03 luglio 2021

COME ERAVAMO. Miguel Littin e il cinema di Unidad Popular

 


Miguel Littin e il cinema di Unidad Popular

Due considerazioni a mo' di premessa

L'età e lo scoprirsi ammalati porta a riconsiderare il senso profondo delle cose e del tempo. Cambia soprattutto la scala di priorità. Può significare, come nel mio caso, assumere un atteggiamento più distaccato verso il presente a vantaggio del recupero di una memoria e di un percorso personale che in molti snodi si è intrecciato con dinamiche collettive e può quindi rappresentare un possibile punto di osservazione, per quanto ultraminimalista e provinciale, su momenti della storia della sinistra a partire dalla fine degli anni '60. Per questo nei mesi a venire Vento largo sarà in larga parte dedicato alla pubblicazione di materiali prodotti in vari momenti di un percorso iniziato con l'esplosione studentesca del 1967-68.

Iniziamo con un documento del 1978, quando in occasione della Festa provinciale dell'Avanti! mi occupai di organizzare una settimana della cultura socialista imperniata su una mostra di manifesti dal 1892 al 1978 e su una rassegna del cinema di Miguel Littin, grande regista cileno sostenitore convinto di Salvador Allende e dell'esperienza di Unidad Popular.

La proposta di trasformare una festa di partito in un momento culturale alto all'inizio suscitò non poche perplessità, la cosa era considerata troppo elitaria. Avrebbe interessato, si diceva,  solo un ristretto pubblico di intellettuali e di cinefili. Timori smentiti poi dal grande successo dell'iniziativa. Il Film Studio si rivelò insufficiente a ospitare tutti gli interessati, tanto che molti assistettero alle proiezioni in piedi o su seggiolini recuperati in modo avventuroso addirittura in bar vicini. Una cosa impensabile oggi, ma che dimostra quanto fosse culturalmente recettiva Savona in quegli anni e quanto soprattutto fosse ancora vivo e doloroso il ricordo dei fatti cileni.

È doveroso ricordare che l'organizzazione dell'evento fu resa possibile dalla fraterna collaborazione di Mirco Bottero, instancabile animatore culturale purtroppo oggi colpevolmente dimenticato, che, oltre a mettere a disposizione i locali, si occupò del reperimento delle pellicole. A me toccò la presentazione dei film e della conduzione dall'allora immancabile dibattito, oltre che dalla redazione del pieghevole illustrativo dell'iniziativa. Naturalmente, considerato che il diavolo notoriamente fa le pentole ma non i coperchi, la cosa non filò del tutto liscia: il tipografo omise di riportare dove le proiezioni si tenevano e questo mi costò ore di lavoro a scrivere su ogni depliant, ed erano davvero tanti, l'indirizzo del Film Studio. Proprio come il piccolo scrivano fiorentino di deamicisiana memoria, ma con almeno tre differenze: una bottiglia di whisky, almeno due pacchetti di Celtique, praticamente catrame puro, e una sfilza di bestemmioni da far impallidire anche il più feroce mangiapreti. Ma eravamo giovani, se questo può servire da scusante...

Giorgio Amico

Articolo ripreso da http://cedocsv.blogspot.com/2021/07/come-eravamo-miguel-littin-e-il-cinema.html

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