08 febbraio 2022

LA PIAZZA DEGLI EROI DI THOMAS BERNHARD 1, 2 e 3.

 


Vista ieri sera, al Teatro Biondo di Palermo, la messa in scena dell'ultima opera teatrale del grande Thomas Bernhard, Piazza degli eroi (1988), a cura di Roberto Andò.

Si tratta di un' opera di straordinaria attualità che denuncia i rischi di un ritorno al fascismo, travestito da populismo. L' Autore austriaco in questa sua ultima opera, che viene rappresentata per la prima volta in Italia, denuncia il marcio che regna nell'Europa dei nostri giorni, dove la politica inetta dei partiti socialdemocratici sta spianando la strada ai rigurgiti antisemiti e ad una nuova forma di fascismo.(fv)


PS: Lo spettacolo teatrale di ieri sera, tratto da un'opera del grande Thomas Bernhard, mi ha fatto pensare che il marcio che ci sta sommergendo non esiste solo in Italia e non l'ha visto solo Pasolini. Ce ne è davvero tanto anche in Europa e nel mondo intero e solo i ciechi non lo vedono.

Mi sento di muovere solo un appunto alla regia di  Roberto Andò: il lungo noioso monologo della governante della casa del protagonista del racconto di Bernhard poteva benissimo essere riassunto, dal momento che non aggiunge nè toglie nulla  al significato complessivo dell'opera che, nella messa in scena di Andò, dura più di due ore e mezza senza alcun intervallo. (fv)


Il Prof. Piero Violante propone una diversa lettura dell'iniziale lungo monologo che non mi aveva convinto. Ed io gli sono particolarmente grato perché mi ha spinto a  vedere con occhi diversi l'intera opera di Bernhard:

ti sbagli. quel monologo è l'architrave drammaturgico sul quale si reggono a canone gli altri monologhi più o meno camuffati. Bernhard privilegia la ripetizione come variazione e la sua è ua scrittura musicale in cui i temi vengono timbricamemte e orchestralmente variati. Con l'idea luciferina che la somma delle variazioni non porta alla verità ma alla catastrofe. Il tempo di Andò è a volte più accelerato di quello di Peymann che firmò la regia della prima scandalosa a Vienna. Il tempo è increspato timbricamente e ritmicamente agitato dalle voci , dalla varietà d'accento e di pronuncia , dalle sfumature percepibili soprattutto dai nativi e in lingua originale. Com'era in Kraus. E il tempo scorre non per spiegare ma per assommare variando, aggrovigliare. Sino alla catastrofe. (Dal mio diario fb)


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