15 ottobre 2023

CALVINO LETTO DA LUIGI GAVAZZI

 



L’Italo Calvino che conobbi con Marcovaldo



Con la lettura ad alta voce da parte “della Berti” incontrai quella specie di “immigrato” nella città industriale

In questi giorni si scrive e si parla moto di Italo Calvino, nato 100 anni fa, il 15 ottobre del 1923 a Santiago de Las Vegas de La Habana a Cuba.
Io mi limito ad annotare alcune delle esperienze di lettore di questo scrittore, patrimonio prezioso di tutti coloro che lo hanno letto con fiducia e attenzione.
Quindi, mi sbilancio, senza pretese di dire cose originali e nemmeno condivisibili da tutti.

Intanto, se il libro di Calvino con il quale ho ragionato di più è Se una notte d’inverno un viaggiatore, e quello che mi sembra il migliore (ma in effetti non li ho letti tutti tutti) è Le città invisibili, quello al quale sono più emotivamente legato, affezionato e che ancora un po’ mi commuove, è Marcovaldo.
Incontrai Marcovaldo grazie alla signora Berti, una pingue insegnante delle scuole medie che frequentai vicino al Parco Lambro. “La Berti”, come lei stessa si apostrofava, ci fece comprare il volume Einaudi di Marcovaldo nella collana “Letture per le scuole medie”, che aveva la copertina bianca con un disegno di Paul Klee. In quegli anni la Rai ci offrì una splendida versione sceneggiata per la televisione delle novelle di Marcovaldo, interpretata da Nanni Loy.Uscì nel 1970, quindi probabilmente io vidi la serie di telefilm prima di leggere il libro. E probabilmente per questo per sempre è rimasta la figura allampanata di Nanni Loy sovrapposta a quella narrata nelle pagine di Calvino.

“La Berti” ebbe la geniale idea, non proprio comune in quegli anni, di leggerci ad alta voce qualcuna delle novelle. Calvino le chiamava così, ma le chiamava anche “favole”, come si legge per esempio in una intervista al Radiocorriere del 1970 (ora in Italo Calvino, Sono nato in America.Interviste 1951-1985, Mondadori 2012).

In questa intervista Calvino definisce Marcovaldo, «un animo semplice. Un padre di famiglia numerosa, lavora come manovale in una ditta, è l’ultima incarnazione di una serie di candidi eroi – poveri diavoli alla Charlie Chaplin, con questa particolarità: di essere “un uomo di natura”, un “buon selvaggio” esiliato nella città industriale. Potremmo definirlo un “immigrato”, ma la definizione è forse impropria, perché tutti in queste novelle sembrano “immigrati” in un mondo estraneo dal quale non si può sfuggire.»

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L’anno della Storia: 1974, Elsa Morante scuote la cultura italiana

La serie Tv Marcovaldo del 1970:


Pezzo  ripreso da  https://gruppodilettura.com/2023/10/14/litalo-calvino-che-conobbi-con-marcovaldo/


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