05 febbraio 2014

DEPERO IL FUTURISTA


Dal 13 Dicembre 2013 al 11 Maggio 2014 al Museo Archeologico di Aosta una grande mostra realizzata in collaborazione con il MART di Rovereto affronta l’Universo Depero nelle sue differenti declinazioni. Più di 100 opere tra dipinti, arazzi, tarsie, panciotti futuristi, mobili, sculture, bozzetti, progetti, libri, disegni e schizzi permettono di ripercorrere l’iter creativo dell’artista dagli esordi simbolisti all'adesione al futurismo, passando per l'esperienza americana degli anni Trenta, per giungere sino agli anni Quaranta quando appare evidente il recupero della tradizione e dell’arte popolare. 

Olda Gambari

Depero, il futurista che anticipò la pop art


Un universo di quadri, sculture, tessuti, pubblicità, arredi. Un universo che di cognome fa Depero. E di nome Fortunato, che può essere anche l' aggettivo perfetto per la creatività eclettica di questo artista che è stato tra i fondatori del Futurismo. Un progetto di arte totale che voleva sovvertire con gioia energica e sperimentazione utopica i confini tra arte e vita, coinvolgendo e stravolgendo arti e architettura, teatro e design, moda e grafica, senza gerarchie.

Al centro di questa rivoluzione ci sono l' individuo e poi la società intera, come un' onda vitale che compiva una piccola inversione copernicana : l' uomo è faber e mente assoluta del mondo. Un concetto annunciato nel 1915 con il manifesto Ricostruzione futurista dell' universo, stilato insieme a Giacomo Balla, e che oggi risuona ancora non appena si entra nella mostra Universo Depero che Alberto Fize Nicoletta Boschiero hanno curato al Museo Archeologico di Aosta.

Una raccolta di un centinaio di opere dal 1912 al 1948, provenienti dal Mart di Rovereto, dal Fondo Fortunato Depero e da collezioni private, come quella di Ugo Nespolo e della Galleria Campari. Il percorso parte dal piccolo film Esplosioni di un artista che Luciano Emmer dedicò nel 2008 all' artista trentino e dal famoso libro imbullonato Depero futurista. Dinamo Azari del 1927, una summa di tutto il suo pensiero. Poi si entra nel "teatro di Depero", quella grande creazione totale che vedeva il mondo come un palcoscenico fantastico, dove la figura dellautoma era metafora dell' uomo reale, immaginario, quotidiano, fiabesco. Un' immagine che nasce proprio dal rapporto di Depero con il teatro. Sostituì l' attore con la marionetta, immaginando scenografie e costumi come mondi fantastici. Tra il 1917 e il 1918 Depero collaborò ai Balletti Russi di Sergej Djagilev e diede vita ai Balli Plastici, insieme all' amico Gilbert Clavel, cinque azioni mimico-musicali che rappresentano il primo caso di teatro di automi nella produzione delle avanguardie italiane.

In mostra ad Aosta affascina e stupisce il film di animazione digitale in 3D, che nel 2009 Franco Sciannameo ha realizzato traducendo bozzetti e scritti relativi ai Balli Plastici, con tanto di musica originale. Un teatro empatico, come lo saranno poi i suoi progetti pubblicitari, che parlavano direttamente al pubblico.

Per un uomo che riteneva essere più bello un negozio scintillante rispetto a una mostra di quadri, le copertine di Vanity Fair e di Vogue o le pubblicità del Bitter Campari erano luoghi d' arte, complessi plastici da costruire per creare nuove visioni del mondo che arrivava. Il suo progetto per la bottiglietta monodose a tronco conico disegnata nel 1932, insieme a una serie di manifesti e slogan fecero della Campari un marchio internazionale.



Provocatoriamente convinto che l' arte pubblicitaria sarebbe stata quella dell' avvenire, un' arte gioconda e ottimista, alla Biennale di Venezia del 1926 presentò il quadro Squisito al selz, definendolo, appunto, un quadro pubblicitario, anticipando quasi la poetica pop che avrebbe dominato 30 anni dopo. Un segno pittorico e grafico dalle geometrie elementari, coloratissime, che immaginava il futuro ma evocava anche il passato, le sue radici fatte di ambiente contadino, natura, vissuto personale, storia dell'arte.

Tutto si riversava in un concetto di decorazione artistica trasversale che animava anche panciotti e arazzi con mosaici cuciti, e poi tavoli, credenze e scacchiere con intarsi. Verso la fine degli anni Quaranta Depero tentò il successo esportando negli Stati Uniti il brevetto per i mobili in buxus, economico impasto di carta e polvere di legno nato nell' Italia fascista, ma l' avventura si rivelò un fallimento.



Quello spirito dinamico e quell' indomita volontà di ricostruzione dell'universo furono anche all' origine della Casa d' Arte che aveva messo in piedi con la moglie Rosetta, una factory alla Warhol dove si produceva, ci si ritrovava, si sperimentava. La vita appare una possibile e concreta creazione artistica, informata da un progetto che la abbracciava in ogni aspetto, cercando di toglierle la banale mediocrità del comune vivere tradizionale.

La Repubblica - 19 gennaio 2014

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