, della loro natura, colori e luci, dei loro antichissimi
usi, popoli e riti magici, così come delle millenarie culture
confinanti. Rivelatore e motore di questo "risveglio della
memoria", il viaggio dello zarevic, il futuro Nicola II, che
partito da Trieste il 26 ottobre 1890, visitò via mare Grecia,
Egitto, India, Indonesia, Siam, Cina e Giappone, tornando - dopo
aver inaugurato a Vladivostok il terminale dell' ancora erigenda
Transiberiana e percorso in trionfo l' intera Siberia - a San
Pietroburgo il 4 agosto 1891, con 1313 fra doni e reperti. Che nel
1893, in una mostra epocale, rafforzeranno la passione per la
ritrovata sorella asiatica.
Kandinsky, Uccelli esotici |
Vent' anni dopo, nella
Parigi capitale del mondo, il grande Diaghilev di quella Russia
arcaica, esotica e fiammeggiante, esporterà una versione di
"scandaloso" successo coi suoi Ballets Russes, il
carisma di Nijinski, il genio di Rimski-Korsakov e Stravinskij,
pennelli e fantasia di Alexandre Benois, Bakst e Roerich, tutti
ben documentati in mostra. Il cui percorso e pregio non son certo
solo artistici. Tuttavia, nella sua scelta copia di opere d' arte
e reperti, oltre ad un' interessante antologia di artisti russi
poco o punto noti, spiccano numerosii capolavori.E si fa torto al
loro numero citando solo alcuni dei maggiori: Il vuoto, Statue di
sale e Natura morta con scultura della Goncarova; l' attrazione
sciamanica del Kandinskij di Ovale bianco e Ovale grigio, i suoi
Macchia nera e Due ovali; il Filonov inafferrabile di Cosmo,
Oriente-Occidente e Occidente-Oriente; Borisov con la misterica
Eclisse nella Novaja Zemlija; l' apocalittico Bakst di Terror
Antiquus, fino alla spiritualità assoluta dell' immenso Malevic
di Cerchio nero e Supremus n. 58.
(Da: La Repubblica del
24 novembre 2013 )
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