15 luglio 2021

SIMONE DE BEAUVOIR, E' ora che la donna cambi il volto dell'amore

 


E' ORA CHE LA DONNA CAMBI IL VOLTO DELL'AMORE.

di Simone de Beauvoir

 

[Esce oggi in libreria La femminilità, una trappola. Scritti inediti 1927-1983, di Simone de Beauvoir, per L’orma editore, accompagnato da un saggio di Annie Ernaux. L’articolo che anticipiamo è originariamente apparso nell’aprile 1950 sulla rivista statunitense «Flair» con il titolo It’s About Time Woman Put a New Face on Love. Nel presentare l’autrice si preannunciava l’imminente uscita americana de Il secondo sesso, pubblicato in Francia un anno prima. In realtà la prima edizione americana del testo, scorciata di numerosi passaggi ritenuti troppo filosofici, sarebbe apparsa soltanto nel 1953. La prima edizione italiana de Il secondo sesso, nella traduzione di Roberto Cantini e Mario Andreose, è uscita per il Saggiatore nel 1961].

 

Le donne stanno diventando sempre più indipendenti e al tempo stesso responsabili, attive artefici della costruzione del mondo. Ma questa trasformazione fa ancora paura. Da ogni angolo sbucano profeti pronti a scommettere che le donne manderanno in rovina l’amore, e con esso tutta la poesia, la fantasia, la gioia. Finora la nostra civiltà non ha conosciuto altra forma d’amore che quella fondata sull’ingiustizia. Le donne capaci di vera passione devono venerare il loro padrone, il loro re, il loro dio, guardarlo sempre con occhi adoranti. Quest’idea è talmente radicata nel cuore degli uomini che, appena una donna non si prostra ai loro piedi, vanno nel panico al pensiero di essere costretti a vestire gli ignominiosi panni dello schiavo.

 

Il mito della paziente Griselda è stato soppiantato da quello della mantide religiosa. Una dà, l’altra prende. I doni con i quali la prima ricopre l’uomo sono un fardello, mentre la seconda riesce a trarre soddisfazione dal maschio soltanto sottomettendolo; entrambe sono creature parassitarie che, in modi diversi, dissimulano la propria dipendenza. È così difficile concepire una nuova forma d’amore che non preveda la sottomissione del partner ma una reale uguaglianza? O dobbiamo dar credito a quanti sostengono che nella società del futuro ci sarà posto solo per rapporti camerateschi nei quali non si farà sesso se non in casi di estrema necessità?

 

Personalmente ritengo che il ruolo privilegiato occupato dall’amore non dipenda da questa o quella sovrastruttura sociale. Una spiegazione ben più pregnante può essere cercata nell’ambiguità della natura umana. Ogni essere umano è dotato di una duplice natura. La prima, che è poi quella che mostra agli altri, la condivide con tutti i suoi simili: ed è quella che lo sprona verso il futuro, ne definisce le ambizioni, lo rende capace di agire, di costruire, di essere intraprendente, e riconoscibile, sulla base dei risultati che ottiene. Ma ognuno di noi possiede anche una seconda natura, singolare: è quella racchiusa in un involucro che non appartiene a nessun altro, legata a una vita irripetibile e limitata soltanto dall’irreversibilità della morte. L’essere umano è degno di questo nome proprio perché incarna entrambe le nature. Privato dell’impegno collettivo e di ogni ambizione, non sarebbe altro che un animale come tutti gli altri, un trascurabile incidente. L’umanità, come somma di questi zeri, da sola non varrebbe più di zero. In compenso, anche dando peso unicamente al successo e a un lontano avvenire, se non si attribuisse alcun significato all’individualità, l’essere umano nel suo complesso perderebbe qualsiasi valore. Per poter credere nell’importanza del mondo e del posto che occupiamo in esso, ciascuno di noi ha bisogno non solo di contribuire alla dimensione sociale, ma anche di realizzarsi come individuo: come una minuscola, ma insostituibile, particella del genere umano. Ed è l’amore, dato o ricevuto, a fornirci il più valido aiuto per portare a compimento questa paradossale operazione di sintesi.

