08 luglio 2021

R. A. P. A PALERMO

 



“RAP” A PALERMO: SOTTO GLI OCCHI E SOTTO IL NASO DI TUTTI

Il termine “RAP” in tutto il mondo indica, come si legge nel sito della Treccani, un «genere musicale affermatosi nella seconda metà degli anni 1970 nella comunità afromericana e ispanoamericana di New York, caratterizzato essenzialmente dal ‘parlare’ seguendo un certo ritmo che viene prodotto alla console dal DJ con alcune tecniche (turntablist, beatmaking, scratching)».
A Palermo però RAP è tutt’altro: si tratta di una sigla che (ottimisticamente) significa “Risorse Ambiente Palermo” e indica, come viene proclamato nel sito http://www.rapspa.it, «un’Azienda a capitale pubblico del Comune di Palermo, impegnata su un territorio che si estende su una superficie di 159 Kmq, con una popolazione di circa 650.000 abitanti».
L’Azienda, a detta sua, «svolge le attività afferenti ai servizi di Raccolta e Igiene Ambientale (raccolta indifferenziata, differenziata, spazzamento, smaltimento) richiamate nel Contratto di Servizio sottoscritto con l’Amministrazione Comunale ed inoltre i servizi di Sanificazione, Derattizzazione e Disinfestazione di aree di proprietà pubblica e/o private ad uso pubblico. RAP garantisce [sic!], quindi, il corretto recupero e trattamento di tutti i rifiuti raccolti nella città di Palermo e si propone di realizzare una gestione virtuosa [sic!] del ciclo integrato dei rifiuti e l’incremento della raccolta differenziata con conseguente aumento dei ricavi e contenimento dei costi».
C’è di più: come dichiara il sito, l’azienda è «costantemente impegnata in un progressivo miglioramento della qualità dei servizi erogati [ultrasic!]» e «mira ad essere sempre più attenta alle richieste ed alle aspettative manifestate dai cittadini ai quali viene chiesto, comunque, di collaborare al fine di consentire di raggiungere, nel minor tempo possibile, i risultati attesi».
Bene, i “risultati attesi” sono sotto gli occhi (e il naso) di tutti i Palermitani.
Cito dall’articolo odierno di Francesco Patanè su “Repubblica/Palermo”, intitolato “Pochi netturbini e differenziata flop - Radiografia del disastro rifiuti”:
«Centinaia di cumuli di immondizia e ingombranti tappezzano la città a intervalli regolari, a causa della raccolta a singhiozzo da parte della Rap. Lo spazzamento delle strade è in gran parte sospeso per dirottare i dipendenti sulle raccolte, 300 operai sono andati in pensione negli ultimi tre anni senza essere sostituiti. Il risparmio dei loro stipendi è servito a pagare i rifiuti portati fuori Palermo e le ditte che bonificano le montagne di immondizia in città. L’appalto della settima vasca di Bellolampo [la discarica comunale, NDA] non è ancora aggiudicato e nella migliore delle ipotesi prima di febbraio 2022 la nuova struttura non sarà disponibile. La raccolta differenziata resta un flop, sotto il 20 per cento da quattro anni. La migrazione dei rifiuti dagli altri Comuni invece cresce e ha raggiunto le 200 tonnellate al giorno. Gli ingombranti restano un problema irrisolvibile tanto che Rap vorrebbe cederli ai privati. Questa è la situazione che il neo amministratore unico Girolamo Caruso è chiamato ad affrontare. Non prima di aver superato l'annunciata emergenza di domenica, con l’Italia in finale agli Europei e migliaia di persone in piazza. Il quarto atto dell'assenteismo da partita, che ha già fatto saltare in alcune zone la raccolta nelle serate delle sfide azzurre, è molto più che una possibilità, con l'azienda che non ha le risorse per sostituire chi si darà malato».
Fra i nodi dell’emergenza rifiuti va segnalato in particolare quello che viene definito “virus partite”: infatti in occasione delle ultime partite dell’Italia, forse per il troppo amore per la Nazionale e per le fasi da cardiopalma di alcuni match, molti dipendenti RAP si sono sentiti male e si sono “buttati malati” (come si dice qui), sicché sono saltati ogni volte tre percorsi di raccolta.
