21 aprile 2022

IL PACIFISMO NON E' UN PENSIERO UNICO

 


Quell’aspirazione chiamata pace

Laura Tussi
21 Aprile 2022

La pace non è solo assenza di guerra. Il pacifismo non è un pensiero unico, meno ancora soltanto un pensiero. I movimenti per la pace non sono privi di storia e non hanno sempre perso. La guerra in Europa mostra quanto il pacifismo resti sottovalutato o ostacolato, ma soprattutto poco studiato nella sua pluralità e complessità, nella sua influenza nei movimenti e nella vita di ogni giorno, nella sue contraddizioni e nei suoi risultati, nella sua straordinaria capacità di nutrire la speranza di creare mondi nuovi qui e ora

La pace è da sempre aspirazione centrale dell’uomo. Con la pace tutto è possibile, tutto si può realizzare, con la guerra conta solo la vittoria militare. Tutto si fa per la pace, tutto a essa si sacrifica. “Prima di tutto la pace” era un diffuso slogan negli anni Ottanta del Novecento. Per troppo lungo tempo, subculture e politiche prevalenti hanno pensato che la pace fosse raggiungibile solo con la guerra. Che la pace altro non fosse che assenza di guerra e il luogo di preparazione della prossima inevitabile guerra.

Solo in tempi recenti si comincia a pensare la pace in modo diverso: molto di più che assenza di guerra e certo indiscutibilmente assenza di conflitti armati. Solo in tempi recenti si comincia a pensare la pace per via alternativa a quella classica delle armi, come l’arbitrato, i negoziati, il diritto internazionale. E solo in tempi recenti si pensa a elidere il potere di fare la guerra al sovrano di turno. Chi ha deciso la politica coloniale italiana? La conquista della Libia? Chi la prima guerra mondiale? Chi la seconda? Per secoli il pensiero, la politica, i miti, i riti convergevano sul fatto che la guerra fosse l’unico strumento e unica via per la pace. 

Un pensiero alternativo

Fino ad oggi l’Europa non ha ancora vissuto un periodo di pace duraturo, basti pensare ai conflitti in ex Jugoslavia e nelle nazioni dell’est Europeo, contando anche le cosiddette “missioni di pace” che altro non sono che azioni mirate a sostenere i privilegi predatori di alcune nazioni su altre.

E non molti sanno che il progetto dell’unione dell’Europa nella pace non con le armi, ma come soluzione per niente guerrafondaia, fu propugnata in primis dal pensiero pacifista. Si pensi al congresso della pace di Parigi del 1849 quello presieduto da Vittorio Hugo, quello che pose l’accento sulla necessità dell’educazione alla pace. Non fu il mondo pacifista a rivendicare che decisioni sulla guerra fossero assunte dai parlamenti e non già dai sovrani e dai governi? E chi pensò al diritto e alle organizzazioni internazionali adeguate per costruire la pace? Fu un pioniere del pacifismo quale Immanuel Kant. Poteva nascere l’Onu senza questo pensiero? Il termine pacifismo è stato introdotto tra l’ottocento e il novecento.

Il pacifismo ha una sua storia

Il pacifismo ha una sua storia e questo deve essere continuamente precisato. Esso assume il significato di pensiero e pratiche, teorie e movimenti tesi a prevenire e contrastare la guerra, le culture guerresche e violente e i guerrafondai. E a elaborare e sostenere vie alternative per la soluzione di conflitti e di controversie internazionali. 

Un movimento plurale. Più forte e incisivo quando è stato capace di essere autonomo e coerente e quando ha coltivato e prodotto idee forti, illuminanti, alterità di pensiero, pratiche coerenti.

Si tratta di un vero arcipelago: un pacifismo di teorici, un pacifismo politico e non di partito, un pacifismo dei movimenti, un pacifismo spontaneo delle persone, un pacifismo delle classi sociali. È però poco studiato nella sua pluralità e complessità. Nella sua influenza, nelle sue contraddizioni e risultati.