 

Esiste una forma d’amore che in ogni epoca è stata tacciata di sterilità: quella che lega gli amanti in un rapporto simbiotico ed esclusivo. Separata da coloro che la circondano, indifferente nei confronti del futuro, la coppia sprofonda in una solitudine vacua ed egoista. Leggenda vuole, abbastanza prevedibilmente, che simili relazioni siano quasi sempre destinate a perire. Perché, fagocitandosi l’un l’altro, in assenza di una via di fuga, gli amanti vengono a loro volta divorati dalla passività, dall’immobilismo e dalla noia: senza saperlo, sono già morti. A questa tragica sorte, che rivela la follia delle coppie la cui vita è dominata dalla passione amorosa, si oppone sovente l’ideale di un rapporto improntato al cameratismo: due compagni uniti da obiettivi comuni, da perseguire insieme. Entrambi riconoscono nell’altro una libertà e una capacità d’azione pari alla propria. Fanno convergere le volontà di ciascuno e mettono da parte ciò che è individuale: tutto viene livellato e le loro morti, come le loro vite, divengono intercambiabili. Il fatto che, all’occorrenza, in questo rapporto cameratesco entri in gioco il sesso non ne altera l’essenza intrinsecamente impersonale: certo, nella sfera sessuale entrambi possiedono fisicamente il partner, ma solo come entità indeterminata. Amare in un individuo ciò che lo distingue da tutti gli altri, riconoscendogli al contempo i diritti inalienabili di qualsiasi essere umano; supportarlo nel suo percorso impersonale e nelle sue ambizioni, continuando però a meravigliarsi per ciò che, della sua natura, lo rende unico e ineguagliabile: ecco il vero miracolo che solo l’amore, nella sua forma più alta, è in grado di compiere.

 

Uomini come Nietzsche, Tolstoj e D.H. Lawrence avevano compreso bene come un amore vero e fecondo debba accogliere­ in un unico abbraccio l’immediatezza della presenza fisica dell’amato insieme alle sue personali aspirazioni. Eppure si tratta di un ideale che hanno prospettato solo alle donne: a parer loro, non avrebbero altro scopo. L’uomo, dal canto suo, in una compagna può trovare soltanto il compiacente riflesso di se stesso. Io credo che in un amore davvero egualitario la donna non dovrà rinunciare al suo bel ruolo di alleata, ma anche l’uomo vorrà essere lì per lei come un sostegno e un supporto. È chiaro che una simile reciprocità è possibile qualora entrambi concorrano alla realizzazione degli stessi obiettivi, o perlomeno riescano a conciliarli: certo, quello di cui parliamo è un tipo d’amore che presuppone un rapporto di amicizia, ma quanto si rivelerebbe più fertile di una devozione unilaterale! La donna sarebbe in grado di fornire all’uomo quella fiducia e quell’appoggio che lui invoca a gran voce, ma al contempo pretenderebbe anche da se stessa un impegno in grado di metterla sullo stesso piano dell’amato. La sua docilità, altrimenti, non è altro che cieco servilismo. L’uomo, invece di cercare nella propria compagna un surrogato di esaltazione narcisistica, scoprirà attraverso l’amore un modo per uscire da sé, per affrontare problemi che non riguardano soltanto lui. Dopo tutti gli sproloqui che sono stati pronunciati sullo splendore dell’abnegazione, perché non dare all’uomo la possibilità di sperimentare in prima persona quella devozione che viene ancora oggi considerata come l’invidiabile destino femminile? Lasciamo i partner liberi di pensare tanto a se stessi quanto all’altro: la donna si salverà da quell’insicurezza che troppo spesso le tarpa le ali, e l’uomo verrà strappato al suo egocentrico orgoglio: entrambi trarranno beneficio dal poter assaporare virtù che, finora, sono state riservate al sesso opposto.

 

Ad ogni modo questa comunione di intenti non può ancora definirsi amore. L’amore rende il partner al tempo stesso un alleato e un proprio simile all’interno del consesso umano, ma anche una creatura incommensurabilmente e incomparabilmente diversa da tutte le altre. Gli amanti affrontano il mondo e il futuro insieme; ma ciascuno vive nello stupore dello sguardo complice che incrocia negli occhi dell’altro. Nessuno può essere paragonato alla persona amata e, dopo la sua morte, nessuno potrà prenderne il posto. Questo amore è il tipo di relazione più assoluta che si possa avere con un individuo: riuscire a percepire l’altro nella sua attività impersonale e al contempo nella sua insostituibile unicità; come soggetto e come oggetto; come un tutto che trascende se stesso e come una creatura finita. Anche quando la donna diventerà una vera pari dell’uomo continuerà comunque a cercare in lui conferma della propria forza interiore, senza tuttavia rinunciare a sostenere con il proprio amore colui che la ama riconoscendone i meriti.

