07 febbraio 2022

PIERO VIOLANTE, Viva Truffaut

 


Viva Truffaut
Su "Cronache" un settimanale che facemmo per tre anni (1982-1985) Angelo Arisco, io e un manipolo di giovani giornalisti come Giosue Calaciura, Piero Melati, Sandra Rizza scrissi questo coccodrillo per la morte di Truffaut. Lo trascrivo. (pv)

Truffaut o della cortesia melanconica. Di questa virtù discreta ed oggi sempre più in disuso, Truffaut è stato un cantore struggente: lo sguardo pieno di stupore e di desiderio, l'orecchio teso come a percepire lo scorrere del tempo che rendeva adulto il suo Lead, a captare le conversazioni dei suoi personaggi dal tono pacato, dai rari e intensi scoppi, dai gesti ch sembravano catturare il tempo di teatri lontani e misteriosi.
La cortesia, questa attenzione sentimentale al "gioco" dell'altro, questa tensione affabile alla comprensione dell'altro, questa intensa moralità che vuole l'altro come soggetto e come soggetto di desiderio, si venava in Truffaut di malinconia. Era la melanconia di chi sa che il gioco cortese è possibile in scenari sempre più ristretti, in spazi sempre più limitati, in domiciles coniugales. E come non ricordare allora lo stupore, e, sì la commozione, che ci provocava questa macchina da presa mentre ci portava dentro una Parigi nascosta, dentro un quotidiano lontano dalle vernici rosse e dalla scritte perentorie che intanto Godard con freddezza ci indicava raggelando il racconto.
Di Truffaut ho amato contro la cristallina durezza di Godard e il suo didascalico "straniamento", questa sua tenerezza per il quotidiano, questa cortesia lontana dalle certezze del mandarinismo intellettuale, questa sua voglia di immedesimarsi. Ed ho amato il suo amore per le donne: soggetti misteriosi e incantatori, sirene di continenti indefiniti con i quali l'uomo si confronta. Tutti i film di Truffaut in fondo sono film sul rapporto uomo-donna, sulle "storie" con queste sirene.
"Le donne sono magiche?": è il primo interrogativo de " La nuit americaine"; e ad esso ne segue un altro ." I film sono più importanti della vita?".
Ebbene questi interrogativi ci dicono " la cosa" fondamentale di Truffaut e cioè che l'amore per le donne, è l'amore per il raccontare, è l'amore per il cinema.
Lo sguardo instancabile dell'"Uomo che amava tutte le donne" è lo sguardo vorace di storie, di quelle storie che ogni donna può raccontare e che il nostro uomo si è messo in testa di disvelare. Ogni incontro con una donna può essere una storia, così come l'immaginava un indimenticabile personaggio di Rohmer che sembra offrirsi come omaggio a Truffaut.
Ecco io ero entusiasta della voracità di Truffaut perché sono convinto, come Truffaut, che è l'assommarsi di storie e la memoria di esse anche di quelle più banali ( e chissà quando finiremo di condannare il quotidiano come banale!) che ci può dare un futuro. Per questo è duro scrivere della morte di Truffaut, e per questo sarà più triste d'ora in poi andare al cinema.

27 ottobre 1984     PIERO VIOLANTE

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