Il denaro non è solo una cosa
Quasi tutti i rapporti tra la persone sono ormai mediati dal denaro. Sembra impossibile che non lo siano. Ma il denaro è prima di tutta un tipo di relazione sociale, una relazione enormemente distruttiva, che provoca la morte di migliaia di persone ogni giorno, per fame, mancanza d’accesso alle cure, per violenza. Come possiamo aprire crepe in queste dominio? Una risposta è: non è più possibile. Un’altra dice: l’unica possibilità è costruire una organizzazione che un giorno, nel futuro, avrà la forza di rovesciare il sistema. Un’altra ancora, parte dal presupposto che qualsiasi dominazione nasconde dentro di sé le forze di opposizione che tendono alla rottura. Quello che viene chiamato marxismo aperto, ad esempio, è una scommessa teorica e politica, dice John Holloway, che si concentra nella ricerca, attraverso forme diverse di resistenza e ribellione, di punti di rottura. “Ciò ci porta a un’altra comprensione della rivoluzione, non tanto come qualcosa di futuribile ma come un processo…”. Il rischio di questo approccio? Favorire una valutazione esagerata e romantica delle lotte, ma nella situazione in cui ci troviamo di distruzione accelerata, non sembra sufficiente per scoraggiare nuove forme di resistenza
Si può intendere il capitalismo come una coesione sociale o una totalità di relazioni sociali. Ciò che facciamo forma parte di un insieme sociale che non controlliamo ma che si regge su una certa struttura con una propria logica e dinamica. Per Marx, il fondamento di questa struttura sociale è il fatto che ci rapportiamo attraverso lo scambio di mercanzia. Questo fondamento genera una serie di forme sociali come il valore, i soldi, il lavoro, il capitale. E specialmente, genera una società dominata per il denaro e caratterizzata per lo sfruttamento di gran parte della popolazione, obbligata a lavorare per aumentare l’accumulazione del capitale. Questa logica sociale è criticata da Marx nella sua opera “Il Capitale” ed è il tema centrale della cosiddetta Nuova Lettura di Marx, sviluppata durante ultimi quarant’anni. Fino a qui nessun problema. Siamo tutti d’accordo che la società attuale ha una coerenza o coesione che la spinge a una logica di sviluppo, in una dinamica che non controlliamo. È anche chiaro che questa dinamica è enormemente distruttiva, che impone limiti rispetto a ciò che possiamo realizzare nella vita, di quello che pensiamo, e che è la causa di morte e miseria tutti i giorni, che così pure distrugge la biodiversità e che molto probabilmente ci sta portando all’estinzione della specie umana.
Quello che il marxismo aperto questiona è il significato di questa logica; non la sua esistenza. Il fatto che ci relazioniamo per mezzo dello scambio delle merci, ossia attraverso il denaro, produce una dinamica sociale che si può interpretare come un oggetto in sé, una totalità, come una logica. La forza di quest’oggetto, di questa totalità, di questa logica, la sperimentiamo di fatto tutti i giorni della nostra vita. Non si tratta di negare questa logica, ma bensì di metterla in discussione, perché ci interessa interromperla, non continuare a riprodurla.
Come spezzare la forza di questa coesione sociale che ci confronta come un “Oggetto immutabile”, come una Logica schiacciante, come una Totalità onnipotente? Una delle risposte è che non è più possibile, che la forza dell’Oggetto è tale che le rivoluzioni falliscono e l’unica cosa che possiamo fare è capire il funzionamento del sistema di dominazione. Un’altra risposta è affermare che è vero, che le ribellioni popolari non ci porteranno lontano, che l’unica cosa che possiamo fare è costruire una organizzazione (partito) che un giorno, nel futuro, avrà la forza di rovesciare il sistema.
Il marxismo aperto cerca di infrangere ambedue le prospettive. Non si può capire il Capitalismo unicamente come sistema di dominazione, dato che qualsiasi dominazione è una lotta, un processo che confronta e provoca una risposta, una resistenza e una ribellione. La logica del capitale e del denaro, è una processo di imposizione costante, un processo che si contrappone con la resistenza e la ribellione. Allora è bene capire le categorie di questa logica, come concettualizzazioni della lotta, e approfondirle per scoprire l’antagonismo sociale che nascondono. Il denaro per esempio, non è solo una cosa, è una relazione sociale, ma è una relazione sociale antagonistica, e la sua propria esistenza e riproduzione non si possono dare per scontate. L’imposizione del denaro come relazione sociale, causa la morte di migliaia di persone ogni giorno, per fame, mancanza d’accesso alle medicine, per violenza. Inoltre suppone una costante resistenza nello sviluppo di tutti gli altri modi di fare le cose, nella lotta contro la monetizzazione dell’educazione, dell’attenzione medica, dell’accesso alla musica, dei furti.
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Il denaro ha un’enorme forza come espressione centrale della coesione sociale attuale, però è anche un processo di lotta costante, non di fatto. Le categorie della dominazione nascondono dentro di sé le stesse forze che spingono nella direzione opposta e che tendono alla rottura. Le identità occultano (o ci provano) una anti-identità che rompe con la sua logica. L’identità è una lotta – mai pienamente riuscita – per integrare le anti-identità nella sua logica. La logica del capitale è una logica identitaria e la speranza con la scienza e la lotta, sono anti-identitarie.
Il marxismo aperto, in questo contesto, comincia dalla resistenza e dalla ribellione, non tanto per negare l’esistenza della dominazione e la sua dinamica logica, quanto per capire la dominazione e la sua logica come processi aperti e non pre-determinati. Dietro a questo argomento teorico, c’è una differenza di prospettiva politica. Dietro alla teoria della Nuova Lettura di Marx, o non si tratta della questione della rivoluzione o si dice che la rivoluzione è necessaria senza complicare il suo significato come la sua possibilità. Si stabilisce una distinzione tra la logica del sistema e le lotte sociali e si assume che queste ultime siano incluse nella logica sistemica fino a un prossimo e agognato futuro della rivoluzione. Si attribuisce una enorme forza alla coesione sociale esistente. Il pericolo di questo approccio è che potrebbe scoraggiare le ribellioni sociali e contribuire all’accettazione della logica distruttrice del capitalismo.
L’approccio del marxismo aperto intende la totalità come un processo totalitario costantemente in discussione; si centra nella resistenza e nella ribellione e cerca i punti di rottura in questo processo totalizzante. Ciò ci porta a un’altra comprensione della rivoluzione, non tanto come qualcosa di futuribile ma come un processo attuale di “screpolamento” della coesione sociale, intaccando l’essenza del Denaro e lo Stato. Il pericolo di questo approccio è che potrebbe portare a una valutazione esagerata e romantica delle lotte, anche se nella situazione attuale in cui ci troviamo di distruzione accelerata, quello mi sembra il minor pericolo per scoraggiare la lotta.
È un dibattito teorico-politico da sviluppare.
Questo articolo è stato scritto per la presentazione (marzo 2024) del libro Open Marxism. Against a Closing World (Pluto Press e Ediciones Tool) che raccoglie interventi di Ana Cecilia Dinerstein, Alfonso García Vela, Edith González e John Holloway.
Traduzione per Comune di Antonella Scano.
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