01 ottobre 2023

IL GRAMSCI DI SANTUCCI

 


Antonio Gramsci 1891-1937

A cura di Lelio La Porta
Nota di Joseph A. Buttigieg

Premessa di Eric J. Hobsbawm

Denso e informato, quanto sobrio e limpido, un affascinante ritratto politico e intellettuale di Antonio Gramsci. Dalla nativa Sardegna alla Torino operaia, da Mosca a Vienna, all’attività parlamentare, agli anni di pena nelle carceri fasciste, la ricostruzione della vicenda umana e dell’opera dello studioso è una guida alla conoscenza del suo pensiero.

«Chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi santo. Io non voglio fare né il martire né l’eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde e non le baratta per niente al mondo». Fu lo stesso Antonio Gramsci, figura leggendaria per intere generazioni di democratici e antifascisti, a scoraggiare ogni mitografia. Sollecitazione pienamente accolta da Antonio A. Santucci, lo studioso che Eric J. Hobsbawm non esita a definire «il massimo interprete» degli scritti gramsciani insieme al maestro Valentino Gerratana. La conoscenza profonda del pensatore sardo – che in questi anni sta vivendo in tutto il mondo una vera e propria Gramsci Renaissance, maturata in decenni di prezioso lavoro filologico – permette a Santucci di tracciarne un ritratto politico e intellettuale a tutto tondo: il giornalista e il promotore del primo gruppo dirigente del Partito comunista d’Italia, il teorico della cultura e l’analista della produzione economica, lo storico e il militante dell’Internazionale. Nato come «guida al pensiero e agli scritti», e pubblicato nel 2005 in altra collana di questa casa editrice, il volume è stato giudicato da Tullio De Mauro «la via migliore per accostarsi all’eredità intellettuale di Gramsci». Denso e informato, quanto sobrio e limpido, il saggio trova un naturale completamento in un più recente intervento di Santucci sull’importanza di Gramsci in un mondo «senza comunismo». Perché – questa l’idea di fondo che muove gli scritti qui raccolti – dialogare con l’autore dei Quaderni è ancora necessario. Santucci si presta a fare da brillante tramite, in sintonia con la sottile ironia del biografato, senza mai rinunciare a quello «scrupolo d’esattezza» e a quella «lealtà intellettuale» che Gramsci stesso considerava requisiti essenziali per uno studioso. 


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