06 luglio 2021

IL MAESTRO DI CAMUS RICORDATO DA F. LORENZONI


Il maestro di Camus

Franco Lorenzoni
06 Luglio 2021

A chi è afflitto da povertà materiali o culturali la scuola dovrebbe offrire possibilità e aperture a lui sconosciute. In una lettera a Camus, il maestro che che permise al piccolo Albert di continuare gli studi nonostante fosse poverissimo, orfano di padre e con una madre quasi sorda e analfabeta, scrive: “In tutta la mia carriera credo di avere rispettato ciò che c’è di più sacro nel ragazzo: il diritto di cercarsi una propria verità”. “Rispettare quel diritto – scrive oggi Franco Lorenzoni – penso sia una delle più limpide e chiare indicazioni sul ruolo che dovremmo avere noi insegnanti. E questo vale, naturalmente, non solo per qualche alunno che ha doti straordinarie, ma per tutte e tutti coloro che nella scuola devono essere aiutati nella difficile ricerca della loro verità”

L’Articolo 3 della Costituzione ci incammina verso l’orizzonte del “pieno sviluppo della persona umana”. Sarebbe interessante fermarci e chiederci, con sincerità, cosa ciascuno di noi intenda per “pieno sviluppo della persona umana”. Attorno a questa domanda potremmo far nascere un laboratorio, che sicuramente sarebbe assai formativo. In cosa consiste, infatti, il “pieno sviluppo” che la Costituzione individua come necessario per ciascuno? È un’aspirazione ideale, un’utopia verso cui tendere, o forse la grande visione indicata come necessaria da Nora Giacobini?

Pietro Calamandrei, che quella Costituzione ha contribuito a scrivere, parlava della scuola come “incubatrice di vocazioni”. La parola incubatrice rimanda a un artificio capace di sostenere la vita quando la natura mostra i suoi difetti. Evoca la fragilità di ogni vocazione che, tranne in poche eccezioni, ha bisogno di essere intesa, alimentata e protetta per essere individuata, riconosciuta e incarnata nel mondo. L’Articolo 3 collega il pieno sviluppo della persona umana con “l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Per i costituenti, dunque, pieno sviluppo dell’individuo si dà in una partecipazione attiva alla vita della società e al lavoro, su cui si fonda la Repubblica democratica già nell’Articolo 1. Immaginiamo per un momento una città, una società, in cui tutti svolgano l’attività che a loro piace, in cui si sentano realizzati, in cui possano dare il meglio di sé, riconosciuti e apprezzati per ciò che fanno. Sarebbe probabilmente la società migliore al mondo.

Quando incrociamo in un ufficio, in una bottega artigiana, in un campo o in una sala professori una donna o uomo che abbia avuto la fortuna di realizzare se stesso in ciò che fa lo riconosciamo immediatamente, per come si porge e per la qualità che esprime nel suo fare. È difficile immaginare tutto ciò oggi, in un mondo sempre più caratterizzato da precarietà e disparità crescenti, ma la scuola non può non cercare di essere un po’ meglio della società che la circonda e chi educa i giovani al futuro dovrebbe sempre proporsi e a proporre obiettivi alti per affrontare la fatica della conoscenza. A chi è afflitto da povertà materiali o povertà culturali la scuola ha l’obbligo di offrire possibilità e aperture a lui sconosciute, ha il dovere di ampliare il suo immaginario riguardo ai territori in cui si potrebbe realizzare. Nessun orientamento è tuttavia possibile senza un ascolto attento, capace di dare spazio e respiro a ogni aspirazione nascente. Noi insegnanti siamo dunque chiamati a svolgere una funzione vitale, azzardando una sfida ai limiti dell’impossibile, nel cercare di evitare che le tante differenze e disparità sociali in continua crescita non si trasformino in discriminazioni, che sono causa delle maggiori sofferenze.

C’è una storia esemplare di superamento di un destino segnato, che mi fa piacere ricordare, rivelata dal riconoscimento che Albert Camus dedicò al suo maestro elementare, quando ricevette il Nobel per la letteratura. Scrive Camus in una lettera “al caro signor Germain”:

“Quando mi è giunta la notizia, il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non sopravvaluto questo genere d’onore. Ma è almeno un’occasione per dirle che cosa lei è stato, e continua a essere, per me, e per assicurarle che i suoi sforzi, il suo lavoro e la generosità che lei ci metteva sono sempre vivi in uno dei suoi scolaretti che, nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo. L’abbraccio con tutte le mie forze. Albert Camus”.

E Louis Germain rispose:

“(…) Chi è Camus? Ho l’impressione che quelli che provano a penetrare la tua natura non avranno successo. Hai sempre mostrato un’istintiva reticenza nel rivelare la tua natura, i tuoi sentimenti. Riesci tutt’al più a essere inalterato, diretto. E soprattutto buono. Avevo queste impressioni su di te in classe. Il pedagogo che fa il suo lavoro con coscienza non si lascia sfuggire nessuna opportunità per conoscere i suoi allievi, i suoi figli, e questo accade sempre. Una risposta, un gesto, un atteggiamento sono ampiamente rivelatori. Così penso di conoscere bene il simpatico ragazzo che eri, e spesso il bambino contiene il seme dell’uomo che diventerà”.

In un’altra lettera il maestro che, nell’Algeria degli anni Dieci del secolo scorso, permise al piccolo Albert di continuare i suoi studi nonostante fosse poverissimo, orfano di padre e con una madre quasi sorda e analfabeta, scrive:

“In tutta la mia carriera credo di avere rispettato ciò che c’è di più sacro nel ragazzo: il diritto di cercarsi una propria verità”.

“Rispettare il diritto a cercarsi una propria verità” penso sia una delle più limpide e chiare indicazioni sul ruolo che dovremmo avere noi insegnantiE questo vale, naturalmente, non solo per qualche alunno che ha doti straordinarie, ma per tutte e tutti coloro che nella scuola devono essere aiutati nella difficile ricerca della loro verità. E questo credo costituisca uno dei compiti più impegnativi a cui tenere fede con costanza.

Ho avuto la fortuna di incontrare maestre e maestri che hanno orientato e qualche volta influenzato profondamente la mia vita, ma anche le bambine e i bambini (a cui ho dedicato i miei ultimi due libri) mi hanno insegnato tanto nei miei quaranta anni di scuola. La pedagogia dell’ascolto richiede un continuo e necessario allenamento a tutti noi che pensiamo che la scuola della Costituzione vada costruita con persuasione e convinzione giorno dopo giorno. Per questo desidero dedicare e condividere l’onore di questa mia Laurea con le compagne e compagni del Movimento di Cooperazione Educativa, a cui devo tanto della mia formazione.

Nelle foto Albert Camus da ragazzo e da adulto. Foto del maestro Germain non se ne trovano, ma il dono del suo esempio è ancora tra noi e ci aiuta a pensare.


Conclusione della lezione tenuta l’11 giugno 2021 in occasione della Laurea ad honorem ricevuta a Palermo, dedicata al gruppo interculturale con cui Franco Lorenzoni ha lavorato in Sicilia per quattro anni negli anni Novanta e alle compagne e compagni del Movimento di Cooperazione Educativa. Qui la registrazione video della lezione. Nell’archivio di Comune, gli articoli di Lorenzoni sono leggibili QUI.

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