Corteo contro l'assassinio di Stefano Cucchi
FORZE DI QUALE ORDINE?
Non lo faccio ormai quasi più, perché mi dico “tanto lo so già”, ma l’altra sera ho ceduto perché ho mangiato tardi per via di certi fagioli, e allora ho guardato «presa diretta» sul terzo canale della nostra tv di stato e per l’appunto «morti di stato» era il titolo della puntata: i bravi Riccardo Jacona e Giulia Bosetti raccontano con partecipato distacco e buona professionalità le tristi vicende, è il caso di dirlo, di Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Riccardo Rasman e Stefano Brunetti. Tutti cittadini italiani sui quali le forze dell’ordine hanno infierito selvaggiamente senza ragione alcuna, anche perché nessuna ragione ci può essere per il tipo di trattamento che a questi cittadini è stato riservato. La maggior parte di questi cittadini sono morti in seguito al trattamento, gli altri sono rimasti invalidi per tutta la vita. In qualche caso gli autori sono stati processati e condannati, di solito a pene abbastanza miti, per omicidio colposo e mai di più, talvolta mitissime tanto che alcuni tra i poliziotti assassini non hanno scontato un solo giorno di carcere e anzi sono stati mantenuti in servizio, e spesso promossi.
Se volete i dettagli potete guardare in rete, ad esempio qua, ma le cose che non capisco e su cui vorrei che tutti fossero un po’ più sensibili sono schematicamente le seguenti:
1. Quale molla spinge questi uomini (e, talvolta, donne) delle forze dell’ordine, che così si chiamano perché appunto sono delegati da tutti noi a far rispettare l’ordine democratico in una nazione dove, almeno di nome e in parte anche di fatto, un tale ordine esiste ed è regolato da leggi, quale brama di piccolo potere li spinge a esercitare la loro piccola ma spesso letale violenza su altri cittadini?
2. Perché con quasi uniforme regolarità, il corpo di appartenenza, Polizia di Stato o Carabinieri, è omertosamente connivente, minimizza, copre, mai riconosce, mai si scusa anche dopo sentenze chiarissime passate in Cassazione, anzi promuove i colpevoli, ufficialmente riconosciuti tali?
In taluni casi, attenzione, la verità viene a galla, malgrado i rapporti ufficiali che dunque si rivelano platealmente falsi, grazie alle benedette telecamere di sorveglianza, che, sì, ci sorvegliano ormai in ogni istante della nostra vita pubblica, ma talvolta fanno il loro mestiere di documentare una realtà incontrovertibile a favore della giustizia. Sono passate nella trasmissione di Jacona alcune immagini di queste telecamere, e io vorrei che tutti le vedessero: non c’è scusante per l’aggressione gratuita del forte contro il debole, aggravata dal fatto che il forte in questi casi rappresenta la legge e l’ordine. L’unica scusante, pardon, spiegazione, è da psicopatologi.
Chi mi conosce immaginerà che sono particolarmente sensibile a questo tema, dato che nel 1971 un gruppo di poliziotti armati ― questore di Milano, per chi non ricorda, era Marcello Guida, ex-uomo di fiducia di Mussolini, che ricoprì, negli ultimi anni del ventennio, l’incarico di direttore del confino politico di Ventotene, e anche lui rimasto bellamente in servizio con una posizione di prestigio ― si avventò su di me con manganelli, rompendomi una mano, visto che per fortuna mi riparavo con questa la testa; fui poi, abbastanza ironicamente, denunciato per “resistenza aggravata”.
Ed è ben vero che il constatare come nulla sia cambiato da questo punto di vista mi provoca una feroce rabbia; e mi chiedo quale sia la strada per cambiare questo modo di essere che così malamente caratterizza il nostro paese: le forze preposte dallo stato, cioè da noi tutti, a mantenere l’ordine diventano in alcune occasioni i nostri nemici, o meglio noi diventiamo i loro nemici, sui quali sfogare aggressività e frustrazioni. E non è, in casi come questi, minimamente rilevante la famosa invettiva di Pasolini sui poliziotti “figli di poveri”, che oltretutto va letta fino in fondo, ad esempio qui.
da http://www.nazioneindiana.com/2014/01/08/forze-di-quale-ordine/
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