Forse si pensa che poi comunque le guerre ci sono state, che i pacifisti hanno sempre perso, che non hanno ottenuto nulla. Forse perché l’utopia della pace è rimasta tale? Non è esattamente così. Si accennava alla semina del pacifismo che ha prodotto raccolti. In alcune fasi il pacifismo è riuscito a condizionare l’azione di leader politici e governi. Durante gli anni più duri della guerra fredda è riconosciuto che la mobilitazione di massa ha contribuito a evitare l’uso dell’atomica

Il pacifismo oggi

E il premio Nobel per la pace del 2017 alla campagna Ican per il trattato di proibizione delle armi nucleari? Autentico e imprescindibile e grande contributo per il disarmo nucleare mondiale che ha coinvolto migliaia di attivisti e centinaia di associazioni in tutto il mondo. Di recente ai movimenti pacifisti è anche ascrivibile in Italia la legge 185/1990 che finalmente ha posto qualche vincolo alla esportazione di armi e è dei pacifisti il merito alla campagna internazionale per la messa al bando delle mine Nobel per la pace del 1997.

E senza l’imponente movimento del 2003 il governo italiano non avrebbe coinvolto pienamente e ancora maggiormente il nostro paese nella guerra di Bush all’Iraq dell’ex amico Saddam? Si possono cancellare gli enormi contributi del pacifismo per controbattere alla glorificazione della guerra, per smentire la convinzione della sua fatalità, per un sapere di pace? Cenni per dire che l’influenza del pacifismo è ancora tutta da studiare.

Perché quanti si sono opposti alla prima guerra mondiale, con prezzi salatissimi non devono essere considerati soggetti di storia? Il cammino è lungo e tortuoso ma è frequentato.

“È ancora lunga la strada perché la guerra diventi un tabù come l’incesto – dice Alex Zanotelli – ma vi è chi la percorre”. Se pensiamo alle numerose guerre in corso nel mondo dal dopo guerra fredda non rimane altro che prendere atto della sconfitta del pacifismo. Ma sarebbero conclusioni affrettate e errate oltretutto perché non tengono conto dell’enorme sproporzione di mezzi tra pacifismo e guerrafondai. Il pacifismo resta un impegno da non dimenticare, per il futuro e per la storia, se la storia è selezione delle cose da ricordare, per la memoria e il futuro.


Tutti gli articoli di Laura Tussi sono anche sul sito PeaceLink.it.

Approfondimenti sul pacifismo:

  • Pallotti V., Cinquant’anni di pace in Europa: eventi e immagini, a cura del centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale, Bologna
  • Pallotti V., Perché? Guerra, corsa agli armamenti. Catalogo della mostra del manifesto contro… per una cultura di pace e nonviolenza, Bologna 
  • Pallotti V., Camminare per la pace. Marce e cammini per la pace e la nonviolenza, Comune di Casalecchio di Reno – Casa per la pace “la filanda”, Bologna 2009

Approfondimenti:

  • Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
  • Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila 
  • Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma

Bibliografia ragionata:

  • AA.VV. , Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
  • Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
  • Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L’Unità, 6 Marzo 1991
  • Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
  • Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
  • Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009
  • Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
  • Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
  • Rochat G., L’Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press

Riflessioni sulla contemporaneità:

  • Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
  • Pugliese F., I giorni dell’arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
  • Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
  • Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l’ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
  • Manifesti raccontano…Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
  • Strada G., Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006

Analisi:

  • Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
  • Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione, fa parte del Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN e collabora con diverse riviste web. Tra i suoi libri Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Qui il suo canale video.

Ha aderito alla campagna Dieci anni e più: “Ringraziamo tutti noi attivisti del pacifismo e della nonviolenza tutti voi di Comune per il vostro encomiabile e infaticabile impegno per una attenta e attuale informazione di pace”.

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