 

Per come l’abbiamo definito fin qui, l’amore può essere tanto platonico quanto erotico: è sufficiente che la presenza della persona amata si riveli nella sua unicità, nella sua contingenza e nella sua patetica finitezza. E se è vero che questa rivelazione può avvenire in diversi modi è anche vero che l’attrazione sessuale resta lo strumento più comune. È il desiderio quello che più di frequente conferisce alla presenza fisica dell’amato il suo incomparabile valore. Di conseguenza, se le donne – man mano che la loro condizione migliora – perdessero il proprio potere seduttivo agli occhi degli uomini, il futuro dell’amore potrebbe essere compromesso. È su quest’aspetto che si concentra l’indignazione dei profeti di sventura, che strepitano: «Così distruggerete la femminilità!». Questa catastrofe viene preconizzata da tanto di quel tempo che possiamo permetterci un certo scetticismo al riguardo: potrebbe persino darsi che l’attrazione di un sesso per l’altro abbia origini più profonde del fruscio di una gonna o del modello di una scarpa. Di questo sono convinta: ciò che ci affascina nell’altra persona è la scoperta dell’universo di un essere umano, simile al nostro e allo stesso tempo diverso. L’altro sesso ha il potere attrattivo di un paese esotico, è un tesoro, un paradiso, proprio in virtù della sua diversità. Gli uomini si ostinano a considerare questa differenza come uno degli aspetti della disparità, ma nulla fa pensare che ciò sia immutabile. I due sessi possono diventare eguali, alleati, senza tuttavia eliminare quella distanza che li rende desiderabili l’uno agli occhi dell’altro. In realtà, non riesco proprio a immaginare in che modo questo desiderio potrebbe scomparire, poiché uomini e donne hanno sessualità e corpi diversi, e di conseguenza diversi sono anche la sensibilità, la sensualità e il rapporto di ciascuno con il resto del mondo; il bisogno fisico che si prova per l’altro conserverà la sua magia. Il fatto che la consapevolezza e la libertà possano incarnarsi in un corpo che rappresenta il mio destino biologico, di uomo o di donna, per me sarà sempre un miracolo sconcertante, ancora più sbalorditivo se si considera con quale straordinaria potenza vi si affermano anche le dimensioni spirituali del pensiero e della volontà. L’uomo che manifesta queste virtù nel consesso pubblico sembra, agli occhi della donna, circonfuso di qualità virili; forse un giorno anche le virtù umane delle donne contribuiranno a renderle più femminili agli occhi degli uomini.

 

Qualsiasi ipotesi, al momento attuale, risulta azzardata: il futuro non ci appartiene. Per questa ragione nessuno di noi ha il diritto di condannarlo in nome del presente. In ogni epoca c’è stato chi si è lamentato del futuro soltanto perché prometteva di essere diverso dal passato. Dobbiamo evitare di cadere nella stessa trappola: la nostra mancanza di immaginazione tende a screditare e sminuire ciò che non siamo in grado di prevedere; ma ci sono anche persone per le quali quel futuro sarà reale e molto più ricco di quanto siamo disposti a ipotizzare. Di certo esistono forme di sensibilità destinate a scomparire, come già è accaduto tante volte in passato; ma verranno sostituite da sensibilità nuove. Invece di restare attaccati con le unghie e con i denti a qualcosa che sta morendo, o di ripudiarlo, non sarebbe meglio contribuire a inventare il futuro? Ai giorni nostri troppo spesso le donne rinnegano l’amore perché lo associano ad antiche forme di schiavitù, e troppo spesso gli uomini non riescono a credere in questo sentimento perché stentano a riconoscerne i tratti che erano loro familiari. Se gli uomini e le donne saranno in grado di vincere la propria diffidenza, scopriranno che attraverso la libertà e l’uguaglianza sarà possibile resuscitare la coppia.

 

Traduzione di Elena Vozzi

Articolo ripreso da  http://www.leparoleelecose.it/?p=42074


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