28 agosto 2023

UNA PAGINA DI "RESURREZIONE" DI L. TOLSTOI

 



"Per quanto gli uomini, raccogliendosi su un breve spazio in parecchie centinaia di miglia, si sforzassero di snaturare quel tratto di terra su cui s'accalcavano; per quanto avessero ricacciato sotto le pietre la terra, affinché nulla ci crescesse sopra, e rinettassero qualsiasi erba ne spuntasse fuori, e affumicassero tutto di carbone e di petrolio, e mozzassero gli alberi, e allontanassero tutte le bestie e gli uccelli, la primavera era primavera anche in città. Il sole scaldava, l'erba, tornata a vita, saliva e verdeggiava dovunque non fosse stata sarchiata, non solo nelle aiuole dei viali, ma perfino fra le lastre delle strade; e le acacie, i platani, i viscioli dilatavano le gommose, profumate foglioline, e i tigli gonfiavano le gemme, che scoppiavano; e le gracchie, i passeri, i piccioni, con quel brio che vanno lungo i muri, riscaldandosi al sole. Allegri erano tutti: piante, e uccelli, e insetti, e bambini.
Ma gli uomini, gli uomini grandi, gli uomini adulti, non smettevano d'ingannare e di tormentare se stessi e gli altri. Credevano, gli uomini, che la cosa più sacra e più importante non fosse quella mattina di primavera, non fosse quella bellezza del mondo, concessa per il bene di tutte le creature, giacché era una bellezza che disponeva alla pace, all'accordo e all'amore: ma fosse, la cosa più sacra e più importante, ciò che essi stessi avevano escogitato per poter dominare uni sugli altri "
Incipit del romanzo " Resurrezione ", Lev Nikolaevič Tolstoj, 1899, traduzione di Eraldo Affinati








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