Un aiuto per limitare i problemi - si dice - sarebbero le telecamere posizionate nei cinquanta siti dove, da sempre, si formano cumuli enormi di rifiuti; ma a oggi solo sette di esse funzionano. Il bello è che si attende una nuova dotazione di altre 50 telecamere; e queste, se tanto mi dà tanto, dovrebbero garantire 3-4 controlli in più… (e comunque, vorrei vedere cosa cambierebbe vedendo in faccia uno scaricatore abusivo di “munnizza”, da identificare poi con controlli incrociati e perdite di tempo che nessuno vorrebbe affrontare, a parte la rarità e irrisorietà delle eventuali sanzioni).
Nel frattempo la situazione della città è la seguente:
a) ai Cantieri Culturali della Zisa anziché spettacoli e manifestazioni si accumulano le erbacce;
b) accanto agli splendidi monumenti della città le guide turistiche devono fare degli zig-zag nel vano tentativo di distogliere lo sguardo dei turisti dalle montagne di “munnizza”;
c) in qualunque strada del centro è utopia e sogno vedere un “operatore ecologico” (ah quanto si rimpiangono gli “spazzini” che “spazzavano” le strade!);
d) per terra si incontrano a ogni passo lattine di coca, sigarette, cartacce, bottiglie di birra, sacchetti abbandonati e semiaperti dai cani o dai “razzolatori di immondizie” (professione sempre remunerativa qui a Palermo);
e) i cumuli di rifiuti sono ovunque, non solo nelle borgate periferiche ma anche in pieno centro, nell’indifferente rassegnazione generale.
In proposito, per la cittadinanza palermitana potrebbero valere purtroppo le parole di De Andrè nella canzone “Don Raffaè”: “si costerna, s'indigna, s'impegna / poi getta la spugna con gran dignità” (con l’unica eccezione del “s’impegna” che forse è più auspicio che realtà).
La cosa più triste è che il problema attuale non è “episodico”, non è legato all’oggi, non è “emergenza” di un periodo.
Io vivo in questa città da 37 anni e non ricordo - mai - di averla vista pulita; ricordo in compenso di avere sentito tante lamentele, tante promesse, tanti proclami delle diverse amministrazioni comunali (soprattutto l’attuale gestione Orlando). In particolare, il 16 aprile scorso la RAP si è ritrovata azzoppata dopo l'addio dei due membri orlandiani del Cda; e in seguito, come si legge in un’intervista rilasciata il 2 giugno scorso (cfr. https://qds.it), il sindaco sul problema rifiuti confessava: «Palermo non ha una tassa alta, ma lo è se confrontata ad un servizio basso. Bisognerebbe pagarla tutti ma bisognerebbe migliorare il servizio, e non ci siamo riusciti in questi anni, inutile nasconderlo. La Rap non è a livelli accettabili. Certo, si veniva dall’Amia che era fallita, la tassa è aumentata ma il servizio, se non peggiorato, è rimasto uguale».
Insomma: polemiche, critiche (reciproche), beghe, litigi, sgambetti politici, ripicche; nel frattempo, come sempre qui a Palermo, i cittadini reagiscono con inefficaci proteste (spesso solo verbali e isolate), se non con rassegnazione, disinteresse e menefreghismo.
Allora mi rivolgo all’unico interlocutore credibile che credo rimanga, cioè i giovani palermitani (almeno quelli che hanno il coraggio e la possibilità di restare in questa città un tempo “felice” riuscendo ad evitare di migrare altrove): e affido a loro l’ultima speranza per questa città disperata, confidando nel fatto che non ripetano i nostri errori e non siano contagiati dalla nostra inetta abulia e dalla nostra paralizzante rassegnazione al peggio. Sappiano fare bene le loro scelte, non accettino passivamente i problemi ereditati dai loro predecessori, non siano fatalisti e rassegnati.
E soprattutto, amino la loro città più di quanto abbiano saputo amarla e rispettarla quelli che sono venuti prima di loro.
MARIO PINTACUDA

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